sabato 29 ottobre 2011

"Io so Carmela" 4 Novembre nuovo incontro a Taranto

di Maria Rosaria De Simone
Il 15 Aprile 2007, una ragazza di appena tredici anni, a Taranto, perse la vita gettandosi da un balcone del settimo piano di una casa. Il suo nome era Carmela. Suo padre, Alfonso Frassanito, ancora oggi chiede giustizia per quella tragica morte perché, dietro al suicido di sua figlia, si celano precise responsabilità che sono state ben sotterrate e nascoste. E così, Alfio  ha fondato l’Associazione ‘Io sò Carmela’, per difendere la memoria di sua figlia e per dare voce ai tanti bambini che vivono tragedie simili.
Ma ha anche scritto un libro intitolato, appunto, “Io sò Carmela”. Alfio non è uno scrittore, non usa le parole per tessere storie e per rifinirle con l’estro e la fantasia ma, per fare luce sulla terribile vicenda, ha raccontato tutta la storia della sua famiglia ed in particolare dei fatti che riguardano la figlia.
Il 18 giugno scorso, a Latina, presso la sala del Circolo Cittadino di Piazza del Popolo, all’imbrunire, l’Associazione antiviolenza  ‘Valore Donna’, la cui responsabile è Valentina Pappacena, ha    invitato  Alfonso a dare la sua testimonianza.
Alla serata, che ho presentato ben volentieri, sono intervenuti la dott.ssa Roberta Bruzzone ed il Senatore Stefano Pedica.
Alfonso Frassanito ha spiegato che ha voluto raccontare quanto è accaduto alla figlia per rispondere alle tante menzogne contro di lei, perché è stato infangato il suo nome e non è mai stata fatta lue sulla sua morte. Perché ci sono precise responsabilità e nel libro vengono fatti nomi e cognomi.
Alfonso ha comunque tenuto a precisare che il suo libro lo ha scritto tra le lacrime, perché, prima di formulare delle accuse precise e circostanziate, ha messo a nudo il suo atteggiamento, quello dei suoi familiari, per cercare di capire le sue responsabilità. Il cruccio più grande di Alfonso, infatti, è quello di non essere riuscito a salvare Carmela, di non essere riuscito a comprendere che coloro che credeva volessero aiutarli, stavano invece conducendo la figlia verso la morte.
Parole drammatiche queste, che chiedono giustizia.
Ma ecco in breve la storia di Carmela.
A dodici anni, nel 2005, Carmela viene molestata da un marinaio di Taranto. Dopo espressa querela del padre, purtroppo il caso è stato archiviato. Il fatto, però, lascia delle terribili cicatrici sulla bambina che, in seguito, dopo aver ricevuto un rimprovero dai genitori, scappa di casa, si ritrova in balia di alcuni uomini e viene violentata in fasi successive. Dopo quattro giorni di ricerche viene ritrovata in condizioni pietose. I servizi sociali intervengono, hanno dei colloqui preliminari con Carmela, parlano anche con Alfonso e sua moglie e li tranquillizzano dicendo che avrebbero aiutato la figlia con un percorso appropriato. Questo percorso ha condotto la bambina nel Centro ‘Aurora’ di Lecce, un Istituto che si occupa di minori che hanno subito abusi e violenze in famiglia.
Alfio e sua moglie non possono incontrare liberamente Carmela, ma solo una volta al mese, con incontri videoregistrati. Carmela appare loro sempre più distrutta perché non ha al suo fianco le persone che più la amano e perché le vengono somministrate dosi massicce di psicofarmaci che la intontiscono e la sformano. Viene poi trasferita in un’altra comunità, dove gli operatori cercano di rendere sempre più numerosi gli incontri  di Carmela con la sua famiglia. Perché si rendono conto che la ragazza, per guarire, ha bisogno delle persone che sono i suoi punti di riferimento dal punto di vista affettivo. In una delle uscite con i genitori, quando sembrava che le cose potessero solo migliorare, mentre si trovavano in casa di alcuni amici, Carmela si getta dal settimo piano.
Il 18 giugno, a Latina, viene reso ufficiale il fatto che la dott.ssa Roberta Bruzzone si occuperà del caso come CTP.
La dottoressa ha raccontato di avere sentito parlare del caso di Carmela da un amico e di aver trovato la storia talmente assurda che ha voluto verificare di persona.  Ed ha scoperto che ci sono precise responsabilità dietro la vicenda su cui va fatta finalmente luce. Responsabilità che hanno dei nomi e dei cognomi ben precisi e che interessano istituzioni come i Servizi Sociali, il Tribunale dei Minori e le Forze dell’Ordine.
Chiedo alla dott.ssa Bruzzone se sia possibile, dopo circa quattro anni, giungere alla conclusione del caso.
La dottoressa risponde che è possibile, perché non si parla di chiacchiere. Ci sono prove ben precise, esiste tutta una documentazione dettagliata che mostra come le cose siano state mal condotte. Esiste anche il diario di Carmela. Il suicido di Carmela è, alla luce dei dati di cui si parla,  un suicidio indotto perché Carmela era sottoposta ad una terapia di psicofarmaci che le hanno prodotto danni collaterali gravissimi. E in questo caso c’è una profonda relazione tra l’assunzione di psicofarmaci, prescritti in maniera scriteriata e il suicidio.
Chiedo alla dott.ssa se gli stupratori sono in carcere.
“Assolutamente no. Sono in regime di libertà in attesa che il processo faccia il suo corso. Eppure è bene precisare che chi ha stuprato Carmela è reo confesso. E sicuramente la giustizia dovrà finalmente fare il suo corso.”
Il senatore Stefano Pedica, che ha recentemente presentato una interpellanza parlamentare sul caso, ha preso atto che, grazie al lavoro della dott.ssa Bruzzone e dell’avvocato di parte Flaviano Boccassini, c’è la seria possibilità di giungere alla verità dei fatti.
Alfonso Frassanito ha anche presentato al Senatore  proposta di legge in cui si chiede che lo stupro sui minori venga considerato alla stessa stregua dell’omicidio, ma anche un’altra proposta di legge per la riforma dei Servizi Sociali e del Tribunale dei Minori affinché, in vicende drammatiche come quella di Carmela, chi ha commesso degli errori si prenda le sue responsabilità.
Prossimamente, in autunno avremo  le prime informazioni sull’iter dei processi penali.
Chiunque fosse interessato ad acquistare il libro, potrà cercare informazioni sul web presso l’Associazione per la tutela dei diritti  delle famiglie e dei minori ‘Io so Carmela‘.

Uomini che odiano le donne...incontro al Senato

Uomini che odiano le donne, l’Idv vuole pene più severe
marzo 12th, 2011
Stefano Pedica e Luigi Li Gotti, senatori dell’Idv, insieme ai parenti delle giovani donne uccise dai partner o sopravvissute miracolosamente ma costrette su una sedia a rotelle, come Filomena De Gennato, colpita alla schiena dal suo ex fidanzato, chiedono riforme urgenti “per evitare di aggiungere al danno anche la beffa di una condanna a pochi anni di carcere”. Nei giorni della “riforma epocale”, Li Gotti, avvocato siciliano noto per aver rappresentato alcuni tra i pentiti cardine nelle maxi inchieste antimafia, spiega: “Nella riforma varata dal governo si chiede che una volta assolti in primo grado, gli imputati non siano piu’ processabili, e questa sarebbe un’ulteriore garanzia per chi e’ accusato, a discapito della vittima che non potrebbe piu’ proporre ricorso in appello”. L’Idv ha presentato quindi un disegno di legge “scaturito da una richiesta delle vittime di violenza riunite in un convegno dell’associazione ‘Valore Donna’ e mira a correggere le falle del sistema garantendo la certezza della pena per chi si macchia di reati gravi come l’omicidio di persone legate da rapporti affettivi o di parentela, modicando l’art.577 cp in materia di circostanze aggravanti per delitti contro la vita e l’incolumita’ personale e si riserva di prendere in considerazione anche l’obbligo di allontanamento del reo dal luogo residenza della vittima o dei parenti delle stesse”. Secondo Pedica, “la proposta di legge verrà sostenuta anche ricorrendo a manifestazioni e presidi di fronte al ministero, se necessario”.  Alla conferenza stampa al  Senato erano presenti la presidente di Valore Donna, Valentina Pappacena, la vicepresidente Roberta Lerici, responsabile area infanzia e famiglia Idv, e tanti genitori e parenti delle vittime, tra cui  Clementina Ianniello, mamma di Veronica Abbate, uccisa il 3 settembre 2006 all’eta’ di 19 anni dal suo ex fidanzato, Mario Beatrice, con un colpo d’arma da fuoco sparatole alla nuca, a bruciapelo e di spalle: “in appello il suo assassino e’ stato condannato a 18 anni – spiegano le donne -  la sentenza e’ stata annullata con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello di Napoli ed ora si e’ in attesa del nuovo giudizio; se verra’ confermata, Mario Beatrice passera’ in carcere solo 13 anni.Letizia Lopez, sorella di Rosaria Lopez, violentata ripetutamente e assassinata l’1 ottobre 1975 nella cosiddetta strage del Circeo da Gianni Guido e Angelo Izzo; il primo dopo appena 5 anni e’ fuori, il secondo, uscito per un permesso e’ stato condannato ad un ergastolo per aver ucciso altre due donne, dopo Rosaria. Letizia Marcantonio, madre di Rosanna Jane Wade,uccisa a 19 anni da Alex Maggiolini. E’ stata strangolata, strozzata ed il suo cadavere e’ stato  occultato. Lui e’ stato condannato a 23 anni ma e’ uscito dal carcere dopo soli 12 anni. Filomena Di Gennaro, sopravvissuta al suo carnefice Marcello Monaco ma costretta su una sedia a rotelle a causa dei danni provocati dai ripetuti colpi d’arma da fuoco con cui e’ stata attinta; lui e’ stato condannato a 11 anni e 4 mesi di reclusione ma trascorrera’ in carcere effettivamente 5 anni e 4 mesi. Angela Di Natale, madre di Nunzia Castellano, accoltellata a morte il 14 novembre 2003 da Luca Carafa; il suo assassino e’ stato condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione, ma ha scontato in carcere solo 10 anni. Alfonso Frassanito, papa’ di Carmela, violentata a dodici anni e morta suicida un anno dopo: dopo quattro anni, il processo ai suoi violentatori, non e’ ancora cominciato”.

14 Novembre ore 9.00 sit-in per Emiliano Femiano. Tribunale di LATINA UNITI PER LA CERTEZZA DELLA PENA

A casa dopo la condanna, ci riprova
e uccide la ex scampata la prima volta
La ragazza era stata ferita con 10 coltellate un anno prima. Si salvò grazie all'intervento di un passante. L'ex fidanzato, condannato a 8 anni, era già stato scarcerato. Domenica la tragedia: la giovane, per motivi ancora da accertare,  si trova nella casa di lui a Terracina che stavolta la uccide
di IRENE DE ARCANGELIS



UN LEGAME che la violenza non aveva spezzato definitivamente. O forse un tranello. E non si esclude uno scherzo delle amiche, sarebbero state loro a portarla verso la fine. Emiliana è stata sul punto di morire, meno di un anno fa. Il ragazzo che aveva lasciato dopo una tormentata storia d'amore l'aveva aspettata sotto casa, l'aveva aggredita e colpita dieci volte, con un coltellino-portachiavi. A pochi centimetri dall'aorta e in faccia, vicino alla carotide e alle mani. Ma un passante era comparso dal nulla, come un angelo: l'aveva salvata e lei aveva ricominciato a vivere. Undici mesi dopo, domenica sera, alla fine di una lunga catena di eventi e appuntamenti giudiziari, Emiliana si è ritrovata di fronte al giovane. E la scena si è ripetuta, come in un incubo è arrivata la pioggia di fendenti. Proprio come undici mesi prima. Ma stavolta non c'era il passante a salvarla.

La giovane, 25 anni, stavolta è morta. Una passione malata all'origine di tutto? Ipotesi troppo facile. Si delinea una vicenda diversa, una storia di malagiustizia. Perché l'assassino di Emiliana, condannato a otto anni di reclusione per il primo tentato omicidio, era agli arresti domiciliari. Solo in casa, domenica sera, dove ha incontrato e ucciso la ragazza. 20 dicembre 2009, via Cosenz, quartiere Vicaria. Luigi Faccetti, 24 anni, sta aspettando la sua ex sotto casa. Emiliana Femiano l'ha lasciato. Una storia turbolenta durata un anno e mezzo, la rottura, poi di nuovo pace. Liti e tregue via sms o su Internet. E ancora l'addio. Emiliana arriva sotto casa, è sera. Aggredita da Luigi: almeno dieci coltellate. La giovane si salva grazie all'intervento di un passante mentre Luigi fugge.

LA RAGAZZA è viva per miracolo, agli investigatori fa il nome di Luigi. Che tre giorni dopo si costituisce e confessa. Cala il silenzio. Il caso è chiuso. Invece no. Qualche mese dopo, marzo 2010. Emiliana per fortuna si è ripresa. È tornata a casa e, apparentemente, ha superato il trauma. Si è anche costituita parte civile nel processo contro Luigi. Quest'ultimo si è visto negare dal tribunale del Riesame gli arresti domiciliari. Scrivono i giudici: "Si tratta di una personalità particolarmente violenta e trasgressiva, senza nessuna capacità di autocontrollo. Esiste un concreto pericolo di condotta recidivante". A marzo però il suo legale, Rosario Marino, ci riprova. Il gip, come aveva fatto il Riesame, rigetta la richiesta. Nel frattempo la famiglia di Luigi si trasferisce a Terracina. Agosto, terzo tentativo. Seconda istanza al gip, la difesa sostiene che quel coltellino-portachiavi usato per ferire Emiliana era un'arma occasionale. E poi si tratta di andare ai domiciliari a Terracina, lontano da Napoli. E Luigi si era costituito, all'epoca dell'aggressione. Ed è incensurato. Stavolta Luigi ottiene gli arresti a casa, a Terracina, dai suoi, lontano da Emiliana. Intanto il processo con rito abbreviato si chiude lo scorso 21 ottobre, il gip Nicola Miraglia del Giudice condanna Luigi a otto anni di reclusione per il tentato omicidio di Emiliana.

Un mese dopo, domenica sera. I genitori di Luigi sono a Napoli, lui resta solo nella casa di Terracina. Emiliana, spiega la madre, Luisa Falanga, "era andata in discoteca con le amiche ma alle quattro del mattino non era ancora tornata". Ma Emiliana si ritrova a Terracina, nell'appartamento di via Capirchio. Come? Lo vuole lei? Oppure qualcuno, per farle uno scherzo, ce la porta senza che lei abbia modo di evitarlo? Non guida, Emiliana. Ci va in auto, probabilmente. C'è un testimone? Domande ancora senza risposta. Ieri mattina, però Luigi compare al pronto soccorso di Villaricca. Ha una ferita da coltello a una mano. "Hanno cercato di rapinarmi", spiega ai medici. Che subito avvertono i carabinieri di Giugliano. Notizia che rimbalza a Terracina, dove i militari sfondano la porta dell'appartamento e trovano Emiliana in un lago di sangue, il corpo pieno di pugnalate. Senza vita.

È caccia a Luigi, che viene rintracciato nel centro storico di Giugliano e arrestato. Si chiude nel silenzio, i fatti parlano per lui. "Emiliana era terrorizzata da quell'uomo - insiste la madre della ragazza -. Fuggiva da lui, le devono aver teso una trappola". Intanto però si delinea il corto circuito giudiziario. "Non chiediamo vendetta - dice lo zio di Emiliana, Antonio Marauccio - ma denunciamo l'incoscienza dei giudici che dopo appena cinque mesi hanno rimandato a casa una persona così pericolosa". "Forse data la gravità del primo episodio - commenta il legale della famiglia di Emiliana, Elio Palombi - il giudice avrebbe dovuto accertare bene i presupposti per la concessione dei domiciliari". In serata il pool del procuratore aggiunto Giovanni Melillo dispone il fermo di due lontani parenti di Luigi per favoreggiamento: l'avrebbero aiutato nella fuga

1 Novembre 2011 per ricordare Manuel Tartavini.. Fiaccolata con il senatore Stefano Pedica

MALASANITA’, IL CASO DI MANUEL TARTAVINI: IN 12 GIORNI NON SONO RIUSCITI A SALVARLO
ROMA, 19 GENN. – Tutte le mattine, al momento dell’appello, i suoi compagni di classe si alzano in piedi e, quando arriva il suo nome, rispondono: «Presente!». Ma Manuel Tartavini non c’è più. É morto il primo novembre scorso all’ospedale Villa San Pietro e non aveva ancora 11 anni. La sua morte ha spezzato anche le vite dei suoi genitori, Maurizio e Raffaella. «Ci hanno tagliato le radici», dice la mamma che adesso ogni giorno va al cimitero di Prima Porta e si ferma almeno tre ore «per stare vicino a lui, per stare ancora un po’ insieme noi due». «Ci hanno tolto la voglia di alzarci ogni mattina», aggiunge rabbioso il papà Maurizio, che da quel giorno non ha più trovato la forza di entrare nella stanza del figlio e si ferma sulla soglia a indicare i giochi e i vestiti.
IL CORAGGIO DI RACCONTARE – «Era un torello – sospira nonna Gianna – eppure l’hanno fatto morire». La famiglia, sconvolta, dopo due mesi passati a elaborare il lutto ha deciso ora di uscire allo scoperto. Mamma Raffaella ieri ha inviato una lettera al “Corriere” per raccontare quei 12 giorni fatali, dal ricovero al decesso. La donna pretende giustizia. Pretende soprattutto la verità. Il 4 novembre scorso, il giorno dei funerali, papà Maurizio assistito dall’avvocato Davide Verri presentò subito un esposto-denuncia al commissariato di piazzale Clodio: «Quando raccontai quello che era successo in ospedale a mio figlio, si misero a piangere perfino i poliziotti», ricorda. Il pm Paolo D’Ovidio della Procura di Roma ha aperto un’inchiesta. Il fascicolo, al momento, è «contro ignoti» e ipotizza il reato di omicidio colposo. Ma tra pochi giorni verrà depositata la perizia dei suoi consulenti e allora, forse, si potrà sapere davvero perchè è morto Manuel.
IL PONTE DEL PRIMO NOVEMBRE – «Ce l’hanno ucciso, ce l’hanno ammazzato», grida e piange il papà. «É morto di domenica e nel reparto non c’era nessuno, neanche un pediatra, solo due internisti e un’infermiera che sono entrati nel panico e non l’hanno saputo salvare – accusano i genitori – É morto perchè c’era di mezzo il ponte del primo novembre…». La rabbia è tanta e anche i medici del Villa San Pietro ne sono consapevoli. Una pediatra che accetta di parlare con la garanzia dell’anonimato dice, però, che «la morte purtroppo fu improvvisa», ma quando Manuel ebbe l’ultima crisi «accanto a lui c’erano due anestesisti e due pediatri e lo stesso primario Finocchi arrivò in ospedale di corsa…». Insomma, non è vero secondo lei che il reparto fosse sguarnito a causa del weekend. La conclusione della dottoressa è triste e brutale allo stesso tempo: «Purtroppo abbiamo fatto di tutto per curarlo e non ci siamo riusciti. E non sappiamo ancora di che è morto. Ma vi assicuro che quel bambino venne trattato con i guanti bianchi dall’inizio alla fine».
MAI AVUTO UNA MALATTIA – Ma i genitori di Manuel, il loro unico figlio, vogliono vederci chiaro: «Era entrato con un principio di pleurite e di polmonite, non è possibile che sia morto. Era un ragazzino sanissimo, guardate le sue foto, non aveva mai avuto una malattia, mai visto un ago. Perciò, com’è stato possibile? Se almeno fosse stata l’H1N1 ci saremmo rassegnati. Avremmo pensato a un disegno divino, all’imponderabile. Ma poi le analisi hanno escluso che si trattasse di influenza A. E allora?». Le ultime parole cadono nel vuoto. Anche la maestra di Manuel, Daniela Gizzi, della scuola «Largo Castelserio» di Labaro non sa darsi una spiegazione. E così pure Claudio, l’allenatore della squadra di calcio «Saxa Flaminia» in cui militava il bimbo morto, da quel giorno è rimasto senza parole. Ora, a consolare nonna Gianna, ci provano senza successo le cugine di Manuel, Angelica e Francesca, mentre il cagnolino Lulù fa le feste a chiunque entri in casa, microbo ignaro dell’immenso dolore che lo circonda.

venerdì 21 ottobre 2011

L'uomo nero ESISTE

L'associazione VAlore Donna di Latina questo sabato propone il libro "L'uomo nero esiste".
30-09-2011
E' previsto l'intervento del generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma.
Nella foto Emiliana Femiano

Domani pomeriggio, a partire dalle 16.00, l'associazione VALORE DONNA di Latina propone la presentazione del libro "L'uomo nero esite" della scrittrice Cristina Cinzia Lacalamita. L'incontro si terrà presso il circolo cittadini Sante Palumbo del capoluogo pontino. E' previsto l'intervento del generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma. Seguiranno le testimonianze, di Letizia Marcantonio, la mamma di Rossana Wade, vittima dell'ex fidanzato  e di Luisa Femiano, la mamma di Emiliana, anch'essa uccisa dall'ex fidanzato a Terracina nel dicembre dello scorso anno. All'incontro parteciperà anche l'assessore alle Pari Opportunità del Comune di Latina, Marilena Sovrani.
 
 Modera l'incontro avvocato Francesca Curatola del foro di Roma che presenta il libro della scrittrice Cristina Cinzia Lacalamita "L'uomo nero 
 
Seguiranno le testimonianze di Letizia Marcantonio, la mamma di Rossana Wate, vittima dell'ex fidanzato  e di Luisa Femiano, la mamma di Emiliana, anch'essa uccisa dall'ex fidanzato .
 
Ad organizzare l'evento, Valentina Pappacena, presidente dell'associazione VALORE DONNA.  
 
"Colgo l'occasione per ringraziare il generale Luciano Garofano per la sua presenza al nostro incontro -ha dichiarato Valentina Pappacena- apprezziamo il fatto che sia voluto stare con noi nonostante avesse contemporaneamente anche un altro appuntamento a 40 chilomteri di distanza. Sul piano delle iniziativa voglio sottolineare come la nostra associazione seguirà il caso di Emiliana fino a che non verrà stabilita la giusta pena. Posso anticipare che ci costituiremo parte civile nel processo".  
All'incontro parteciperà anche l'assessore alle Pari Opportunità del Comune di Latina, Marilena Sovrani 

 

 

 
 

giovedì 20 ottobre 2011

PRESTO CALENDARIZZATO D.D.L. PER INASPRIMENTO DELLE PENE

DISEGNO DI LEGGE D´INIZIATIVA DEI SENATORI  PEDICA;  CARLINO;  LI GOTTI;BUGNANO; GIAMBRONE
IL DDL RISPONDE ALLA NUMEROSE RICHIESTE DEI PARENTI DELLE VITTIME DEL DELITTO DI CUI ALL´ARTICOLO 575 c.p. http://www.testolegge.com/codice-penale/articolo-575, QUALORA SIA COMMESSO IN PRESENZA DI SITUAZIONI SOGGETTIVE CHE ATTUALMENTE, NON SONO COMPRESE TRA LE AGGRAVANTI SPECIFICHE DI CUI AL CITATO ARTICOLO 577 c.p.
http://www.testolegge.com/codice-penale/articolo-577
L´OMICIDO NON SOLO RAPPRESENTA LA MASSIMA OFFESA ALLA VITA UMANA, MA, QUANDO E´COMMESSO AI DANNI DELL´EX CONIUGE O DELLA PERSONA CHE SIA STATA LEGATA DA RELAZIONE AFFETTIVA ALL´AUTORE DEL FATTO, OFFENDE ANCHE LA SENSIBILITA´DI CHIUNQUE ABBIA A CUORE, NON SOLO IL VALORE DELL´INDIVIDUO, MA ANCHE QUELLO ALTRETTANTO RILEVANTE DELLA FAMIGLIA.
OCCORRE PERTANTO ADEGUARE LA FORMULAZIONE DELL´ART 577, TANTO PIU´ALLA LUCE DELLA MAGGIOR GRAVITA´DEL REATO IN QUESTIONE, A QUANTO PREVISTO DAL NOVELLATO ARTICOLO 612-bis ( http://www.google.com/url?sa=t&source=web&cd=1&ved=0CBsQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.governo.it%2FGovernoInforma%2FDossier%2Fddl_atti_persecutori%2Fatti_persecutori.pdf&ei=tEY4TqbxDsuF-waJ4u2qAg&usg=AFQjCNHSy0nCkfX95a0Hfjp9V__Y35CJmg&sig2=MYarAkNI9tunDgrFjRg3v )CHE HA INSERITO UNA NUOVA TIPOLOGIA, NON STRETTAMENTE ENDOFAMILIARE, DI SOGGETTI TUTELABILI.
IL PRESENTE DISEGNO DI LEGGE E´PER TANTO VOLTO AD INDURRE UNA ULTERIORE AGGRAVANTE OLTRE A QUELLE ESISTENTI, APPLICABILE NON SOLO QUANDO LA VITTIMA SIA CONIUGE O COMUNQUE PARENTE DELL´ASSASINO, MA ANCHE QUANDO QUEST´ULTIMA SIA IL CONIUGE LEGALMENTE SEPARATO O DIVORZIATO O PERSONA CHE SIA LEGATA DA RELAZIONE AFFETTIVA ALL´AUTORE DEL REATO. SI TRATTA DI UNA MODIFICA SIGNIFICATIVA CHE EVITANDO DISARMONIE NEL CODICE, ESTENDE I PROPRI EFFETTI ANCHE AD ULTERIORI FATTISPECIE. L´ARTICOLO 585 c.p. http://www.testolegge.com/codice-penale/articolo-585
IN TEMA DI AGGRAVANTI NELL´IPOTESI DI LESIONI, RICHIAMA, INFATTI, ANCHE LA NORMA OGGETTO DEL PRESENTE DISEGNO DI LEGGE. DIVENTA QUINDI PIU´SEVERA LA PENA, NON SOLO IN CASO DI OMICIDIO, MA ANCHE NELL´IPOTESI DI LESIONI
"LA PENA E´DELLA RECLUSIONE DA VENTIQUATTRO A TRENT´ANNI, SE IL FATTO E´COMMESSO CONTRO IL CONIUGE; ANCHE SE LEGALMENTE SEPARATO O DIVORZIATO, CONTRO UNA PERSONA CHE SIA STATA LEGATA DA RELAZIONE AFFETTIVA, IL FRATELLO O LA SORELLA, IL PADRE O LA MADRE ADOTTIVI, O FIGLI ADOTTIVI, O CONTRO UN AFFINE IN LINEA RETTA"


APRE VALORE DONNA

Nasce a Latina,  un centro di sostegno e aiuto alle vittime di violenza, ovvero donne o bambini, ma anche uomini vittime di abusi infantili.


Con l’apertura di questo  Valentina Pappacena,(responsabile del progetto) si propone di dare una risposta concreta ai bisogni di tante donne che si trovano a dover affrontare da sole problemi di separazione, violenze in famiglia, abusi sui figli, stalking, o difficoltà di relazione dovute ad abusi subiti in età infantile.Un aspetto, quest’ultimo, di cui si parla poco, ma che impedisce a tante donne e uomini una normale vita sentimentale.
Il Centro si avvarrà della collaborazione di psicologi, avvocati ed esperti in vari settori, e offrirà a titolo gratuito sostegno psicologico, informazioni, nonchè assistenza legale. Periodicamente verranno invitati esperti che terranno incontri aperti al pubblico sui temi di maggior interesse per le donne e le famiglie in genere, tra i quali citiamo: “ Riconoscere i segnali di disagio nei bambini”, “Il processo per abuso sessuale infantile”, “La denuncia per stalking”, “La violenza psicologica”, “La tutela dei minori a scuola”.

Segreteria del Centro Aiuto valentina.valoredonna@virgilio.it – cell. 3939879332