mercoledì 30 gennaio 2013

Mattino5 30 Gennaio 2013. Emiliana Femiano



Il 31 Gennaio 2013 si terra' presso la Corte D'Appello di Roma il processo in secondo grado per Luigi Faccetti che uccise Emiliana con 66 coltellate. Faccetti e' stato condannato dal tribunale di Latina a 30 anni pur avendo beneficiato del rito abbreviato.

http://www.video.mediaset.it/video/mattino_5/full/370495/mercoledi-30-gennaio.html

martedì 22 gennaio 2013

Mattino5 22Gennaio 2013. Violenza sulle donne intervento Valore Donna




Tra gli ospiti anche Filomena Di Gennaro..... La sua storia raccontata da una cara amica Maria Rosaria De Simone

Ho un appuntamento nella piazzetta davanti al Pantheon con Filomena Di Gennaro. L’ho conosciuta in occasione della della presentazione in Senato di un DDl sulla richiesta della certezza della pena. Mi è piaciuta e le ho chiesto di raccontarmi la sua storia. L’aspetto seduta ad un tavolino di un delizioso bar. Il sole è ancora indeciso sul da farsi, ma nell’aria si comincia a sentire la primavera. Eccola che arriva…Filomena è riconoscibilissima tra la folla, con la sua sedia a rotelle spinta da un uomo dall’aria gioviale, suo marito. Ci salutiamo come se ci conoscessimo da tanto. Filomena ha un bel volto, con un sorriso largo e lo sguardo luminoso. Tutti la chiamano Milena. Ha circa trentadue anni, è pugliese di origine e si trova nella capitale dai tempi dell’Università. E’ laureata in psicologia. Nel 2005 vinse un concorso per l’Arma dei Carabinieri e, nello stesso anno, frequentò un corso per diventare maresciallo.
Cosa provasti ad indossare la divisa dell’Arma?
Una grande emozione…era il sogno di tutta una vita. Mi sentivo realizzata e felice. Purtroppo è durata poco, questa felicità.
Perché?
Perché il mio ex fidanzato mi ha ridotto sulla sedia a rotelle ed il mio sogno di carabiniere si è infranto.
Quando è accaduto?
Il 13 gennaio 2006, Marcello Monaco, che viveva a Stornarella, un paesino in provincia di Foggia, dove vivevo anch’io prima di trasferirmi a Roma per motivi di studio, è venuto a cercarmi a Roma ed ha tentato di uccidermi con una pistola.
Lo frequestavi da tanto?
Praticamente siamo cresciuti insieme. Siamo stati fidanzati 11 anni, sai quei rapporti portati avanti per abitudine, anche se avevo capito che non avevamo nulla in comune. Io ero espansiva e desiderosa di conoscere il mondo. Lui invece era uno sfaticato, dalla doppia personalità. Ma questo ho avuto modo di verificarlo dopo e, purtroppo, a mie spese. Ad un certo punto, l’ho lasciato. Avevo altri desideri, altri sogni per il mio futuro.
E lui, come l’ha presa?
Guarda, quando l’ho lasciato, durante le feste del Natale del 2005, ho cercato di aiutarlo il più possibile, di dirgli che ci sarei stata tutte le volte che avesse avuto bisogno di me, perchè sapevo che avrebbe sofferto. In fondo eravamo insieme da una vita.Ma lui non voleva farsene una ragione. Era preoccupatisimo per quello che avrebbero potuto dire in paese, diceva che tutti ormai pensavano che mi sarei sposata con lui. Ero una folle perchè lo avevo lasciato. Mi riempiva di telefonate terribili. Un giorno mi disse, sempre per telefono, che sua zia aveva sognato che, se non fossi tornata con lui, mi sarebbe capitato qualcosa di brutto.
E tu?
Io pensavo che pian piano si sarebbe arreso all’evidenza. E poi io ero presa dalla mia nuova vita di carabiniere, mi stavo realizzando ed emancipando. Avevo un mare di sogni. Il mio futuro, ormai lo avevo ben chiaro, non era con Marcello.
E poi, cosa è accaduto?
Marcello non voleva arrendersi, mi ha perseguitata con le sue insistenze. Fino al 13 gennaio 2006. Quel giorno io ero pronta per recarmi a Roma, da Velletri, con una mia amica, con l’intenzione di un po’ di relax. Mentre ero a metà strada, mi raggiunse una telefonata di Marcello che mi diceva di essere arrivato a Velletri per me e che voleva vedermi. Io, preoccupata del fatto che lui avesse fatto 350 Km di viaggio, intenzionata a chiudere definitivamente con un ultimo chiarimento, anche perché nei giorni precedenti mi aveva assillata in ogni modo,accettai di vederlo. Gli diedi appuntamento in via Camillo, all’Appio, dove c’era la casa di mio padre. Avvisai però il Tenente dei carabinieri di Velletri, che era il mio ufficiale istruttore, di quello che stavo facendo. Lui dapprima cercò di dissuadermi, poi mi consigliò di non incontrarlo in casa, ma almeno in un posto affollato. Volle sapere l’indirizzo dell’appuntamento, anche se io gli dissi di non preoccuparsi. In effetti pensavo di potermela cavare da sola. ..in fondo conoscevo Marcello da una vita.
Quindi ti sei incontrata con il tuo ex...
Purtroppo. E’ stato terribile . Lui insisteva per entrare in casa con la scusa di rinfrescarsi, ma io sono stata irremovibile. Sono rimasta a parlare con lui in macchina.. Ma lui era irremovibile, non ascoltava, sembrava un automa. A quel punto mi sono spaventata e sono corsa verso il portone di casa per chiudermelo alle spalle…ma non sono riuscita a raggiungerlo. Marcello, mi ha impedito di chiudere il portone con un piede e mi ha scaraventata fuori. A quel punto ha estratto una pistola e mentre mi diceva “o mia o di nessun altro”, ha sparato dei colpi, in successione. Io ero a terra ad implorare pietà e cercavo di ripararmi con la mano…Ho sentito qualcuno che gridava:”Fermo!” e poi tre colpi di pistola. Marcello è caduto a terra ferito. Quel qualcuno era il carabiniere di Velletri con cui avevo parlato e che mi aveva chiesto l’indirizzo. Mi ha soccorso, mi ha stretto la mano, mi ha rassicurato ed ha aspettato con me i soccorsi.
Come si chiamava questo carabiniere?
Eccolo quel carabiniere, è lui. E’ mio marito. Peter Forconi Pace.
Rimango a guardarli e mi vien da sorridere. Un sorriso stupito. Quello che Filomena mi ha raccontato sembra la sequenza di un film.
Cosa pensavi in quei momenti?
Ricordo che ero in una pozza di sangue, che non riuscivo a respirare. Ho sussurrato a mio marito: “Sto morendo…”. Non mi sentivo più…Sono stata per giorni e giorni, in ospedale, a lottare tra la vita e la morte. Mi sono salvata, ma purtroppo uno dei colpi di pistola ha intaccato irrimediabilmente la spina dorsale. Da allora vivo in carrozzella.
Che fine a fatto Marcello?
Ha avuto un processo con il rito abbreviato. Gli hanno dato 11 anni e 4 mesi. Ma tra indulto, buona condotta ed altri benefici, la sua condanna è stata di 5 anni e 4 mesi. Pensa che dopo solo 2 anni e mezzo di detenzione nel carcere di Rebibbia, ha avuto una vacanza premio ed è stato in Puglia dai suoi familiari. Tutto a spese di noi cittadini. La giustizia Italiana non funziona. Sono arrabbiata. Non c’è tutela per noi vittime.
Hai paura?
Certo. Chi ci dice che non lo rifaccia di nuovo? Alcuni lo compatiscono per gli anni di carcere. Ma quello che sto passando io, a questo non ci pensano? Lui mi ha condannata all’ergastolo. Perchè io non camminerò più.
Milena è arrabbiata. Sono anni che chiede giustizia e combatte con i familiari di ragazze assassinate e con suo padre e sua madre per chiedere la certezza della pena.
Come è la tua vita oggi?
Non è facile. Ma vale la pena vivere. Vale la pena…Ho al mio fianco mio marito che mi fa fare tante cose. Ho i miei genitori che mi aiutano. Vorrei però tanto che mi riprendessero nell’arma dei carabinieri. Non è giusto che per colpa di un uomo geloso, io non abbia realizzato il mio sogno. Non è giusto…E’ assurdo. Non ho avuto giustizia, perchè il mio carnefice ha avuto una condanna irrisoria ed ho perso il lavoro che amavo.

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Uccide la mamma colpendola con il braccio ingessato

ANCONA - Ancora una tragedia familiare questa volta nell'anconetano. Un uomo di 53 anni ha ucciso la madre di 84 anni a di pugni oggi pomeriggio a Castelfidardo (Ancona). Una vicina ha chiamato il 112 e sono intervenuti i carabinieri. L'uomo è stato fermato.

LA DONNA UCCISA A PUGNI L'uomo si chiama Giovanni Occhiodoro, da tempo afflitto da gravi problemi psichiatrici. Ha colpito la madre Ada Vivani con un braccio ingessato, al volto e alla testa, fino a ucciderla. L'uomo, seguito dal Servizio igiene mentale, era stato ricoverato con un trattamento sanitario obbligatorio il 13 dicembre scorso. Il 5 gennaio era stato dimesso perchè sembrava che avesse superato la crisi. L'omicidio è stato commesso in una casa in via Carlo Marx, intorno alle 14:45. A dare l'allarme sono stati dei vicini che hanno sentito le urla disperate dell'anziana. Quando sono arrivati i soccorritori, Occhiodoro era ancora accanto al cadavere della madre. Ora si trova ricoverato e piantonato nell'ospedale di Torrette, ad Ancona. Sul posto il pm Irene Bilotta e il medico legale Mauro Pesaresi. Domani è prevista l'udienza di convalida dell'arresto.

lunedì 14 gennaio 2013

Mattino5. Pirati della strada intervento avvocato Domenico Musicco

Lunedi 14 Gennaio 2013 Mattino5
Erina Panepucci e Domenico Musicco presidente dell'associazione AVISL intervengono sul tema dei pirati della strada, a seguito dell'incidente della signora Baroni.

" A Milano è caccia al pirata della strada che lo scorso 8 dicembre ha ucciso Gianna Baroni. Sul caso interviene il Presidente dell’AVISL, l’avv. Domenico Musicco".
 
La sera dell'Immacolata la signora Gianna Baroni attraversava sulle strisce di via Tertulliano, a Milano, quando un furgone bianco a tutta velocità la falciava.
La donna, 65 anni, è morta dopo cinque giorni di agonia e il pirata della strada che le ha spezzato la vita, ancora non si trova.
Sul caso interviene l’avvocato Domenico Musicco, legale della famiglia e Presidente dell’associazione Vittime Incidenti Stradali sul Lavoro e Malasanità (AVISL).
"La cosa assurda di questo ennesimo incidente stradale ad opera di un pirata della strada è che il furgone è stato identificato, ma della persona alla guida ancora nessuna traccia. Esortiamo le forze dell’ordine ad intensificare le ricerche perché, nonostante i tanti appelli lanciati dai familiari della vittima, il responsabile di questa tragedia ancora è latitante". L’Associazione Vittime Incidenti Stradali sul Lavoro e Malasanità è nata proprio dall’esigenza di dare voce e un sostegno concreto a tutte quelle persone che rimangono vittime di un incidente sia esso sulla strada, sul lavoro o causato dalla malasanità.
"Gli incidenti mortali in Italia – spiega l’avvocato Musicco che da anni lotta al fianco delle famiglie delle vittime della strada – secondo gli ultimi dati di polizia e carabinieri sono diminuiti e questo grazie al potenziamento dei controlli per la velocità. Ma non basta" conclude il Presidente dell’AVISL che prende spunto dall’ultimo incidente di Milano per tornare a parlare delle vittime per incidenti stradali causati da pirati che poi fanno perdere le proprie tracce.
"Secondo i dati forniti dall’Asaps, l’associazione che riunisce i sostenitori della polizia Stradale, aumenta, invece, il numero di persone che fuggono dopo avere causato gli incidenti.
"E questo è quello che è successo a Milano lo scorso 8 dicembre – ribadisce l’avvocato Musicco. E’ nostro dovere – conclude il Presidente dell’associazione AVISL – trovare chi ha ucciso la signora Baroni per fare giustizia. Le indagini sono già ad un buon punto, ma bisogna chiudere il cerchio e arrestare il colpevole. Lancio pertanto l’ennesimo appello alle forze dell’ordine affinché le indagini riprendano nel più breve tempo possibile".