OSLO - Anders Behring Breivik è malato, uno psicotico, quindi non può essere considerato responsabile degli attacchi del 22 luglio. Così hanno concluso gli psichiatri Synne Serheim e Torgeir Husby, incaricati di redigere la perizia sul 32enne che l'estate scorsa seminò il terrore in Norvegia, dapprima con un attacco dinamitardo nel centro di Oslo in cui morirono otto persone, poi massacrando a fucilate 69 persone sull'isola di Utoya e ferendone 151. Breivik, per gli esperti, al momento dei fatti non era in possesso delle sue facoltà mentali. Di conseguenza, va internato e non condannato al carcere.
I due psichiatri hanno consegnato stamattina il loro rapporto al tribunale di Oslo. Un documento di 240 pagine da cui dipenderà inevitabilmente il tipo di pena a cui andrà incontro Breivik. Il giudizio dei due periti solleva l'assassino da responsabilità penali, indicando l'ospedale psichiatrico quale sua destinazione. "Non abbiamo alcun dubbio sulle nostre conclusioni" ha dichiarato il dottor Torgeir Husby al suo arrivo in tribunale, dove è stato letteralmente assediato dai giornalisti.
In conferenza stampa, il procuratore Svein Holden, citando le conclusioni del rapporto, ha dichiarato che Breivik "ha sviluppato nel tempo una forma di schizofrenia paranoica. Vive nel suo delirante universo e i suoi pensieri e le sue azioni sono governati da quell'universo". Per questo, conferma il magistrato, "potrà essere condannato all'internamento, non al carcere". Ma, aggiunge un altro procuratore, Inga Bejer Engh, il trattamento mentale obbligatorio di Breivik "potrebbe essere a vita".
Il 14 novembre scorso, Breivik era apparso di fronte al giudice Torkjel Nesheim che aveva prorogato la detenzione preventiva nel carcere di massima sicurezza di Ila, a pochi chilometri dalla capitale. Breivik aveva ammesso di essere l'autore del duplice attacco ma si era rifiutato di dichiararsi colpevole, sostenendo che le sue azioni sono state "atroci ma necessarie". Per scandagliare nella sua mente, i due psichiatri lo hanno intervistato 13 volte nella prigione di Ila. "Breivik ha collaborato", ha commentato ancora il dottor Husby.
Il 22 luglio, Breivik fece esplodere un ordigno nelle vicinanze della sede del governo norvegese a Oslo. Morirono otto persone, ma si trattava "solo" di un diversivo, per concentrare l'attenzione delle forze di polizia nella zona dell'attentato, mentre lui raggiungeva l'isola di Utoya, una quarantina di chilometri a nord-ovest della capitale, dove era in corso un raduno di giovani militanti socialdemocratici. Fu il terrore. Vestito da poliziotto, Breivik avvicinò i ragazzi e iniziò a far fuoco. Furono 69 le vittime, quasi tutte giovanissime. Una volta catturato, Breivik si dichiarò "crociato contro l'invasione musulmana" e la diffusione del multiculturalismo in Europa
Il processo a Breivik dovrebbe aprirsi il prossimo 16 aprile, durata prevista intorno alle 10 settimane. Il massimo della pena previsto dalla legge norvegese per il reato di strage è di 21 anni di prigione, ma il codice lascia alle autorità il potere di tenere il detenuto dietro le sbarre fino a quando sia ritenuto pericoloso per la società. Se, come accaduto nei casi precedenti, il tribunale non sconfesserà il lavoro degli psichiatri, Breivik il carcere non lo vedrà. Entrerà probabilmente in manicomio, dove sarebbe sottoposto periodicamente a valutazioni sul decorso della malattia, sul suo stato mentale e sulla sua pericolosità. Breivik potrebbe non uscirne mai più.
Quanto auspicano le famiglie delle vittime, come hanno chiarito i loro legali. L'obiettivo, per loro, è assicurarsi che Breivik non torni mai più libero. "Qualsiasi come succeda al caso - ha detto uno degli avvocati -, non importa quale sia la conclusione, il fatto è che Breivik rimarrà recluso. Che sia considerato sano di mente dal punto di vista giuridico è un dibattito puramente psichiatrico. La cosa più importante per il mio cliente è che non sia più libero di camminare per strada".
martedì 29 novembre 2011
domenica 27 novembre 2011
Roberta Bruzzone e il caso di Vai Poma
Una vicenda che, dopo tanti anni, sembra arricchirsi di nuovi elementi che contribuiscono ad infittire un mistero solo superficialmente svelato, con una persona già condannata per omicidio e che invece potrebbe essere innocente. O quanto meno, non responsabile diretto della morte di Simonetta Cesaroni, uccisa con 27 coltellate il 27 agostro 1990, in uno studio professionale, dove lavorava, appunto in via Poma, a Roma. Per questo delitto, Raniero Busco, all'epoca fidanzato della vittima, è stato condannato a 24 anni di carcere con una sentenza in primo grado. Un mistero che va avanti da 21 anni, fra tracce di sangue mai analizzate, prove perse nel corso degli anni, testimoni scomparsi.
Il 24 novembre è cominciato il processo di appello, e fin dalle prime battute si annuncia come un procedimento difficile, teso, nel quale potrebbero esserci decisivi colpi di scena.
La criminologa Roberta Bruzzone, volto ormai noto per essersi interessata anche ad altri casi, soprattutto quello di Avetrana (Sarah Scazzi), spiega che nel caso di via Poma, le incongruenze sarebbero numerose, come anche elementi dati per scontati e invece assolutamente insiegabili sotto l'aspetto scientifico.
La dottoressa Bruzzone fa parte della consulenza difensiva di Raniero Busco, e a breve, nel gennaio 2012, pubblicherà un libro dal titolo "Chi è l'assassino? Diario di una criminologa" nel quale vengono analizzati numerosi aspetti dei più eclatanti casi degli ultimi anni. Nello specifico caso del delitto Cesaroni, uno dei punti oscuri sarebbero le tracce di sangue sulle scarpe della vittima, incompatibili con il luogo del ritrovamento delle stesse. Le indagini hanno stabilito che le scarpe se le sarebbe tolte la stessa Simonetta, la quale avrebbe poi camminato senza nella stanza dov'è morta. Il movente? Il rifiuto di un rapporto sessuale nell'ufficio, di fronte al quale Busco avrebbe perso il controllo. La prova: lo sporco rinvenuto sotto le calze della vittima. Solo che i rilievi della polizia dopo il delitto dicono che le calze di Simonetta erano pulite. L'unica spiegazione, secondo la criminologa, è la cattiva conservazione dei reperti, messi da una parte per ben 14 anni prima di essere nuovamente analizzati. E inoltre, il segno di un morso sul seno della vittima, principale prova che ha incastrato Raniero Busco. Segno assolutamente non riconducibile al momento dell'omicidio, o per lo meno non con tutta quella sicurezza che un caso del genere richiede. Inoltre, un elemento determinante, sono le tracce di sangue non compatibili con quello di Busco, rinvenute sulla maniglia della porta della stanza del delitto, e sulla finestra. Tracce catalogate di Gruppo A, mentre sia la vittima che l'accusato hanno sangue di Gruppo 0. Il medico legale, per altro mai convocato durante il procedimento di primo grado, afferma nel suo rapporto che il sangue rinvenuto è di una terza persona che certamente si è ferita nel colpire ripetutamente Simonetta Cesaroni. Prova certa che nella stanza del delitto ci fossero due persone ad uccidere, e che una si sia ferita, la quale non è Raniero Busco. L'ufficio in cui è avvenuto l'omicidio era del superiore diretto di Simonetta, Corrado Carboni, direttore del Comitato Regionale Associazione Italiana Alberghi della Gioventù, dove passavano ogni giorno numerose persone, come è evidenziato dal registro delle presenze. Fatto che suggerisce un ipotesi precisa: se Simonetta e Raniero avessero voluto appartarsi, lo avebbero fatto nell'ufficio della vittima, molto più isolato e certo meno frequentato. E che dire poi delle chiavi dell'ufficio, che Simonetta aveva nella borsa e che sono state rubate, lasciando la porta aperta?
Da non dimenticare, la figura, tutt'oggi ambigua, del portiere, Pietrino Vanacore, in un primo tempo accusato del delitto e morto pochi giorni dopo avere testimoniato, nel 2010? Una morte registrata come suicidio, ma sulla quale gravano pesanti dubbi per le misteriose circostanze in cui è avvenuta. Secondo la crimonologa, Vanacore sapeva molto più di ciò che ha rivelato ai magistrati, ma si è portato i suoi segreti nella tomba.
Che il movente del delitto sia stato il rifiuto a concedersi a qualcuno pare più che plausibile, ma a chi resta l'elemento oscuro. Lo dicono molti segni rinvenuti sul corpo, come le ferite al basso ventre, prove inequivocabili. L'assassino è qualcuno, probabilmente non troppo giovane, data la lucidità fredda dei movimenti e della dinamica, che poteva entrare e uscire senza essere troppo notato. I caso, una volta passati in rassegna tutti questi elementi, sembra tutt'altro che chiuso
Il 24 novembre è cominciato il processo di appello, e fin dalle prime battute si annuncia come un procedimento difficile, teso, nel quale potrebbero esserci decisivi colpi di scena.
La criminologa Roberta Bruzzone, volto ormai noto per essersi interessata anche ad altri casi, soprattutto quello di Avetrana (Sarah Scazzi), spiega che nel caso di via Poma, le incongruenze sarebbero numerose, come anche elementi dati per scontati e invece assolutamente insiegabili sotto l'aspetto scientifico.
La dottoressa Bruzzone fa parte della consulenza difensiva di Raniero Busco, e a breve, nel gennaio 2012, pubblicherà un libro dal titolo "Chi è l'assassino? Diario di una criminologa" nel quale vengono analizzati numerosi aspetti dei più eclatanti casi degli ultimi anni. Nello specifico caso del delitto Cesaroni, uno dei punti oscuri sarebbero le tracce di sangue sulle scarpe della vittima, incompatibili con il luogo del ritrovamento delle stesse. Le indagini hanno stabilito che le scarpe se le sarebbe tolte la stessa Simonetta, la quale avrebbe poi camminato senza nella stanza dov'è morta. Il movente? Il rifiuto di un rapporto sessuale nell'ufficio, di fronte al quale Busco avrebbe perso il controllo. La prova: lo sporco rinvenuto sotto le calze della vittima. Solo che i rilievi della polizia dopo il delitto dicono che le calze di Simonetta erano pulite. L'unica spiegazione, secondo la criminologa, è la cattiva conservazione dei reperti, messi da una parte per ben 14 anni prima di essere nuovamente analizzati. E inoltre, il segno di un morso sul seno della vittima, principale prova che ha incastrato Raniero Busco. Segno assolutamente non riconducibile al momento dell'omicidio, o per lo meno non con tutta quella sicurezza che un caso del genere richiede. Inoltre, un elemento determinante, sono le tracce di sangue non compatibili con quello di Busco, rinvenute sulla maniglia della porta della stanza del delitto, e sulla finestra. Tracce catalogate di Gruppo A, mentre sia la vittima che l'accusato hanno sangue di Gruppo 0. Il medico legale, per altro mai convocato durante il procedimento di primo grado, afferma nel suo rapporto che il sangue rinvenuto è di una terza persona che certamente si è ferita nel colpire ripetutamente Simonetta Cesaroni. Prova certa che nella stanza del delitto ci fossero due persone ad uccidere, e che una si sia ferita, la quale non è Raniero Busco. L'ufficio in cui è avvenuto l'omicidio era del superiore diretto di Simonetta, Corrado Carboni, direttore del Comitato Regionale Associazione Italiana Alberghi della Gioventù, dove passavano ogni giorno numerose persone, come è evidenziato dal registro delle presenze. Fatto che suggerisce un ipotesi precisa: se Simonetta e Raniero avessero voluto appartarsi, lo avebbero fatto nell'ufficio della vittima, molto più isolato e certo meno frequentato. E che dire poi delle chiavi dell'ufficio, che Simonetta aveva nella borsa e che sono state rubate, lasciando la porta aperta?
Da non dimenticare, la figura, tutt'oggi ambigua, del portiere, Pietrino Vanacore, in un primo tempo accusato del delitto e morto pochi giorni dopo avere testimoniato, nel 2010? Una morte registrata come suicidio, ma sulla quale gravano pesanti dubbi per le misteriose circostanze in cui è avvenuta. Secondo la crimonologa, Vanacore sapeva molto più di ciò che ha rivelato ai magistrati, ma si è portato i suoi segreti nella tomba.
Che il movente del delitto sia stato il rifiuto a concedersi a qualcuno pare più che plausibile, ma a chi resta l'elemento oscuro. Lo dicono molti segni rinvenuti sul corpo, come le ferite al basso ventre, prove inequivocabili. L'assassino è qualcuno, probabilmente non troppo giovane, data la lucidità fredda dei movimenti e della dinamica, che poteva entrare e uscire senza essere troppo notato. I caso, una volta passati in rassegna tutti questi elementi, sembra tutt'altro che chiuso
sabato 26 novembre 2011
Uccisa a martellate.... Tragedia annunciata e mai ascoltata
BOLOGNA – Da quel giorno, il 19 novembre, in cui il marito le ha tolto la vita a colpi di martello nella loro abitazione a Sorbolo di Brescello, nel Reggiano, il suo corpo riposa alla Medicina legale di Modena. Nessuno, parente o amico, ha chiesto la salma di Rachida Radi marocchina di 35 anni uccisa – una settimana fa – dal marito, Mohammed El Ayani, facchino marocchino di 39 anni, al termine di un ennesimo litigio con quella donna che voleva integrarsi sempre di piu’, aveva chiesto a conoscenti di aiutarla a cercare un lavoro e, forse, iniziato un percorso di conversione al cristianesimo.
Fino a ieri – riporta l’edizione reggiana de ‘Il Resto del Carlino’ – nessuno ha richiesto il corpo della donna, malgrado si sia ormai vicini al nulla osta, da parte della magistratura, per la sua sepoltura. L’autopsia sui resti e’ gia’ stata eseguita e nel giro di novanta giorni sono attesi i risultati. Qualora nessuno faccia richiesta della salma, toccherebbe al comune di Brescello occuparsi del funerale, in accordo con il consolato del Marocco in Italia con cui l’amministrazione cittadina e’ in costante contatto. Le parenti di Rachida Radi – escluso il marito, arrestato e le due figlie di quattro e undici anni affidate a una famiglia – non vivono in Italia: la madre in Marocco e una sorella a Dubai.
La donna era rimasta vittima, gusto una settimana fa, della ferocia del marito che, dopo un litigio l’aveva inseguita per casa colpendola tante volte con un martello fino ad ucciderla. La violenza di lui non era una novita’, hanno raccontato i vicini, e lei aveva avviato le pratiche per la separazione. Rachida aveva chiesto a conoscenti di aiutarla a cercare un lavoro e, frequentando la parrocchia, del paese aveva forse iniziato un percorso graduale di avvicinamento al cristianesimo.
Un’offesa per l’uomo, risolta a martellate in testa forse davanti alla bambina piu’ piccola, quattro anni, che era in casa. La figlia maggiore, 11 anni, era a scuola.
Sfogata la violenza, El Ayed aveva preso la bimba, l’aveva caricata in auto, percorso i cinque chilometri fino a Poviglio e si era presentato ai Carabinieri con la piccola in braccio. ”Ho ammazzato mia moglie”, aveva confessatoo. I militari andati nell’abitazione di famiglia avevano trovato il corpo della donna e tracce di sangue in vari punti dell’abitazione.
Fino a ieri – riporta l’edizione reggiana de ‘Il Resto del Carlino’ – nessuno ha richiesto il corpo della donna, malgrado si sia ormai vicini al nulla osta, da parte della magistratura, per la sua sepoltura. L’autopsia sui resti e’ gia’ stata eseguita e nel giro di novanta giorni sono attesi i risultati. Qualora nessuno faccia richiesta della salma, toccherebbe al comune di Brescello occuparsi del funerale, in accordo con il consolato del Marocco in Italia con cui l’amministrazione cittadina e’ in costante contatto. Le parenti di Rachida Radi – escluso il marito, arrestato e le due figlie di quattro e undici anni affidate a una famiglia – non vivono in Italia: la madre in Marocco e una sorella a Dubai.
La donna era rimasta vittima, gusto una settimana fa, della ferocia del marito che, dopo un litigio l’aveva inseguita per casa colpendola tante volte con un martello fino ad ucciderla. La violenza di lui non era una novita’, hanno raccontato i vicini, e lei aveva avviato le pratiche per la separazione. Rachida aveva chiesto a conoscenti di aiutarla a cercare un lavoro e, frequentando la parrocchia, del paese aveva forse iniziato un percorso graduale di avvicinamento al cristianesimo.
Un’offesa per l’uomo, risolta a martellate in testa forse davanti alla bambina piu’ piccola, quattro anni, che era in casa. La figlia maggiore, 11 anni, era a scuola.
Sfogata la violenza, El Ayed aveva preso la bimba, l’aveva caricata in auto, percorso i cinque chilometri fino a Poviglio e si era presentato ai Carabinieri con la piccola in braccio. ”Ho ammazzato mia moglie”, aveva confessatoo. I militari andati nell’abitazione di famiglia avevano trovato il corpo della donna e tracce di sangue in vari punti dell’abitazione.
Il 25 novembre di Valore Donna
Latina, Venerdì e Sabato presentazione libro''Spaghetti Paradiso'' di Nichy Persico
In occasione della giornata nazionale sulla violenza delle donne
Il prossimo sarà il week-end dedicato al tema della violenza sulle donne. Come è noto, il 25 novembre sara' la giornata nazionale di sensibilizzazione sulla piaga sociale della violenza sul gentil sesso. Valore Donna vuole celebrare la data con la presentazione del libro 'Spaghetti paradiso' dello scrittore Nichy Persico. "Spaghetti paradiso" è un saggio su un fenomeno in crescita, quello delle molestie assillanti, reiterate sino a diventare violente, e a indurre la vittima a vivere nella paura e nel malessere psico-fisico. Sono le storie di un praticante avvocato, due donne vittime di diversa violenza, una ragazza senza passato e un eroe metropolitano. In questo percorso, l'umiltà e la semplicità disarmante dei protagonisti si confronteranno con la strisciante perfidia degli antagonisti, le cui vicende si intrecciano sino ad essere una unica atmosfera. La leggerezza narrativa, in questo contesto, stempera le tematiche di sfondo - pur essendo affrontate con approccio quasi saggistico - rendendole agevolmente comprensibili e poco grèvi. Come in un gioco di specchi, avvocati ammirevoli, "pecore nere", donne vittime di diversa violenza, una ragazza senza passato ed un eroe metropolitano, si ritroveranno ad incrociare le loro strade ed il loro destino, in una vicenda piena di ritmo e di suspence.
Due gli appuntamenti previsti per la presentazione del libro:
venerdì 25 novembre alle ore 18 presso il centro sociale Marcello Calabresi a SEZZE,
sabato 26 novembre alle ore 17 presso il circolo cittadino 'Sante Palumbo' a LATINA.
"Sono felice di ospitare nuovamente l'avvocato Nichy Persico a Latina, questa volta per presentare il suo libro-ha affermato Valentina Pappacena, presidente dell'associazione Valore Donna- si narra una storia di stalking sviscerata nei minimi dettagli. Lo stalking d'altronde si aggira nelle pieghe nella nostra società in maniera silente e nascosta. Ma mi preme citare un'altra protagonista della due giorni, Francesca Baleani, una donna coraggiosa che ha avuto la forza di denunciare la sua terribile storia. Massacrata di botte e rinchiusa in un cassonetto miracolasamente e' stata salvata, e ora ha ricominciato a vivere con lo scopo di utilizzare la sua sofferenza per aiutare le altre donne. Vorrei che il suo esempio fosse seguito da tutte le vittime di violenze. Invito perciò tutte le donne a non nascondersi o vergognarsi e sopratutto a non subire in silenzio".
In occasione dell'appuntamento del 26 a Latina la presentazione del libro a Latina rientra nell'ambito di un convegno organizzato dall'ordine degli avvocati sempre presso il circolo cittadino 'Sante Palumbo'. Previsto l'intervento del dottor Antonio Turri, responsabile dell'associazione 'Libera' nella regione Lazio.
In occasione della giornata nazionale sulla violenza delle donne
Il prossimo sarà il week-end dedicato al tema della violenza sulle donne. Come è noto, il 25 novembre sara' la giornata nazionale di sensibilizzazione sulla piaga sociale della violenza sul gentil sesso. Valore Donna vuole celebrare la data con la presentazione del libro 'Spaghetti paradiso' dello scrittore Nichy Persico. "Spaghetti paradiso" è un saggio su un fenomeno in crescita, quello delle molestie assillanti, reiterate sino a diventare violente, e a indurre la vittima a vivere nella paura e nel malessere psico-fisico. Sono le storie di un praticante avvocato, due donne vittime di diversa violenza, una ragazza senza passato e un eroe metropolitano. In questo percorso, l'umiltà e la semplicità disarmante dei protagonisti si confronteranno con la strisciante perfidia degli antagonisti, le cui vicende si intrecciano sino ad essere una unica atmosfera. La leggerezza narrativa, in questo contesto, stempera le tematiche di sfondo - pur essendo affrontate con approccio quasi saggistico - rendendole agevolmente comprensibili e poco grèvi. Come in un gioco di specchi, avvocati ammirevoli, "pecore nere", donne vittime di diversa violenza, una ragazza senza passato ed un eroe metropolitano, si ritroveranno ad incrociare le loro strade ed il loro destino, in una vicenda piena di ritmo e di suspence.
Due gli appuntamenti previsti per la presentazione del libro:
venerdì 25 novembre alle ore 18 presso il centro sociale Marcello Calabresi a SEZZE,
sabato 26 novembre alle ore 17 presso il circolo cittadino 'Sante Palumbo' a LATINA.
"Sono felice di ospitare nuovamente l'avvocato Nichy Persico a Latina, questa volta per presentare il suo libro-ha affermato Valentina Pappacena, presidente dell'associazione Valore Donna- si narra una storia di stalking sviscerata nei minimi dettagli. Lo stalking d'altronde si aggira nelle pieghe nella nostra società in maniera silente e nascosta. Ma mi preme citare un'altra protagonista della due giorni, Francesca Baleani, una donna coraggiosa che ha avuto la forza di denunciare la sua terribile storia. Massacrata di botte e rinchiusa in un cassonetto miracolasamente e' stata salvata, e ora ha ricominciato a vivere con lo scopo di utilizzare la sua sofferenza per aiutare le altre donne. Vorrei che il suo esempio fosse seguito da tutte le vittime di violenze. Invito perciò tutte le donne a non nascondersi o vergognarsi e sopratutto a non subire in silenzio".
In occasione dell'appuntamento del 26 a Latina la presentazione del libro a Latina rientra nell'ambito di un convegno organizzato dall'ordine degli avvocati sempre presso il circolo cittadino 'Sante Palumbo'. Previsto l'intervento del dottor Antonio Turri, responsabile dell'associazione 'Libera' nella regione Lazio.
mercoledì 23 novembre 2011
Niente affido condiviso per i genitori violenti.....e che creano conflittualità
Escluso l'affidamento condiviso dei figli in caso di alta conflittualità tra i genitori
Finalmente la Suprema Corte di Cassazione sancisce il
principio secondo cui due genitori in aspro conflitto tra
loro non siano degni di esercitare congiuntamente il proprio
ruolo genitoriale. Così l'Avv. Gian Ettore Gassani,
Presidente nazionale dell'Associazione Avvocati
Matrimonialisti Italiani, commenta la sentenza della
Cassazione n. 17101/2011.
Purtroppo nel nostro Paese almeno l'80% dei
coniugi/genitori coinvolti in procedure di separazione e
divorzio giudiziali vivono l'esperienza processuale con un
atteggiamento bellico e di rivalsa nei confronti della
controparte - continua il matrimonialista. E precisa:
"Spesso tali conflitti si consumano alla presenza dei
figli, che subiscono danni irreparabili dal punto di vista
psicologico. Pertanto litigare davanti ai figli, come già
sancito dalla Suprema Corte in passato, costituisce un
maltrattamento nei confronti di questi ultimi".
E sullo stesso punto l'Avv. Gassani spiega : "Un
genitore maltrattante non può essere anche affidatario o
coaffidatario dei propri figli. Così nell'ipotesi di
ostilità di un solo coniuge nei confronti dell'altro
vittima di aggressioni verbali o giudiziarie,
l'affidamento condiviso non può essere applicato. Esso,
proprio perchè rappresenta il principio della
bigenitorialità, non può essere concesso con un
prestampato per il solo fatto di essere genitori.
L'unico antidoto al malcostume italiano di considerare
la separazione o il divorzio come una guerra resta la
mediazione familiare preliminare al processo, che ha la
stessa funzione di un'anestesia totale mirante a lenire il
dolore di chi si sta separando e rischia di strumentalizzare
i figli, conclude l'Avv. Gian Ettore Gassani.
martedì 22 novembre 2011
Maltempo colpisce anche la Sicilia ma pochi ne parlano
Maltempo, frana nel Messinese
un bambino morto, due dispersi video 1/2/3
Dramma sulla costa messinese, flagellata da una giornata di maltempo violentissimo. Ucciso dal fango un bambino di sette anni a Saponara, dove i soccorritori sono alla ricerca di padre e figlio, travolti da un costone roccioso. Una frana travpò Salva la madre. A Barcellona Pozzo di Gotto esonda il torrente Longano, la città invasa dal fango. Il sindaco di Messina ha deciso la chiusura di tutte le scuole, a Barcellona chiusi gli uffici. Numerosi gli interventi dei vigili del fuoco. Sospesi i collegamenti con le isole Eolie, bloccati i treni. Crollano vari ponti, molte famiglie isolate
Il torrente Longano in piena
MESSINA - Un bambino di sette anni è morto a causa di una frana che si è staccata da un costone roccioso ed è caduta su un gruppo di case a Saponara, nella zona tirrenica del Messinese. I soccorritori stanno scavando nel fango per cercare altri due dispersi, Luigi Valla e il figlio Giuseppe, che abitano nella casa investita dalla frana, mentre una quarta persona, la moglie, è stata tratta in salvo. Sul posto si trovano gli uomini della Protezione civile, dei vigili del fuoco e dei carabinieri. Nella vicina Monforte San Giorgio è rimasto ferito gravemente il conducente di un escavatore che stava ripulendo una strada da massi e detriti: il mezzo è stato investito da una frana che lo ha fatto ribaltare.
Ecco l'ultimo, drammatico capitolo di una giornata che ha visto tremila famiglie restare senza corrente elettrica, strade chiuse e treni fermi per le frane, intere città invase dal fango, con le persone bloccate negli uffici e nelle abitazioni. Una intera frazione isolata, con cinquanta famiglie bloccate nelle proprie case. Un gruppo di disabili ospite di una struttura d'accoglienza prigioniero per un'intera giornata. Un incubo che sembra una nuova Giampilieri, il cui spettro della tragica alluvione si aggira sempre sulla costa messinese quando il maltempo imperversa.
"Il paese è in ginocchio, i danni sono ingenti e tutti speriamo che i due dispersi, travolti dalla frana, siano in vita", dice il vicesindaco di Saponara. Sul luogo del disastro, che si può raggiungere solo a piedi, i soccorritori continuano a scavare. Il vicesindaco spiega che alcune auto, trascinate a valle dal fango, hanno danneggiato case e negozi di Saponara. E insieme a Saponara è Barcellona Pozzo di Gotto che sta col fiato sospeso. "I danni, vista l'ampiezza della zona che è stata colpita dal fango, potrebbero essere anche maggiori di Giampilieri", dice Candeloro Nania, sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, dove lo straripamento del torrente Longano ha provocato l'allagamento dell'intera città. Cinquanta famiglie sono rimaste isolate nella frazione di Migliardo Gala.
A Milazzo allagato in parte l'ospedale cittadino e a Castroreale problemi per la viabilità con strade inagibili. Chiusa anche la A20 Messina-Palermo in entrambe le direzioni nel tratto tra lo svincolo di Milazzo e quello di Barcellona Pozzo di Gotto per smottamenti. Il sindaco Nania, ha invitato la cittadinanza a non uscire di casa. Il blackout seguito ai nubifragi ha lasciato tremila persone senza tetto.
In serata la polizia ha liberato nove disabili e due operatori che si trovavano bloccati al primo piano di una comunità a Barcellona, dopo che il pianterreno si era allagato a causa delle piogge. Nel pomeriggio gli agenti hanno anche soccorso alcune persone rimaste intrappolate nelle loro auto in via del Mare e in via del Milite Ignoto. I poliziotti sono intervenuti per rimuovere gli ostacoli che si sono creati davanti ai portoni di alcune abitazioni, dove sono finite automobili e detriti trasportati dalla furia dell'acqua. Il sindaco Nania, ha disposto per domani e dopodomani la chiusura delle scuole. Resteranno chiusi anche gli uffici comunali, ad eccezione di quelli deputati all'assistenza e al soccorso.
L'ondata di maltempo era attesa sulla costa jonica del Messinese, per questo il sindaco di Messina aveva predisposto la chiusura delle scuole, ma s'è invece abbattuta sul versante tirrenico, tra Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto. La situazione più drammatica è quella della città del Longano, il fiume che è straripato affogando nel fango tutto il centro di Barcellona e le zone periferiche: vale a dire che in questo momento nessun abitante di Barcellona è in grado di spostarsi, perché tutta le viabilità è compromessa. Si rincorrono, invece, notizie di dispersi, in particolare sembrerebbe che i vigili del fuoco siano intervenuti per estrarre un uomo bloccato nelle sua abitazione, ma la notizia non ha ancora trovato conferma.
L'acqua scesa sui versanti delle montagne ha fatto straripare il torrente Longano, che attraversa il centro cittadino, allagando botteghe, cantinati, persino gli ingressi di Tribunale e Municipio. A Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese, è crollato un ponte di modeste dimensioni che collega Calderà e Spinesante, zone di villeggiatura, e ha ceduto il controsoffitto di un'aula dell'istituto industriale.
Critica anche la situazione in Contrada Pozzo Perla, tra Barcellona e Milazzo, dove alcune famiglie sono rimaste completamente isolate, e nella frazione Gala, il cui accesso è interrotto da una frana. Un'altra frana ha invece interrotto la strada statale 113 tra Barcellona e Terme Vigliatore. Completamente isolate anche le Eolie, i cui collegamenti sono interrotti da ieri pomeriggio. Disagi anche sui Peloritani, le colline che spalleggiano Messina, il sindaco Giuseppe Buzzanca aveva già disposto ieri ser per l'allerta la chiusura di tutte le scuole della città. Stesso provvedimento anche dall'Università di Messina che ha sospeso le attività didattiche in tutte le strutture dell'Ateneo. Scuole chiuse anche a Taormina. Intanto il mare forza 7 ha creato disagi nella zona centro-nord di Messina e un peggioramento è previsto per le prossime ore proprio sullo Stretto.
Disagi anche nel trasporto ferroviario: dalle 10,55 di stamattina i treni sono bloccati fra Pace del Mela e Milazzo, per i danni subiti dalla linea ferrata. Squadre di tecnici di Rete ferroviaria italiana sono al lavoro per ripristinare il servizio, i treni circolano solo tra Milazzo e Palermo.
venerdì 18 novembre 2011
20 Novembre in tutta Italia Un fiore rosso per le vittime della strada
Elisabetta De Nando, mamma di Andrea, ucciso a Peschiera Borromeo il 29 gennaio 2011 davanti agli occhi del gemello, mentre attraversavano le strisce pedonali, ha deciso, insieme a Valentina Pappacena dell'associazione Valore Donna, Maria Rosaria De Simone e la scrittrice Barbara Benedettelli, di indire "La protesta dei fiori" per Domenica 20 novembre, giornata mondiale indetta dall'ONU in ricordo delle Vittime della strada. Si chiede ai cittadini di portare mazzi di fiori rossi davanti ai tribunali di tutta Italia. Rossi, come simbolo del sangue versato sulle strade. Ci piace pensare ha affermato Valentina Pappacena nella nota che ogni fiore sia un abbraccio simbolico e un segno di vicinanza a "quell'oceano" di lacrime e dolore versato dalle famiglie, causauto dall'incuria altrui. Io mi recherò assieme ad una delegazione prosegue Valentina Pappacena alle ore 11.00 a Roma davanti al ministero della Giustizia per rinnovare il mio impegno per la "Certezza della pena", purtroppo molto spesso le pene a gli assasini sono inadeguate al tipo di omicidio commesso, gli sconti di pena e i benefici di cui godono i colpevoli rendono questi massacri impuniti.
domenica 13 novembre 2011
Valore Donna sbarca a Genova
ALLUVIONE LIGURIA: RACCOLTI MEDICINALI E CIBO. VALORE DONNA LATINA SBARCA VENERDI' A GENOVA
L'associazione Valore Donna ringrazia i cittadini di Latina per la grande dimostrazione di solidarietà espressa nei confronti delle popolazioni liguri colpite dalle alluvioni. Una gran quantità di medicinali e di cibo è stata raccolta nell'arco di pochi giorni. "Ringraziamo Latina per la catena di solidarietà e per questa presa di coscienza da parte della cittadinanza, dimostratasi sensibile dinanzi alla tragedia che ha investito la Liguria la scorsa settimana -ha affermato Valentina Pappacena, presidente dell'associazione Valore Donna- un primo carico e' partito venerdì non solo per Genova ma anche per la Toscana. La rimanenza verra' inviata tra oggi e domani alla comunita di Sant'Egidio, grazie al contributo della società ortofrutticola King's Fruit. Un ringraziamento speciale va anche a Mauro Anzalone che ha mobilitato l'intero quartiere di Latina Scalo. Altrettanto sentito il ringraziamento che mi sento di inviare nell'ordine, alla signora Caterina Dandrea che ha mobilitato il banco di solidarietà del Maurizio Tacchini, come all'associazione nazionale Carabinieri nucleo Protezione civile il cui presidente e' Emilio Covino e l'associazione nazionale Finanzieri d'Italia sezione Latina presidente Bruno Perissinotto, la parrocchia del SS. Rosario di borgo Faiti di don Luigi, la signora Luciana Ciardi che ha mobilitato la mensa scolastica Viveda nella persona del signor Attilio, la titolare Eurospin via don Luigi Sturzo e la scuola Goldoni quarto circolo via Sezze diretta dal professor Sergio Andreatta. In settimana, probabilmente venerdì, mi recherò a Genova per portare il mio aiuto nella distribuzione delle provviste raccolte".
sabato 12 novembre 2011
"Lo stalking è svelato".....presentazione del libro "Spaghetti paradiso"
L'associazione Valore Donnsa sabato 26 novembre presso il circolo cittadino Sante Palumbo sito in piazza del Popolo a partire dalle ore 17.00 presenterà il libro dell'autore e avvocato Nichy Persico "Spaghetti Paradiso"(http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=recensione%20spaghetti%20paradiso&source=web&cd=7&ved=0CEwQFjAG&url=http%3A%2F%2Fspaghettiparadiso.blogspot.com%2F2011%2F01%2Frecensione-corriere.html&ei=Noq-TtG8A8aFhQfR06WiBA&usg=AFQjCNEXAKjV50VUYQhIXf7p7lAelyjO6Q)
Modera l'incontro l'avvocato Francesca Curatola del foro di Roma e interviene Francesca Baleani presidente dell'associazione Light on Stalking, che racconterà l'impegno nella tutela delle donne vittime di violenza dopo esser scampata miracolosamente ad un' aggresione da parte dell'ex marito.( http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=francesca%20baleani&source=web&cd=1&ved=0CCAQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.repubblica.it%2F2006%2F07%2Fsezioni%2Fcronaca%2Fdonna-ferita-in-cassonetto%2Fdonna-ferita-in-cassonetto%2Fdonna-ferita-in-cassonetto.html&ei=Xoi-TuCOGsbRhAftloCzBA&usg=AFQjCNHHao1yp9qaC9FXAJ-T4CkcoROrXw)
L'evento è patrocinato dall'ordine degli avvocati di Latina, pertanto gli avvocati interessati potranno iscriversi direttamente dal sito dell'ordine (http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=ordine%20avvocati%20eventi%20latina&source=web&cd=1&ved=0CCYQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.ordineavvocatilatina.it%2F&ei=AIm-TsezM4TLhAe9rczIBA&usg=AFQjCNElBwMoacIVLT7BYa71OZTfdnuIqg)
La serata continuerà presso l'agriturismo i Campelli (per info contattarmi al 3939879332 o manda una mail a valentina.valoredonna@virgilio.it) per la serata "Scopri lo Stalker...."Cena omaggio per chi scopre ovviamente lo STALKER..... Ti aspetto
Modera l'incontro l'avvocato Francesca Curatola del foro di Roma e interviene Francesca Baleani presidente dell'associazione Light on Stalking, che racconterà l'impegno nella tutela delle donne vittime di violenza dopo esser scampata miracolosamente ad un' aggresione da parte dell'ex marito.( http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=francesca%20baleani&source=web&cd=1&ved=0CCAQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.repubblica.it%2F2006%2F07%2Fsezioni%2Fcronaca%2Fdonna-ferita-in-cassonetto%2Fdonna-ferita-in-cassonetto%2Fdonna-ferita-in-cassonetto.html&ei=Xoi-TuCOGsbRhAftloCzBA&usg=AFQjCNHHao1yp9qaC9FXAJ-T4CkcoROrXw)
L'evento è patrocinato dall'ordine degli avvocati di Latina, pertanto gli avvocati interessati potranno iscriversi direttamente dal sito dell'ordine (http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=ordine%20avvocati%20eventi%20latina&source=web&cd=1&ved=0CCYQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.ordineavvocatilatina.it%2F&ei=AIm-TsezM4TLhAe9rczIBA&usg=AFQjCNElBwMoacIVLT7BYa71OZTfdnuIqg)
La serata continuerà presso l'agriturismo i Campelli (per info contattarmi al 3939879332 o manda una mail a valentina.valoredonna@virgilio.it) per la serata "Scopri lo Stalker...."Cena omaggio per chi scopre ovviamente lo STALKER..... Ti aspetto
Tre donne uccise in 24 ore....continua la scia di sangue...
Non se ne accorge nessuno ma le donne continuano a morire per mano di un uomo che vanta su di loro un diritto proprietario. Tre donne ammazzate solo nell’arco delle ultime 24 ore. Accade nei dintorni del capoluogo campano. Su questo Udi di Napoli ha qualcosa da dire. Buona lettura!
>>>^^^<<<
ACCOLTELLATE IN UN RAPTUS DI FOLLIA
Accoltellate in un raptus di follia. Di nuovo la stampa sintetizza così l’ennesimo crimine contro le donne in Italia.
A Posillipo, Napoli, tre donne accoltellate per diritto proprietario. È questa la vera follia, che non attenua ed anzi aggrava il delitto: il presunto diritto proprietario che induce la facoltà di uccidere, invalidare, schiavizzare.
È molto tempo che si sono affermate parole per dirlo questo delitto, che finisca o no nella morte: femminicidio. Ma anche queste parole non hanno scalfito la coscienza profonda nei media, nella politica, nei tribunali.
E nei tribunali è tornata la follia attenuante, il raptus, e quella che rende più grave il delitto non viene neanche nominata.
Sarà fra pochi giorni il 25 novembre, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, e siamo nel 2011, a due anni e pochi mesi dal 2014, l’anno nel quale tutti gli Stati membri dell’ONU si sono impegnati ad adeguare legislazioni, azioni di governo ed impiego delle risorse all’obiettivo dell’eliminazione del femminicidio, comunque e a qualsiasi titolo perpetrato.
Le faticose e deboli conquiste in questa lotta di portata mondiale, hanno una maternità che si chiama Antiviolenza donne, una sorta di cartello mondiale e solidale che non smette mai di lavorare e di trovare modi e tempi per “non capire ed adeguarsi” a culture, usi, costumi religiosi e leggi che fanno sinergia per nascondere, accogliere, giustificare ed infine favorire a violenza degli uomini sulle donne.
Non sono andati avanti gli stati, ed ognuno si ostina a chiamare ritardi quella che è una vera e propria determinazione politica a tollerare e rendere normale il femminicido.
In Italia manca una legge organica per il contrasto alla violenza degli uomini sulle donne: dopo le poderose manifestazioni degli anni passati, fatte da centinaia di migliaia di donne, il topolino partorito dal governo è stata una legge sullo stalking, per altro mal studiata, che costituisce l’infinitesima parte dei provvedimenti necessari ad un serio contrasto al femminicidio.
In tutta l’area del mediterraneo le leggi varate di fronte al femminismo duro e determinato delle donne dei cosiddetti paesi socialmente arretrati, vengono aggiornate ad un ritmo che consente ai poteri forti di riposizionare il predominio maschile di volta in volta.
Complessivamente nei rapporti tra Stati diventa quanto mai visibile un sistema di valori nei quali la vita delle donne, appunto, non costituisce un valore. E non parliamo solo delle fanciulle Italiane costrette ad ascoltare il dittatore Gheddafi. I trattati commerciali tra Stati sono intrattenuti spesso mettendo in conto che i diritti delle donne possano non costituire un problema, e che anzi nello scambio possa essere prevista una merce non dichiarata come tale : le donne. E anche in questo caso non ci riferiamo solo alle aberranti dichiarazioni di Berlusconi in merito al trattato tra Italia e Albania per l’immigrazione. La strage permanente di Ciudad Juarez, per esempio, è il prezzo in vite di donna pagato per il trattato commerciale tra Stati Unii e Messico.
Guardare fuori dal nostro paese ci aiuta a guardare meglio alle responsabilità oggettive del nostro Stato nello scenario internazionale, e ci aiuta anche ad individuare le analogie Italiane con i paesi canaglia verso le donne.
Nel nostro paese le donne presidiano i Tribunali in occasione dei processi per femminicidio, e volta per volta si è visto tornare sotto forma di attenuante il concetto di irresponsabilità per follia, per gelosia, per disperazione o solitudine del delinquente. Insomma di nuovo, tra le righe, le donne nei tribunali e nelle sentenze tornano ad essere provocatrici e complici dei reati che subiscono.
Tra attenuanti, misure alternative, sempre e davvero sempre, chi ha accoltellato, ucciso, violentato, torna a farlo con un’altra vittima o con la stessa, laddove avesse fallito la prima volta.
E sempre in Italia il femminicidio è senza dubbio anche amministrativo. Le già esigue risorse (ma quando mai c’è stato il ben che minimo elemento per parlare di sprechi?) ai centri antiviolenza, sono state tagliate per la quasi totalità. Eppure quelle risorse sono una parte che riguarda il danno già avvenuto, cioè la violenza conclamata e denunciata. Riguardano il danno avvenuto. Eppure sono state tagliate.
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che non basta ricoverare e curare. Questo male sociale e radicato richiede risposte in termini di occupazione, di indipendenza dai capi famiglia, in termini di disponibilità abitativa.
Costi importanti da pagare sul piano nazionale e quello internazionale che, in periodo di crisi, sono l’investimento per lo sviluppo inimmaginabile che i Paesi nel mondo intero possono imprimere all’umanità attraverso la liberazione delle potenzialità femminili. .
Eppure piccoli e grandi Comuni, Provincie e Regioni continuano a sottrarre i fondi contro la violenza, per farne altro uso o per cercare di farne altro uso ( La Regione Campania fulgido esempio), illudendosi di continuare nella normalità dell’abuso verso le donne, e ricostruire la stabilità politica che la storia e i movimenti dei cittadini hanno ormai archiviato.
Nulla come la tolleranza verso la violenza sulle donne rende impresentabile la politica. Dovrebbe perciò stupire la pervicacia con la quale il potere continua a rimanere inerte di fronte al femminicidio. Invece non stupisce, per i noti e antichi motivi di predominio di un genere sull’altro, e per motivi nuovi. Si trattadella nascita delle lobbies maschiliste che in palamento, subornano, inducono, suggeriscono. Sono lobbies potenti che rivendicano una lettura della realtà ribaltata, che vede le donne come detentrici del potere nelle istituzioni, nelle famiglie, sul lavoro. Sono lobbies che hanno diversi nomi, spesso accattivanti, spesso apparentemente neutri, ma sono ben determinate a creare nuove forme di persecuzione “legale” verso le donne.
Forme inedite ed arcaiche si fondono in un quadro che non si addice al terzo millennio. Perpetrare la violenza sulle done sembra il terreno di accordo tra litiganti.
La parola sinergia tra media, politica, economia, tribunali e religioni, è quella che meglio descrive il cerchio da spezzare, e che le donne di volta in volta spezzano e continueranno a spezzare ogni volta che viene rattoppato. Qualcuna a costo della vita, ma in maggioranza vive e forti fino al risultato più vicino.
Il 25 novembre 2011 è necessario che venga nominata dovunque la legge organica per l’eliminazione della violenza, è necessario dare un nuovo impulso incurante dell’arretratezza della classe politica ancora imperante. Il modo per continuare a spezzare il cerchio.
Stefania Cantatore
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ACCOLTELLATE IN UN RAPTUS DI FOLLIA
Accoltellate in un raptus di follia. Di nuovo la stampa sintetizza così l’ennesimo crimine contro le donne in Italia.
A Posillipo, Napoli, tre donne accoltellate per diritto proprietario. È questa la vera follia, che non attenua ed anzi aggrava il delitto: il presunto diritto proprietario che induce la facoltà di uccidere, invalidare, schiavizzare.
È molto tempo che si sono affermate parole per dirlo questo delitto, che finisca o no nella morte: femminicidio. Ma anche queste parole non hanno scalfito la coscienza profonda nei media, nella politica, nei tribunali.
E nei tribunali è tornata la follia attenuante, il raptus, e quella che rende più grave il delitto non viene neanche nominata.
Sarà fra pochi giorni il 25 novembre, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, e siamo nel 2011, a due anni e pochi mesi dal 2014, l’anno nel quale tutti gli Stati membri dell’ONU si sono impegnati ad adeguare legislazioni, azioni di governo ed impiego delle risorse all’obiettivo dell’eliminazione del femminicidio, comunque e a qualsiasi titolo perpetrato.
Le faticose e deboli conquiste in questa lotta di portata mondiale, hanno una maternità che si chiama Antiviolenza donne, una sorta di cartello mondiale e solidale che non smette mai di lavorare e di trovare modi e tempi per “non capire ed adeguarsi” a culture, usi, costumi religiosi e leggi che fanno sinergia per nascondere, accogliere, giustificare ed infine favorire a violenza degli uomini sulle donne.
Non sono andati avanti gli stati, ed ognuno si ostina a chiamare ritardi quella che è una vera e propria determinazione politica a tollerare e rendere normale il femminicido.
In Italia manca una legge organica per il contrasto alla violenza degli uomini sulle donne: dopo le poderose manifestazioni degli anni passati, fatte da centinaia di migliaia di donne, il topolino partorito dal governo è stata una legge sullo stalking, per altro mal studiata, che costituisce l’infinitesima parte dei provvedimenti necessari ad un serio contrasto al femminicidio.
In tutta l’area del mediterraneo le leggi varate di fronte al femminismo duro e determinato delle donne dei cosiddetti paesi socialmente arretrati, vengono aggiornate ad un ritmo che consente ai poteri forti di riposizionare il predominio maschile di volta in volta.
Complessivamente nei rapporti tra Stati diventa quanto mai visibile un sistema di valori nei quali la vita delle donne, appunto, non costituisce un valore. E non parliamo solo delle fanciulle Italiane costrette ad ascoltare il dittatore Gheddafi. I trattati commerciali tra Stati sono intrattenuti spesso mettendo in conto che i diritti delle donne possano non costituire un problema, e che anzi nello scambio possa essere prevista una merce non dichiarata come tale : le donne. E anche in questo caso non ci riferiamo solo alle aberranti dichiarazioni di Berlusconi in merito al trattato tra Italia e Albania per l’immigrazione. La strage permanente di Ciudad Juarez, per esempio, è il prezzo in vite di donna pagato per il trattato commerciale tra Stati Unii e Messico.
Guardare fuori dal nostro paese ci aiuta a guardare meglio alle responsabilità oggettive del nostro Stato nello scenario internazionale, e ci aiuta anche ad individuare le analogie Italiane con i paesi canaglia verso le donne.
Nel nostro paese le donne presidiano i Tribunali in occasione dei processi per femminicidio, e volta per volta si è visto tornare sotto forma di attenuante il concetto di irresponsabilità per follia, per gelosia, per disperazione o solitudine del delinquente. Insomma di nuovo, tra le righe, le donne nei tribunali e nelle sentenze tornano ad essere provocatrici e complici dei reati che subiscono.
Tra attenuanti, misure alternative, sempre e davvero sempre, chi ha accoltellato, ucciso, violentato, torna a farlo con un’altra vittima o con la stessa, laddove avesse fallito la prima volta.
E sempre in Italia il femminicidio è senza dubbio anche amministrativo. Le già esigue risorse (ma quando mai c’è stato il ben che minimo elemento per parlare di sprechi?) ai centri antiviolenza, sono state tagliate per la quasi totalità. Eppure quelle risorse sono una parte che riguarda il danno già avvenuto, cioè la violenza conclamata e denunciata. Riguardano il danno avvenuto. Eppure sono state tagliate.
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che non basta ricoverare e curare. Questo male sociale e radicato richiede risposte in termini di occupazione, di indipendenza dai capi famiglia, in termini di disponibilità abitativa.
Costi importanti da pagare sul piano nazionale e quello internazionale che, in periodo di crisi, sono l’investimento per lo sviluppo inimmaginabile che i Paesi nel mondo intero possono imprimere all’umanità attraverso la liberazione delle potenzialità femminili. .
Eppure piccoli e grandi Comuni, Provincie e Regioni continuano a sottrarre i fondi contro la violenza, per farne altro uso o per cercare di farne altro uso ( La Regione Campania fulgido esempio), illudendosi di continuare nella normalità dell’abuso verso le donne, e ricostruire la stabilità politica che la storia e i movimenti dei cittadini hanno ormai archiviato.
Nulla come la tolleranza verso la violenza sulle donne rende impresentabile la politica. Dovrebbe perciò stupire la pervicacia con la quale il potere continua a rimanere inerte di fronte al femminicidio. Invece non stupisce, per i noti e antichi motivi di predominio di un genere sull’altro, e per motivi nuovi. Si trattadella nascita delle lobbies maschiliste che in palamento, subornano, inducono, suggeriscono. Sono lobbies potenti che rivendicano una lettura della realtà ribaltata, che vede le donne come detentrici del potere nelle istituzioni, nelle famiglie, sul lavoro. Sono lobbies che hanno diversi nomi, spesso accattivanti, spesso apparentemente neutri, ma sono ben determinate a creare nuove forme di persecuzione “legale” verso le donne.
Forme inedite ed arcaiche si fondono in un quadro che non si addice al terzo millennio. Perpetrare la violenza sulle done sembra il terreno di accordo tra litiganti.
La parola sinergia tra media, politica, economia, tribunali e religioni, è quella che meglio descrive il cerchio da spezzare, e che le donne di volta in volta spezzano e continueranno a spezzare ogni volta che viene rattoppato. Qualcuna a costo della vita, ma in maggioranza vive e forti fino al risultato più vicino.
Il 25 novembre 2011 è necessario che venga nominata dovunque la legge organica per l’eliminazione della violenza, è necessario dare un nuovo impulso incurante dell’arretratezza della classe politica ancora imperante. Il modo per continuare a spezzare il cerchio.
Stefania Cantatore
giovedì 10 novembre 2011
Andrea Coffari.....a tutela dell'infanzia
Movimento per l'Infanzia
Oggi presso un Tribunale per i Minorenni, del quale, per adesso, non rivelo la sede, un giudice ha dettato il quesito al Consulente Tecnico d'Ufficio, il quesito espressamente indicava al Consulente di verificare se fra la madre e il figlio si era instaurata la PAS.
Ho contestato il testo del quesito spiegando al giudice che la PAS non esiste, che sarebbe come chiedere di applicare una legge che non è stata mai approvata, ho aggiunto anche che la PAS è orientata univocamente a cercare disfunzioni nel rapporto madre-figlio, dimenticandosi delle problematiche che possono riguardare il rapporto padre-figlio.
Orientare la CTU verso un'unica soluzione è parziale e crea, fin dall'origine, i presupposti per un pre-giudizio.
Ciò che è incredibile è che il padre è processato per maltrattamenti e lesioni nei confronti della moglie e il figlio ha dichiarato di avere assistito (ovviamente soffrendone) agli atti di violenza.
Lo stesso figlio ha raccontato anche che il padre abusava di lui, ma il PM, guarda caso, ha chiesto l'archiviazione perchè il Consulente del PM ha sospettato una PAS!
Il risultato quale è?
Che puoi violentare tranquillamente i tuoi figli e fare violenza alla moglie, al massimo se ti lamenti o denunci ci sarà sempre un giudice, almeno oggi incredibilmente c'è stato, che chiederà ad un Consulente Tecnico di verificare che tuo figlio e tua moglie sono malati, di una malattia che non esiste, s'intende, di una malattia pensata da un uomo perverso (Gradner) che ha scritto cose abominevoli sui bambini e che, a pieno titolo, è da considerarsi un ideologo della pedofilia.
Ma il solerte CTU osservando i sintomi che il perverso Gardner ha individuato, prima di ogni sentenza, prima di ogni verifica, diagnosticherà la PAS e questa diagnosi diventerà il criterio con il quale I PM o i giudici penali chiuderanno il caso o assolveranno.
Siamo alla follia.
Sparisce ogni garanzia processuale, sparisce la cognizione del fatto, il tabù dell'incesto ha vinto, l'ideologo della pedofilia, Gardner, ha vinto e con lui i suoi seguaci, i giudici hanno risolto un problema spinoso prima ancora di affrontarlo, tutto nell'interesse prevalente del bambino, s'intende, nella promozione dei diritti dei bambini, s'intende, specialmente il diritto all'ascolto del bambino, s'intende, così esattamente come il maestro Gardner insegna e i suoi allievi-seguaci imparano.
O si capisce che è necessario mobilitare le coscienze oppure arrendiamoci all'idea che è la cultura pedofila (quella di Gardner e di Underwagher - del quale parleremo nelle prossime puntate) a dettare regole, sindromi e sintomi con i quali far tacere i bambini e le donne vittime di violenza.
Oggi presso un Tribunale per i Minorenni, del quale, per adesso, non rivelo la sede, un giudice ha dettato il quesito al Consulente Tecnico d'Ufficio, il quesito espressamente indicava al Consulente di verificare se fra la madre e il figlio si era instaurata la PAS.
Ho contestato il testo del quesito spiegando al giudice che la PAS non esiste, che sarebbe come chiedere di applicare una legge che non è stata mai approvata, ho aggiunto anche che la PAS è orientata univocamente a cercare disfunzioni nel rapporto madre-figlio, dimenticandosi delle problematiche che possono riguardare il rapporto padre-figlio.
Orientare la CTU verso un'unica soluzione è parziale e crea, fin dall'origine, i presupposti per un pre-giudizio.
Ciò che è incredibile è che il padre è processato per maltrattamenti e lesioni nei confronti della moglie e il figlio ha dichiarato di avere assistito (ovviamente soffrendone) agli atti di violenza.
Lo stesso figlio ha raccontato anche che il padre abusava di lui, ma il PM, guarda caso, ha chiesto l'archiviazione perchè il Consulente del PM ha sospettato una PAS!
Il risultato quale è?
Che puoi violentare tranquillamente i tuoi figli e fare violenza alla moglie, al massimo se ti lamenti o denunci ci sarà sempre un giudice, almeno oggi incredibilmente c'è stato, che chiederà ad un Consulente Tecnico di verificare che tuo figlio e tua moglie sono malati, di una malattia che non esiste, s'intende, di una malattia pensata da un uomo perverso (Gradner) che ha scritto cose abominevoli sui bambini e che, a pieno titolo, è da considerarsi un ideologo della pedofilia.
Ma il solerte CTU osservando i sintomi che il perverso Gardner ha individuato, prima di ogni sentenza, prima di ogni verifica, diagnosticherà la PAS e questa diagnosi diventerà il criterio con il quale I PM o i giudici penali chiuderanno il caso o assolveranno.
Siamo alla follia.
Sparisce ogni garanzia processuale, sparisce la cognizione del fatto, il tabù dell'incesto ha vinto, l'ideologo della pedofilia, Gardner, ha vinto e con lui i suoi seguaci, i giudici hanno risolto un problema spinoso prima ancora di affrontarlo, tutto nell'interesse prevalente del bambino, s'intende, nella promozione dei diritti dei bambini, s'intende, specialmente il diritto all'ascolto del bambino, s'intende, così esattamente come il maestro Gardner insegna e i suoi allievi-seguaci imparano.
O si capisce che è necessario mobilitare le coscienze oppure arrendiamoci all'idea che è la cultura pedofila (quella di Gardner e di Underwagher - del quale parleremo nelle prossime puntate) a dettare regole, sindromi e sintomi con i quali far tacere i bambini e le donne vittime di violenza.
lunedì 7 novembre 2011
LATINA SCALO SOSTEGNO A GENOVA MERCOLEDI 9 NOVEMBRE
MERCOLEDI 9 NOVEMBRE A PARTIRE DALLE 14.30 FINO ALLE 19.30 ASSIEME AL CONSIGLIERE COMUNALE E CAPOGRUPPO UDC MAURO ANZALONE SAREMO IN PIAZZA SAN GIUSEPPE A LATINA SCALO PER CONTINUARE LA RACCOLTA DEI BENI NECESSARI DA INVIARE A GENOVA... RICORDO A GLI AMICI DI LATINA A SCALO CHE NECESSITIAMO DI CIBO A LUNGA CONSERVAZIONE COME BISCOTTI PASTA LATTE , MA SOPRATUTTO DI MEDICINALI ANTIPIRETICI PER I BAMBINI... SABATO 12 NOVEMBRE VERRA' CONSEGNATO IL TUTTO ALLA PROTEZIONE CIVILE DI VERNAZZA DALL'ASSOCIAZIONE VALORE DONNA........
IL LABORATORIO DI BABBO NATALE
L'ASSOCIAZIONE VALORE DONNA, ORGANIZZA UN LABORATORIO DI DECORAZIONI NATALIZIE. LA FINALITA' DEL LABORATORIO E' LA CREAZIONE DI DECORAZIONI NATALIZIE, UTILIZZANDO MATERIALE DI RECUPERO FACILMENTE REPERIBILE IN TUTTE LE CASE. I BAMBINI DOVRANNO PORTARE IL SEGUENTE... MATERIALE (QUELLO CHE RIUSCIRANNO A TROVARE):TAPPI DI SUGHERO, CARTONI, NASTRI, LANA, OVATTA,CALZE DI NYLON, MOLLETTE PER PANNI, BUSTINE DI TE USATE, FOGLI DI CARTA, PENNARELLI, VASETTI DI VETRO CON TAPPO, CARTA VELINA,SPAGO.............. IL LABORATORIO E' DESTINATO AI BAMBINI DELLE CLASSI ELEMENTARI. SI SVOLGERA' DOMENICA 20 NOVEMBRE DALLE 15.30 ALLE 19.30 (LUOGO DA DEFINIRE) LA PARTECIPAZIONE E' GRATUITA MA PER MOTIVI ORGANIZZATIVI E' INDISPENSABILE DARE ADESIONE. PER LE MAMME THE E BISCOTTIVisualizza altro BAMBINI PARTECIPATE NUMEROSI! |
sabato 5 novembre 2011
AIUTO PER LA POPOLAZIONE DI GENOVA
'Valore Donna' si mobilita per la popolazione ligure
riceviamo e pubblichiamo
L'Associazione Valore Donna, presieduta da Valentina Pappacena e operativa a Latina da circa 1 anno, in collaborazione con la Protezione Civile di Latina e altre associazioni di volontariato, è impegnata nella raccolta di medicinali antipiretici per i bambini e cibo a lunga scadenza destinato alle popolazioni di Genova, La Spezia e delle Cinque Terre colpite dalle alluvioni degli ultimi giorni. A partire da lunedì 7 fino a venerdì 12 novembre nella fascia oraria 9.30-12 presso i locali del Circolo cittadino 'Sante Palumbo' di piazza del Popolo sarà possibile lasciare i beni richiesti. La medesima iniziativa è programmata dalle ore 17.30 alle 19.30 presso l'associazione nazionale Carabinieri - Nucleo Protezione civile di viale Kennedy 32. "Chiediamo ai cittadini di Latina di aderire alle nostre iniziative di solidarietà volte a rendere meno pesante la situazione in Liguria. Latina ha l'occasione per essere in prima fila nella grande catena di solidarietà attivata dal resto del nostro Paese" ha affermato il presidente dell'associazione Valore Donna, Valentina Pappacena. "Sono rimasta negativamente colpita dalla mancata chiusura delle scuole a Genova nonostante l'allarme nubifragio fosse stato lanciato per tempo -ha proseguito Valentina Pappacena- da donna impegnata per la tutela del mondo dell'infanzia mi sento di condannare l'operato dell'amministrazione comunale del capoluogo ligure, che ha messo a repentaglio la vita di tante piccole creature".
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=raccolta%2Bper%2Bgenova%2Bvalore%2Bdonna&source=web&cd=10&ved=0CHIQFjAJ&url=http%3A%2F%2Fwww.latinanotizie.it%2Farticolo.php%3Fid%3D19861&ei=UTe1Tsn_I-n04QSVibnLAw&usg=AFQjCNE-1aAJxrPyUANz13q09BmCvn5NdA
riceviamo e pubblichiamo
L'Associazione Valore Donna, presieduta da Valentina Pappacena e operativa a Latina da circa 1 anno, in collaborazione con la Protezione Civile di Latina e altre associazioni di volontariato, è impegnata nella raccolta di medicinali antipiretici per i bambini e cibo a lunga scadenza destinato alle popolazioni di Genova, La Spezia e delle Cinque Terre colpite dalle alluvioni degli ultimi giorni. A partire da lunedì 7 fino a venerdì 12 novembre nella fascia oraria 9.30-12 presso i locali del Circolo cittadino 'Sante Palumbo' di piazza del Popolo sarà possibile lasciare i beni richiesti. La medesima iniziativa è programmata dalle ore 17.30 alle 19.30 presso l'associazione nazionale Carabinieri - Nucleo Protezione civile di viale Kennedy 32. "Chiediamo ai cittadini di Latina di aderire alle nostre iniziative di solidarietà volte a rendere meno pesante la situazione in Liguria. Latina ha l'occasione per essere in prima fila nella grande catena di solidarietà attivata dal resto del nostro Paese" ha affermato il presidente dell'associazione Valore Donna, Valentina Pappacena. "Sono rimasta negativamente colpita dalla mancata chiusura delle scuole a Genova nonostante l'allarme nubifragio fosse stato lanciato per tempo -ha proseguito Valentina Pappacena- da donna impegnata per la tutela del mondo dell'infanzia mi sento di condannare l'operato dell'amministrazione comunale del capoluogo ligure, che ha messo a repentaglio la vita di tante piccole creature".
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=raccolta%2Bper%2Bgenova%2Bvalore%2Bdonna&source=web&cd=10&ved=0CHIQFjAJ&url=http%3A%2F%2Fwww.latinanotizie.it%2Farticolo.php%3Fid%3D19861&ei=UTe1Tsn_I-n04QSVibnLAw&usg=AFQjCNE-1aAJxrPyUANz13q09BmCvn5NdA
mercoledì 2 novembre 2011
Pedica alla fiaccolata per Manuel
Cronaca
Roma - Manuel Tartavini, una morte tutta da chiarire: oltre 200 persone alla fiaccolata
Roma - Oltre 200 persone ieri sera a Labaro hanno partecipato alla fiaccolata in ricordo di Manuel Tartavini, a distanza di due anni dalla sua scomparsa. Sul decesso di questo bambino sono ancora troppe le ombre che aleggiano.
La tragedia è avvenuta nell'ottobre 2009 nella clinica Villa San Pietro. "Era entrato con un principio di pleurite e di polmonite -ha araccontato la madre Raffaella- era un ragazzino sanissimo, non aveva mai avuto una malattia. Ci avevano detto inizialmente che si trattava del virus H1N1. Ma poi le analisi hanno escluso che fosse influenza A. Ma ciò che ha fatto più rabbia è l'incuria del personale sanitario. É morto di domenica e nel reparto non c’era nessuno, neanche un pediatra, solo due internisti e un’infermiera che sono entrati nel panico e non l’hanno saputo salvare".
Il pm Paolo D’Ovidio della Procura di Roma aveva aperto un’inchiesta. Il fascicolo era contro ignoti. E' stato ipotizzato il reato di omicidio colposo. Ma recentemente sarebbe stata avanzata la richiesta di archiviazione del caso.
Eppure restano tanti interrogativi sui 12 giorni trascorsi fra l'ottobre ed il novembre 2009. Negligenze, incuranze, sottovalutazione del problema, sembrano essere qualcosa più di semplici ipotesi.
Il senatore Stefano Pedica dell'Idv era presente alla fiaccolata di ieri. Pedica è intervenuto a piazza Marta Russo per chiedere giustizia e chiarezza sul caso. Il parlamentare ha inviato il fascicolo alla Commissione d'inchiesta sugli errori sanitari, presieduta da LeoLuca Orlando.
Ad appoggiare la battaglia di Maurizio e Raffaella, i genitori di Manuel, è anche l'associazione Valore Donna, presieduta da Valentina Pappacena.
Una proposta concreta che potrebbe essere subito farsi strada è quella avanzata proprio dalla signora Raffaella, sull'introduzione delle webcam nelle sale operatorie. "Serve un sistema per controllare il lavoro dei medici -ha dichiarato la signora- le webcam potrebbero verificare ciò che accade. Nessuno può chiudersi in una stanza e nascondere il proprio operato al pubblico. Chiediamo trasparenza negli atti ospedalieri. I medici svolgono un servizio pubblico. Tutto deve essere fatto alla luce del sole".
Roma - Manuel Tartavini, una morte tutta da chiarire: oltre 200 persone alla fiaccolata
Roma - Oltre 200 persone ieri sera a Labaro hanno partecipato alla fiaccolata in ricordo di Manuel Tartavini, a distanza di due anni dalla sua scomparsa. Sul decesso di questo bambino sono ancora troppe le ombre che aleggiano.
La tragedia è avvenuta nell'ottobre 2009 nella clinica Villa San Pietro. "Era entrato con un principio di pleurite e di polmonite -ha araccontato la madre Raffaella- era un ragazzino sanissimo, non aveva mai avuto una malattia. Ci avevano detto inizialmente che si trattava del virus H1N1. Ma poi le analisi hanno escluso che fosse influenza A. Ma ciò che ha fatto più rabbia è l'incuria del personale sanitario. É morto di domenica e nel reparto non c’era nessuno, neanche un pediatra, solo due internisti e un’infermiera che sono entrati nel panico e non l’hanno saputo salvare".
Il pm Paolo D’Ovidio della Procura di Roma aveva aperto un’inchiesta. Il fascicolo era contro ignoti. E' stato ipotizzato il reato di omicidio colposo. Ma recentemente sarebbe stata avanzata la richiesta di archiviazione del caso.
Eppure restano tanti interrogativi sui 12 giorni trascorsi fra l'ottobre ed il novembre 2009. Negligenze, incuranze, sottovalutazione del problema, sembrano essere qualcosa più di semplici ipotesi.
Il senatore Stefano Pedica dell'Idv era presente alla fiaccolata di ieri. Pedica è intervenuto a piazza Marta Russo per chiedere giustizia e chiarezza sul caso. Il parlamentare ha inviato il fascicolo alla Commissione d'inchiesta sugli errori sanitari, presieduta da LeoLuca Orlando.
Ad appoggiare la battaglia di Maurizio e Raffaella, i genitori di Manuel, è anche l'associazione Valore Donna, presieduta da Valentina Pappacena.
Una proposta concreta che potrebbe essere subito farsi strada è quella avanzata proprio dalla signora Raffaella, sull'introduzione delle webcam nelle sale operatorie. "Serve un sistema per controllare il lavoro dei medici -ha dichiarato la signora- le webcam potrebbero verificare ciò che accade. Nessuno può chiudersi in una stanza e nascondere il proprio operato al pubblico. Chiediamo trasparenza negli atti ospedalieri. I medici svolgono un servizio pubblico. Tutto deve essere fatto alla luce del sole".
martedì 1 novembre 2011
Tragica fatalità....muore un bambino di 12 anni
ROMA - Un ragazzino di 12 anni, Giuseppe Soviero, è morto a Borgo San Michele, alle porte di Latina, in seguito alla scoppio di uno pneumatico di un trattore. L'incidente è avvenuto poco dopo le 13. Il ragazzino è stato colpito dalla gomma al braccio sinistro, dal quale ha perso molto sangue, e al torace da una delle anime in acciaio dello pneumatico, finendo sbalzato a tre metri di distanza.
Il fatto è avvenuto presso un fondo agricolo in strada Giulia, mentre i familiari erano a tavola per il pranzo e il 12enne era uscito per giocare nel cortile. Lo scoppio ha fatto accorrere immediatamente i parenti ma quando sono arrivati i soccorsi, l'eliambulanza dell'Ares 118, per il bambino non c'era già più nulla da fare.
Il 12enne avrebbe colpito con una mazzetta da cinque chili la ruota posteriore del vecchio trattore, con una pala meccanica, che raramente veniva utilizzato. Era il suo gioco preferito: ci saliva sopra, lo guidava, lo smontava. Ed oggi proprio la sua passione lo ha ucciso. Giuseppe era l'unico figlio della coppia. La madre ed il padre, separatamente, avevano avuto altri figli ma che non vivevano con loro. La mamma e la zia del ragazzino sono ricorse alle cure dei medici perchè colpite da malore.
Il fatto è avvenuto presso un fondo agricolo in strada Giulia, mentre i familiari erano a tavola per il pranzo e il 12enne era uscito per giocare nel cortile. Lo scoppio ha fatto accorrere immediatamente i parenti ma quando sono arrivati i soccorsi, l'eliambulanza dell'Ares 118, per il bambino non c'era già più nulla da fare.
Il 12enne avrebbe colpito con una mazzetta da cinque chili la ruota posteriore del vecchio trattore, con una pala meccanica, che raramente veniva utilizzato. Era il suo gioco preferito: ci saliva sopra, lo guidava, lo smontava. Ed oggi proprio la sua passione lo ha ucciso. Giuseppe era l'unico figlio della coppia. La madre ed il padre, separatamente, avevano avuto altri figli ma che non vivevano con loro. La mamma e la zia del ragazzino sono ricorse alle cure dei medici perchè colpite da malore.
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