lunedì 30 gennaio 2012

La donna vampiro e il cannibale innamorati.....

MILANO - In passato hanno attirato l'attenzione dei media scandinavi per i loro efferati delitti. Adesso tornano sulle prime pagine dei giornali nordeuropei per il loro insolito amore. La «donna vampiro» e il «cannibale di Skara», al secolo Michelle Gustafsson e Isakin Jonsson, autori di due dei più feroci delitti portati a termine negli ultimi anni in Svezia, si sarebbero innamorati e dichiarano di essere pronti a sposarsi. Lo racconta il tabloid svedese Expressen che rileva come la relazione tra i due criminali sia nata dietro le sbarre dell’ospedale psichiatrico «Karsuddens», a Katrineholm, nella parte meridionale del paese scandinavo, dove i due sono attualmente rinchiusi e curati.
IL SANGUINOSO PASSATO - Michelle Gustafsson ha 23 anni ed è stata arrestata per aver ucciso a pugnalate nel 2010 un uomo, padre di 4 figli. Lei afferma di non ricordare nulla del delitto. Il nickname «donna vampiro» le è stato affibbiato dalla stampa dopo che si è scoperto che gestiva un blog da dove annunciava minacciosa di voler tagliare la gola a una moltitudine di passeggeri della metropolitana di Stoccolma. Sempre sul blog erano state postate diverse foto raccapriccianti: Michelle compariva travestita da vampiro, con la bocca completamente coperta di sangue mentre nelle mani stringeva un coltello e una sega elettrica. Non meno cruento è il passato del suo promesso sposo. Il trentatreenne Isakin Jonsson è stato condannato nel marzo del 2011 per l’omicidio dell'ex fidanzata Helle Christensen, anche lei madre di cinque figli. Dopo aver commesso il delitto, il cannibale di Skara, cittadina di circa 18.000 abitanti nella contea di Västra Götaland, avrebbe prima tagliato la testa della donna e poi avrebbe mangiato alcuni parti del suo corpo. Giudicato insano di mente da un tribunale svedese, Johnson ha confessato al tabloid di non aver alcun rimorso per aver ucciso l'ex e di aver portato a termine quest'atroce mattanza solo per evitare l’ergastolo e finire in un istituto psichiatrico.

VITA ASSIEME - La «donna vampiro» ha raccontato all'Expressen la genesi di quest’amore: «Ci siamo conosciuti il 13 novembre scorso - ha dichiarato la Gustafsson -. Poi nei giorni successivi sulla chat di Msn mi ha chiesto di diventare la sua ragazza». Il cannibale di Skara afferma di essere cambiato e di voler sposare la ventitreenne: «Amo Michelle - confessa al tabloid svedese -. Non ho mai incontrato una donna come lei. Mi piacerebbe condurre una nuova vita, lontano dal crimine». Entrambi i killer dovranno rimanere nell'istituto fino a quando i dottori lo riterranno opportuno e probabilmente resteranno nell'ospedale psichiatrico ancora per diversi anni (in passato alcuni criminali molto pericolosi sono rimasti richiusi nella struttura anche più di due decenni). Tuttavia - come conferma la "donna vampiro" – la coppia non perde le speranze: «Vogliamo andare a vivere assieme – annuncia la ventitreenne ai lettori svedesi –. Vogliamo tenere dei cani e passare il tempo a coltivare i nostri hobby ovvero i tatuaggi e i piercing».

sabato 28 gennaio 2012

Risposta a mamma Federica del vaticano

Vaticano 20 GENNAIO 2012

Gentile Signora,
è pervenuta la cortese lettera, con la quale Ella ha voluto confidare al
Santo Padre la propria situazione familiare, chiedendo il conforto di una
parola e di un ricordo orante.
\
,\..
Nel ringraziare per il devoto gesto, il Sommo Pontefice esorta a
perseverare nella preghiera, fiduciosa nella vicinanza del Signore e nel
sostegno della sua grazia che non viene mai meno nel momento della prova
e, mentre invoca la materna intercessione di Maria Santissima, Le invia la
Benedizione Apostolica, pegno di
serenitàe _.4i~sp~~~~~~~,--est~lld~Il~~!~'",', -" ".7-_/-_->
volentieri alle persone care, con particolare e affettuoso pensiero per la
piccola
:.~_;o,;;CC'.-.,
r
.
I
I.
Con sensi di distinta stima
Mons. Peter B. Wells

giovedì 26 gennaio 2012

Quante sono in Italia le baby mamme?

Zainetti e biberon. Aumentano in Italia le mamme-teenager under-19, tanto che le gravidanze tra adolescenti sono circa 10.000 l'anno. Ed il fenomeno è in crescita anche tra le più giovani: nel 2007, infatti, le ragazze sotto i 16 anni che hanno partorito sono state 700, per arrivare a circa 2.500 negli anni successivi. Una situazione già definita "preoccupante" dai ginecologi della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), poiché avere figli in età precoce comporta seri rischi sia per il neonato che per la madre. Tanto più se a nascere, come è successo a Benevento, sono due gemelli da una madre appena quindicenne. Alla base del fenomeno, rilevano vari esperti, figurano spesso condizioni socio-economiche svantaggiate e bassi livelli di istruzione.

- IN ITALIA 10.000 GRAVIDANZE UNDER-19 ANNO, PICCO IMMIGRATE: Le mamme adolescenti in Italia sono dunque in aumento: da 9.525 del 2006 a 9.583 l'anno successivo, un incremento dello 0,5% in soli 12 mesi secondo l'Istat. L'incremento registrato dal 2006 al 2007 è però quasi tutto a carico delle giovani immigrate: se i parti fra le italiane under 19 sono passati da 7.178 a 7.088, fra le loro coetanee straniere sono passati da 2.347 a 2.495.

- PIU' BABY-MAMME AL SUD: Il 71% delle baby-mamme vive al Sud e nelle isole. Qui, secondo una stima dell'associazione Save the children, i nati da madri under 20 rappresentano il 3% del totale delle nascite nell'area, a fronte dell'1,3% nell'Italia nord-orientale e nord-occidentale e dell'1,1% dell'Italia centrale. Circa il 60% delle mamme adolescenti ha un marito o un compagno, mediamente giovane (tra i 18 e i 21 anni). Solo una piccola parte delle mamme adolescenti (19%) ha un lavoro, molte si sono fermate alla scuola dell'obbligo o hanno successivamente interrotto gli studi.

- I NUMERI DELLE MAMME-TEENAGER NEL MONDO, IN TESTA PVS E USA: Circa 15 milioni di adolescenti tra 15 e 19 anni danno alla luce ogni anno più del 10% dei nati a livello mondiale. La frequenza maggiore si registra nei Paesi in via sviluppo, dove il numero di parti tra 15-19 anni varia da 115 su 1000 dell'Africa a 75 su 1000 dell'America Latina a 30 su 1000 dell'Asia. Tra i Paesi economicamente sviluppati, le gravidanze tra teenager segnano un record negli Usa, dove sono 800.000 l'anno (58 su 1000).

Altra Baby mamma in Campania

Quindici anni lei, quattordici lui, la scuola dell'obbligo ancora da terminare ed una coppia di gemelli da crescere. A pochi giorni dalla vicenda della ragazzina tredicenne di Frattamaggiore che a scuola allatta il suo bambino, in Campania un altro caso di baby mamma. Questa volta il parto è stato doppio: un maschietto ed una femminuccia in perfetta salute venuti al mondo a Benevento presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia, diretto dal professor Gennaro Trezza, dell'Azienda ospedaliera Rummo. Massimo riserbo sull'identità dei neogenitori che abitano lei a Cervinara e lui a Rotondi, in provincia di Avellino, dove frequentano la stessa scuola media: i nomi scelti per i gemelli sono Claudio e Noemi. "Poco più che bambini i genitori dei gemelli, giovanissimi anche i nonni che non arrivano a 40 anni.

Si tratta di un caso eccezionale che evidenzia la professionalità dei nostri medici" dice Nicola Boccalone, direttore generale dell'Azienda ospedaliera Rummo di Benevento. "Da un punto di vista medico è andato tutto bene, madre e figli sono in buona salute e in attesa di essere dimessi. L'intera gravidanza è stata seguita dai medici del Rummo - prosegue il manager - e l'azienda ospedaliera ha fornito anche un accompagnamento da parte dell'assistenza sociale all'intera famiglia. Il supporto ricevuto non è stato solo psicologico, ma abbiamo accompagnato genitori e nonni anche nei delicati rapporti con il Tribunale". Nonostante la giovane età sin dall'inizio, e con il consenso dei rispettivi genitori, la baby mamma e il baby papà hanno deciso di portare avanti la gravidanza. Solo negli ultimi tempi, prossima al parto, lei non è più riuscita a frequentare con assiduità le lezioni di terza media. Ora i "baby nonni" sono in attesa della decisione del tribunale dei Minori di Napoli a cui hanno richiesto l'affido dei gemellini i quali dovrebbero andare a vivere in casa dei nonni materni, insieme ai fratellini della loro mamma.

La giovanissima coppia annuncia sin d'ora l'intenzione di convolare a nozze in chiesa, appena raggiunta la maggiore età, festeggiando insieme ai gemellini. La notizia della madre minorenne avellinese arriva pochi giorni dopo il ritorno a scuola della 13enne di Frattamaggiore (Napoli), tra i banchi con la piccola nata lo scorso novembre. La studentessa-madre aveva rinunciato alle lezioni per allattare la sua bambina. Per contrastare l'abbandono scolastico era stata allestita una "nursery" in presidenza.

Richiesta di archiviazione per la denuncia nei confronti della Cavallo

 



LA GIUSTIZIA HA DUE VELOCITA’

A mamma Federica la bimba di sette anni è stata sottratta il 14 dicembre 2011.

Questo abnorme ed ingiusto provvedimento, emesso dal Tribunale per i Minorenni di Roma, è stato immediatamente reclamato, tuttavia si aspetta ancora oggi, sono trascorsi 44 giorni ovvero un mese e mezzo, una decisione da parte della Corte di Appello di Roma.

Per questi fatti, in data 21/12/2011 mamma Federica ha denunziato, tra gli altri, il Presidente del Tribunale per i Minorenni del Lazio, Dott.ssa Carmela Cavallo per abuso.

In data 24/1/2012 il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, dott. Giacomo Fumu, ha già deciso: “ha richiesto l’archiviazione” della denuncia contro il Giudice Carmela Cavallo e  sono trascorsi appena un mese e tre giorni.

Mamma Federica, tramite il suo Avvocato Giuseppe Lipera, proporrà ovviamente opposizione avverso questa richiesta di archiviazione dinanzi al GIP di Perugia, però sta di fatto intanto, che la Giustizia in Italia ha due velocità: “la richiesta di archiviazione decisa dal Procuratore della Repubblica di Perugia che riguardava un Magistrato (che non ha subito alcun danno) tempestiva ed immediata, una bambina di sette anni che soffre in un piccolo carcere, ancorché denominato casa famiglia, può attendere”.

Roma 26 gennaio 2012

Avv. Giuseppe Lipera

 

mercoledì 25 gennaio 2012

Mazzola e l'alienazione genitoriale

Padri e bambini negati. Per legge Ci sono padri straordinariamente felici di essere padri e di fare da padri. Perché è l’esperienza più bella della loro vita. Perché il figlio è, la loro vita. Perché crescere, educare, giocare, gioire col proprio cucciolo nutre il cuore, la mente, l’anima.

Ci sono madri che negano ai padri questo diritto. Negandogli così di vivere.

Ci sono padri che passano notti e settimane insonni; che subiscono: alienazioni genitoriali, telefonate interrotte con il figlio, figli manipolati, menzogne inculcate nel figlio e parole infamanti; assistono ad: accordi violati, aggressioni al patrimonio; vivono improvvisi sospetti imprevisti del figlio. Padri che vivono il figlio come un ostaggio, vile merce di scambio, corpo contundente, strumento di vendetta; arma non convenzionale. Ci sono padri che non vivono più serenamente, che non lavorano più serenamente, che non gioiscono più, che non riescono più ad immaginare il proprio futuro. Ci sono padri che si impoveriscono, aggrediti patrimonialmente. Che finiscono a fare la coda dai padri gesuiti o dormono in auto. Che hanno sconvolgimenti esistenziali non più riparabili, destinati a restare come inchiostro d’odio su candida seta. Ci sono padri negati.

Uno dei maggiori drammi della società moderna, nella quale una coppia su due è destinata a separarsi, riguarda i padri che si “separano”, ai quali si oppongono le madri con “violenza” negando loro l’esercizio della condivisione genitoriale nella crescita del figlio. La letteratura spiega che in una “separazione” (in un matrimonio o in una convivenza more uxorio) le donne tendono spesso a usare il figlio come arma e i padri invece strumentalizzano il mantenimento.

Il legislatore è intervenuto con la legge 8 febbraio 2006, n. 54 (separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli), capovolgendo il sistema allora vigente, in base al quale i figli venivano affidati a uno dei genitori secondo il prudente apprezzamento del presidente del tribunale o del giudice o secondo le intese raggiunte dai coniugi.

Le nuove norme attuano il principio della bigenitorialità (invalso negli ordinamenti europei e presente nella Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989, con cui si riconosce il preminente e superiore interesse del bambino, da attuarsi in ogni decisione, azione legislativa, provvedimento giuridico), riconoscendo a entrambi i genitori il diritto di essere realmente tali verso il bimbo e il contestuale diritto del bimbo di essere cresciuto da entrambi.

Con la legge n. 54/06 sono state apportate modifiche al codice di procedura civile e, in caso di separazione dei genitori, i figli saranno affidati come regola a entrambi i genitori, ed eccezionalmente solo a uno quando in tal senso spinga l’interesse del minore e l’affidamento condiviso ne determini una situazione di pregiudizio. Il principio è fondamentale ma in una situazione conflittuale è difficile metterlo in pratica, soprattutto se la forbice tra i genitori (educazione, residenze, abitudini) si allarga. Diventa dunque essenziale il ruolo del giudice e degli avvocati che assistono le parti.

Occorre infatti che la legge venga applicata con equilibrio, saggezza e responsabilità, dai giudici minorili e che gli avvocati che assistono i genitori in tale delicato conflitto siano innanzitutto competenti, esperti e responsabili. Ho invece conosciuto tanti cialtroni che danneggiano le parti e soprattutto l’interesse dei minori arrecando danni irreparabili. Tali incompetenti andrebbero sanzionati con la radiazione o l’espulsione.

Il Tribunale per i Minorenni (T.M.) esercita nello spirito della realizzazione del migliore interesse del minore e ha giurisdizione penale, civile e amministrativa. E’ organo specializzato della giustizia, composto da quattro giudici (due togati e due onorari).  In Italia ci sono 29 tribunali minorili, con 782 magistrati, dei quali circa 600 sono onorari. La selezione dei giudici andrebbe fatta col massimo rigore possibile poiché gestiscono situazioni di straordinaria importanza.

La competenza in materia civile non è esclusiva (concorrente con il tribunale ordinario e e il giudice tutelare) ma di assoluto rilievo, decidendo anche in tal senso: interventi a tutela dei minori i cui genitori non adempiono in modo adeguato o affatto ai doveri verso i figli (art. 147 cod. civ.); può limitare l’esercizio della potestà genitoriale, attivando l’intervento dei servizi socio-sanitari (art. 333 cod. civ.); può allontanare il minore dalla casa familiare (artt. 330, 333 e 336 cod. civ.); può dichiarare i genitori decaduti dalla potestà sui figli (art. 330 cod. civ.); può dichiarare lo stato di adottabilità del minore; regola l’affidamento dei figli di genitori non sposati, che hanno cessato la convivenza e che sono in situazione di conflitto rispetto all’esercizio della potestà genitoriale (art. 317 bis cod. civ.).

Ricordiamoci dunque che dove c’è un padre negato, c’è sempre un bambino negato.

Affido condiviso e abuso di Marcello Adriano Mazzola

Affidamento condiviso e abuso Le riflessioni di qualche giorno fa sull’affidamento condiviso hanno scatenato una veemente tempesta, anche una sorta di brain storming. Appassionata, sentita, vissuta. Ciò conferma quanto il tema sia di straordinaria attualità posto che investe una parte consistente delle coppie che si separano, oramai la metà.

Poche volte ci si separa amichevolmente e nel conflitto conseguente alla separazione si apre la contesa dei figli. Se la contesa viene affrontata da genitori equilibrati, responsabili, consapevoli e ad armi pari, il conflitto si stempera in poco tempo, senza alcun spargimento di “sangue”. In caso contrario, ove manchino alcuni tra tali prerequisiti il conflitto può prendere pieghe anche devastanti. Con danni irreparabili, patrimoniali e non patrimoniali.
Come già scrissi, l’auspicio è che i genitori separandi abbiano tali caratteristiche ma appunto ove non le abbiano, – ed anche solo uno tra di essi, poiché per non litigare occorre essere in due, potendo uno solo tra i due imporre il conflitto all’altro suo malgrado, come spesso accade – diviene fondamentale il ruolo dei terzi chiamati a dirimere o quanto meno regolamentare il conflitto: giudici, avvocati, assistenti sociali, consulenti. Ciò pretende che essi siano competenti (direi molto, poiché è pretesa una particolare specializzazione), equilibrati (ed equidistanti, direi anche dal proprio cliente), retti ed onesti (intellettualmente e moralmente).

Ho conosciuto giudici e avvocati straordinari, potrei raccontarveli. Ho conosciuto anche tanti cialtroni particolarmente dannosi per entrambi i genitori (dunque anche per il proprio cliente, se avvocati) e soprattutto per il minore. Cialtroni che trattano il cliente come se trattassero un sinistro dinanzi al giudice di Pace (nel quale forse sì son competenti), lo assecondano, lo incitano a compiere ogni nefandezza possibile finalizzata ad annientare la controparte-genitore. Cialtroni che considerano i genitori numeri e volti anonimi, senza avere il tempo e la capacità di entrare nel loro vissuto.

Conosco la ingiustificata e non più sopportabile prassi giurisprudenziale di stravolgere la legge sull’affidamento condiviso, collocando a priori il figlio dalla madre, relegando in un insopportabile recinto il padre desideroso di fare bene da padre, confinandolo all’esilio, anzi all’oblio, ignorando il mantenimento diretto, dimenticandosi del potere di ammonimento e del risarcimento. Conosco soprattutto la prassi genitoriale (e mi spiace ribadirlo, soprattutto delle madri) di abusare del diritto statuito dall’art. 24 Cost. (diritto alla difesa), diffamando l’altro genitore (con querele infondate ove non inventate), interponendo false testimonianze e false prove, al solo fine di distruggerlo e di ottenere cospicui assegni di mantenimento o di intimidirlo per farlo cedere dinanzi alle proprie pretese. Conosco la prassi giurisprudenziale di legittimare tale abuso del diritto (in generale) senza giungere ad infliggere alcuna punizione al genitore scellerato. Eppure gli strumenti processuali esistono.

Conosco giudici indifferenti a tali abusi, i quali anche accertandoli, si limitano a sostenere che “comunque è interesse del minore, soprattutto nei suoi primi anni di vita, vivere prevalentemente con la madre”. Poco importa se la madre sia una irresponsabile che ha distrutto la vita del padre del minore, ne distrugge quotidianamente l’immagine dinanzi al figlio, ne succhia avidamente il mantenimento (senza dover rendere conto a nessuno). E’ nell’interesse del minore farlo crescere con una tale figura?
E’ dunque opportuno stroncare (in sede civile e in sede penale) ogni forma di abuso del diritto e del processo, poiché si ingenerano drammi sociali (ed economici). E’ dunque necessario sanzionare con vigore e senza indugio magistrati, giudici, assistenti e consulenti che si rivelino incompetenti e non equilibrati.

Vi racconterò solo uno tra i tanti casi vergognosi: quello di un padre, la cui convivente divenuta madre da poco, inspiegabilmente si allontana da lui col bimbo, frapponendo centinaia di chilometri. E per giustificare ciò inonda la procura di false querele verso il padre, così vietandogli di vedere il bimbo. Dopo “soli” 2 anni di causa dinanzi al Tribunale dei Minori, nonché decine di querele, consulenze, spese abnormi, immagine infangata di una persona seria, il giudice accerta infine che la madre è persona indegna della potestà genitoriale, accertando la gravità dei suoi comportamenti. Ma inspiegabilmente, per non fare un torto a nessuno, sottrae anche al padre-vittima la potestà genitoriale. Quanto è risarcibile tutto ciò per il padre? Qualche milione di euro potrebbe bastare a riparare i gravi danni? E verso quali soggetti, atteso che vi sono grandi responsabilità sia dei giudici che degli avvocati che dei consulenti? Occorre dunque un moto di sdegno, collettivo.

Bimba 10 mesi muore all'asilo

ROMA - Incubo stamani nell'asilo in via Cesar Giulio Viola, in zona Corviale alla periferia di Roma. Una bimba di 10 mesi è morta in un asilo nido a Roma. La causa della morte, dai primi accertamenti, sarebbe un rigurgito. Ad allertare il 118 sono state le stesse operatrici della struttura, perchè la bimba all'interno della culla era cianotica e non respirava. Arrivati sul posto dopo cinque minuti con due ambulanze, il personale medico del 118 ne ha constatato il decesso, che risaliva forse a mezz'ora prima.

Si innamora di una donna e la perseguita.... Arrestato a Salerno stalker

SALERNO - Si era innamorata follemente di un professionista salernitano, e non corrisposta, ha iniziato a perseguitarlo. Non solo l'uomo dei suoi sogni ma anche la madre di quest'ultimo. La donna, 43enne, già destinataria della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalle parti offese, è finita agli arresti domiciliari con l'accusa di stalking.

La misura cautelare è stata emessa dai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno ed eseguita dai poliziotti della divisione anticrimine (settima sezione) della Questura di Salerno, dopo che la donna ha continuato nell'intento persecutorio. La stalker ha iniziato a molestare la vittima, un professionista di Salerno, dal 2009: minacce, inviate con lettere e anche via sms, ed azioni persecutorie, pedinamenti, danneggiamenti ed appostamenti per strada e nei pressi di casa, erano all'ordine del giorno. L'azione persecutoria aveva avuto come bersaglio anche la madre dell'uomo: ad entrambi la donna aveva bucato le gomme dell'autovettura e portata via, per dispetto, la corrispondenza dalla cassetta postale. In alcuni casi la donna aveva fatto telefonate anonime al «118» simulando la necessità d'interventi di soccorso presso l'abitazione dell'uomo, ma una volta giunti a destinazione, i soccorritori si accorgevano del falso allarme e che la telefonata non era partita da quella casa.

Episodi che hanno portato le vittime ad un forte stato di ansia fino ad arrivare al fondato timore per la propria incolumità, costringendoli ad alterare le proprie abitudini di vita.
La donna arrestata, a quanto pare, ha problemi mentali oltre che comportamentali. In seguito alle denunce presentate dalle parti offese e alle conseguenti indagini svolte dal personale della divisione anticrimine, diretta dal vicequestore Luciana Palmieri, l'autorità giudiziaria aveva emesso a carico della donna la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dall'uomo e dalla madre di quest'ultimo. La misura, però, non è stata sufficiente a far desistere la donna dal continuare a perseguitare le vittime: negli ultimi due mesi, infatti, la 43enne aveva ripreso a bersagliarle con una serie di sms minacciosi ed ingiuriosi e in una circostanza si era recata a casa dell'uomo bloccando con della colla la serratura d'ingresso. A questo punto i giudici, vagliando i dati raccolti dalle indagini di polizia, hanno emesso la misura cautelare degli arresti domiciliari per tutelare le vittime dalle azioni di stalking della donna.
link alla notizia:

Investita da uno scooter Alda D'Eusanio

Stava attraversando in una delle strade più trafficate del centro di Roma, Corso Vittorio Emanuele, quando uno scooter l'ha investita e sbattuta a terra. Trasportata in ambulanza in codice rosso, è ricoverata in prognosi riservata al Policlinico Gemelli Alda D'Eusanio, giornalista e conduttrice della Rai, 61 anni, protagonista di varie stagioni della tv pubblica. Ha un trauma cranico e resta in osservazione nel dipartimento di emergenza del policlinico universitario; è cosciente ma confusa, secondo quanto si apprende da fonti sanitarie.

L'incidente è avvenuto nel primo pomeriggio, intorno alle 14. L'investitore si è fermato a prestare i primi soccorsi. Grandi occhi azzurri e piglio deciso, soprannominata 'la zarina' per la presunta influenza esercitata nella Rai degli anni Ottanta e Novanta, un'amicizia mai rinnegata con l'allora leader socialista e presidente del Consiglio Bettino Craxi, D'Eusanio è stata conduttrice del Tg2. Come giornalista si è occupata soprattutto di questioni socio-politiche, ma ha lavorato anche come inviata di politica interna ed estera. Ha condotto per anni, a partire dal 1999, 'Al posto tuo', un programma di storie di vita vissuta. Tra le altre trasmissioni della D'Eusanio 'L'Italià, le rubriche del Tg2, 'Sport sette' e 'Scienze in TV'.

lunedì 23 gennaio 2012

Il nuovo ministro della giustizia dice si all'amnistia

Il ministro della Giustizia Paola Severino torna a parlare di amnistia. E come quando a metà dicembre presentò il decreto ‘svuota carceri’ dicendo che non avrebbe contrastato un’eventuale indicazione proveniente dal Parlamento, anche oggi, parlando con i giornalisti al termine della visita al carcere di Sollicciano, la titolare del dicastero di via Arenula ha ribadito la necessità di “una maggioranza parlamentare estremamente qualificata”: “se questa maggioranza parlamentare si verificherà, si cimenterà – ha spiegato la Severino – certamente sarà possibile anche realizzare l’amnistia”. “Il punto di partenza – ha specificato il ministro – non è in questo caso un progetto, ma un accordo tra le forze parlamentari che riesca a raggiungere una maggioraranza qualificata”.

Nella struttura fiorentina il ministro ha incontrato operatori e detenuti, ascoltando e confrontandosi sulle varie questioni aperte. “Il carcere è, sì, un luogo di espiazione, ma non deve perdere di vista i diritti dell’uomo, ha detto la Severino sottolineando che “l’uomo in carcere è un uomo sofferente, che deve essere rispettato” e questo oggi non accade visto che “attualmente il carcere è una tortura più di quanto non sia la detenzione che deve portare invece alla rieducazione”. “Con i detenuti – ha proseguito Severino – abbiamo anche pensato al cammino che si sta percorrendo, che vorrebbe mettere insieme un insieme di piccole misure. Che, però tutte riunite potrebbero dare un sollievo alla situazione carceraria. Quello che si deve fare in una proiezione futura – ha proseguito il ministro – è mettere insieme una serie di forme alternative alla detenzione. Che rendano effettivo il principio per cui la detenzione deve essere veramente l’ultima spiaggia, da attivare quando le altre strade non si possono più percorrere”. Si tratta di “un rovesciamento di proporzioni” in cui diventa “normale” la misura alternativa ed “eccezionale”, quindi “espressamente motivata”, quella “carceraria”.

Severino si concentra anche sulla situazione delle madri detenute che si trovano in carcere con i propri bambini: “Gli ultimi dieci minuti della mia visita li ho passati nel nido – ha detto il ministro – Credetemi, è straziante vedere dei bambini che con le loro madri in carcere. Anche lì la soluzione non è facile – ha aggiunto – Ma le case famiglia, l’attivazione di sistemi alternativi al carcere credo che siano la vera soluzione praticabile”. Perché “non si può pensare che al compimento dei tre anni venga strappato dall’unico luogo che ha conosciuto e dalla madre, con la quale ha vissuto i primi tre anni della sua vita, e portato via”. Oggi – ha concluso il ministro – si cerca di alleviare con gli asili nido. Ho incontrato operatori straordinariamente bravi, che aiutano le mamme. Ma non è quella la strada principale”.

Ma nello stesso giorno in cui il ministro apre a una politica conciliante nei confronti dei detenuti, a Bolzano si registra una rivolta che ha coinvolto una cinquantina di carcerati. La situazione è tornata sotto controllo, ma nel pomeriggio i detenuti erano riusciti a prendere il controllo di un intero piano della casa circondariale di via Dante. A seguito della protesta 20 dei 60 detenuti della II sezione saranno trasferiti in altre case circondariali, come riferito dalla direttrice del carcere Anna Rita Nuzzaci, che ha confermato: “Non ci sono feriti”. La protesta – ha precisato – è iniziata alle ore 15 e consisteva nell’appiccare piccoli focolai e fare rumore con pentolini alle grate delle finestre. Dopo un primo intervento gli agenti penitenziari e l’invito di redigere un promemoria la situazione sembrava già sotto controllo ma poco dopo la situazione è degenerata. “A questo punto – ha riferito la direttrice – abbiamo dato l’allarme e chiesto l’intervento delle forze dell’ordine”. Sul posto sono intervenuti polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia penitenziaria, in tutto una settantina di persone. “La situazione – ha detto il questore Dario Rotondi – è velocemente tornata sotto controllo”.

Muore bimbo di 1 anno e mezzo per banale caduta.

COMO - Un bambino di un anno e mezzo e' morto in seguito a un infortunio domestico avvenuto questo pomeriggio a Limido Comasco. Secondo una prima ricostruzione dei fatti il piccolo, secondogenito di una coppia di immigrati marocchini, stava giocando con la mamma in salotto quando e' scivolato dalla sedia finendo contro una vetrinetta.

Purtroppo una scheggia di vetro lo ha ferito alla carotide: il bambino ha perso molto sangue, e' stato soccorso dai sanitari del 118 e trasportato in elicottero all'ospedale Niguarda di Milano in condizioni gravissime, ma e' spirato un paio d'ore dopo il ricovero.

Il dramma si e' consumato nell'abitazione della famiglia, in una vecchia corte di via Mazzini, nel paese della bassa comasca. In casa c'erano solo la mamma e il bambino, mentre l'altro figlio, di sei anni, era a scuola.

Tredicenne può tenere la figlioletta di 2 mesi a scuola

A scuola con la figlioletta di due mesi: una ragazza-madre di 13 anni, studentessa all’Istituto Commerciale “Filangieri” di Frattamaggiore, ha avuto il permesso di portare la piccola con sé a scuola dal tribunale dei minori di Napoli.

La ragazza, che ha ha avuto la bambina da un ragazzo di 17 anni. ha anche avuto il permesso dal tribunale di allattare la propria bambina ogni due-tre ore. Così, scrive il Corriere della Sera, la segreteria della scuola è diventata un’improvvisata nursery, con carrozzine, biberon e palloncini colorati.

La tredicenne è stata trovata dalla preside dell’Istituto Giuseppina Cafasso, attiva nel contrasto alla dispersione scolastica. Dopo essere rimasta incinta, infatti, la ragazzina non ha più frequentato la scuola. I professori hanno informato il tribunale dei minori, che ha obbligato la ragazzina a seguire le lezione, pur consentendole dei permessi speciali come quello di assentarsi per allattare. Per il resto del tempo la piccola è affidata alle cure delle professoresse e della preside. La preside ha anche deciso di trasferire la ragazza dalla sede succursale a quella centrale per tenere direttamente sotto controllo la situazione.

giovedì 19 gennaio 2012

Anche l'Onu condanna l'Italia per la violenza alle donne

Presentate in Parlamento le valutazioni sulla condizione femminile italiana. Il Comitato che vigila sulla Convenzione internazionale Cedaw ammonisce il nostro Paese, è ora di cambiare passo

Le donne in Italia vivono ancora troppe discriminazioni e situazioni di violenza. È l’allarme lanciato dal Comitato Cedaw, l’organismo dell’Onu per il riconoscimento e la difesa dei diritti delle donne che ha presentato alla Camera dei deputati le valutazioni sul rapporto “ombra”, relazione che fotografa il benessere delle donne e si affianca all’ufficiale rapporto redatto dal governo.
Grazie all’apporto di numerose Ong specializzate del settore (per esempio Fondazione Pangea, Actionaid, Associazione Differenza Donna e altre), infatti, i rilevatori del Comitato, dopo sei mesi di lavoro, hanno avuto ben chiaro il quadro della situazione femminile italiana, e invitano ora il nostro Paese a ratificare quanto prima la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne, firmato da dieci Paesi Europei lo scorso maggio a Instanbul.
L’appello più accorato arriva da Violeta Neubauer, membro del Comitato Onu incaricato di vigilare sull’applicazione della convenzione internazionale Cedaw, convenzione nata all’Assemblea Onu nel lontano 1979, e da noi firmata nel 1985: «L’Italia deve fare molto di più – spiega – c’è uno scarto tra la legge e la sua esecuzione che va colmato, le donne non devono essere il problema, ma la soluzione per un Paese».
I dati parlano chiaro: rispetto alla normativa guida che le Nazioni del mondo dovrebbero seguire, in Italia persistono stereotipi e discriminazioni nel welfare, nei diritti sessuali e sulla salute riproduttiva, e gravi patologie sociali come la tratta, la prostituzione.
Questo il passaggio chiave del rapporto: «Il Comitato è preoccupato per la rappresentazione della donna quale oggetto sessuale e per gli stereotipi circa i ruoli e le responsabilità dell’uomo e della donna nella famiglia e nella società. Tali luoghi comuni, contenuti anche nelle dichiarazioni pubbliche rese dai politici, minano la condizione sociale della donna, come emerge dalla posizione svantaggiata in diversi settori». Ci vengono in mente la cupa situazione del mercato del lavoro, l’accesso alla vita politica e alle cariche decisionali.
Basta qualche cifra per rendersi conto: la pensione delle donne è in media più bassa del 30,5% rispetto a quella degli uomini, e le libere professioniste non godono di minime tutele in materia di maternità e di cura dei figli. In Parlamento il contributo femminile è appena il 20%, una delle percentuali più basse in Europa e nel mondo. Stessa situazione nelle Università, dove le donne laureate sono in maggioranza (58%), ma la percentuale di ricercatrici cade al 40%, e quella delle professoresse ordinarie è al 12%.
In Italia non si investe in rosa, quindi, ma si continua a raffigurare la donna, vedi la televisione o le pubblicità, come un corpo, un oggetto sessuale, o al massimo una brava mamma di famiglia.
La donna non è solo penalizzata, ma resa anche vittima della violenza maschile. Violenza inaudita verso donne e bambine, che rappresenta la prima causa di morte in Italia per l’universo femminile che va dai 15 ai 44 anni.
Il Comitato Cedaw ha chiesto all’Italia di cambiare registro e attenersi alla convenzione mondiale, riferendo dei progressi raggiunti ogni due anni, e non più quattro come si era fatto finora. Tra le raccomandazioni anche quelle di seguire appositi codici di condotta e fornire maggiore assistenza in termini sanitari, logistici e psicologici a quelle donne che decidono di scappare dalla violenza o denunciare abusi e soprusi.

mercoledì 18 gennaio 2012

Intervista dell'avvocato Lipera su radio radicale

Aprendo questo link potrete ascoltare l'intervista dell'avvocato Lipera a radio radicale sul caso della mamma alla quale hanno sottratto la figliartsp://video-1.radioradicale.it/store-4/2012/20120117_22.24.07.mp3
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lunedì 16 gennaio 2012

Le tue proposte

Questa pagina e' volutamente vuota....perche' deve essere riempita dalle tue idee... Insieme a te Valore Donna vuole tutelare le donne vittime di violenze e le famiglie che subiscono la dolorosa perdita delle proprie figlie. Vorrei consegnare al senatore Stefano Pedica le vostre idee i vostri pensieri per dargli lo spunto per presentare un DDLche rispecchi le nostre le vostre idee ed esigenzze. Lascia il tuo commento

Morti due bambini di 1mese e 5 anni di infarto

REGGIO EMILIA - Un bimbo di appena un mese è morto per arresto cardiaco ieri mattina al pronto soccorso dell'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, dove è arrivato in automedica in condizioni disperate. I medici hanno provato invano a rianimarlo, come aveva già tentato il padre a casa, a Rubiera, in attesa dell'arrivo dei soccorsi. Lo riferisce il Resto del Carlino. Le cause del decesso, dovuto probabilmente a una insufficienza cardiaca, non sono ancora chiare ai medici, che hanno richiesto l'esame autoptico sul corpicino del piccolo. Potrebbe trattarsi di un caso di morte in culla, un decesso improvviso che colpisce i bambini poco dopo la nascita, ma tutte le ipotesi sono ancora aperte e solo l'autopsia potrà chiarire completamente quello che è avvenuto. Ieri mattina verso le 8 i genitori, al risveglio, hanno trovato il piccolo nel lettino privo di coscienza. Subito hanno chiamato il 118 e il padre, in attesa dell'arrivo dei soccorsi, ha tentato di rianimare il bambino. Ci hanno provato anche i soccorritori giunti immediatamente a Rubiera, ma il piccolo continuava a non dare segni di vita. Come estremo tentativo, il personale sanitario ha deciso di portarlo al pronto soccorso del Santa Maria Nuova, dove sono continuati i tentativi di rianimazione, ma è stato tutto inutile. Il corpicino è stato poi trasferito all'obitorio del Santa Maria, in attesa dell' esame autoptico, richiesto dagli stessi medici come avviene di prassi nel caso di morti improvvise.

BOLZANO, INFARTO MENTRE GIOCA   Tragica morte di un bimbo di cinque anni in Alto Adige. Il ragazzino stava giocando con altri bambini ai margini dei campionati agricoli a Corvara in Passiria, quando è improvvisamente svenuto. Sul posto si trovavano alcuni sanitari della Croce bianca, che hanno subito provveduto alla rianimazione del bimbo. Con l'elicottero del 118 è stato trasportato all'ospedale di Bolzano, dove è però deceduto poco dopo per arresto cardiocircolatorio.

domenica 15 gennaio 2012

I nonni della bambina sottratta alla mamma denunciano il tutore e il tribunale

COMUNICATO STAMPA

Mamma Federica aspetta con ansia e trepidazione che la Corte di Appello di Roma - presieduta dal Giudice dr. Enrica D’Antonio con a latere i consiglieri dr. Enrica Mazzacane e dr. Germana Corsetti, oltre i due esperti onorari – decida, nella prossima settimana che inizia domani, la  liberazione della sua bambina di sette anni, che dal 14 dicembre scorso si trova collocata presso una Casa Famiglia di Roma, così come deciso dal Tribunale per i Minorenni di Roma, presieduta dal dr. Melita Cavallo.

Sono giornate di tremenda angoscia per la mamma che non riesce a togliersi dalla mente i pianti e le grida disperate della piccola figlia che, incolpevolissima, la implora di riportarla a casa.

Nell’attesa sono insorti anche i nonni materni, Roberto e Maria Luisa, entrambi funzionari dello Stato, dipendenti dell’Agenzia dell’Entrate.

Nessuno, né il tutore né il Tribunale per i minorenni, ha inteso dare seguito alle loro richieste di volere incontrare la loro piccola nipotina, che non vedono e non sentono da oltre un mese oramai,  per cui sono stati costretti a rivolgersi all’Autorità Giudiziaria presentando formale denuncia e querela contro il tutore della bambina, nominato dal Tribunale.

Roma 15 gennaio 2012

Avv. Giuseppe Lipera

 

giovedì 12 gennaio 2012

Per la procura Parolisi va immediatamente processato

TERAMO - La procura di Teramo ha chiesto il rito immediato per Salvatore Parolisi. Il provvedimento firmato dal capo dell'ufficio Gabriele Ferretti e dai sostituti Greta Aloisi e Davide Rosati e' stato consegnato al Gip Giovanni De Renzis che approvera' o meno la richiesta entro 5 giorni.

Salvatore Parolisi, secondo la procura, va quindi processato per l'omicidio volontario della moglie Melania Rea, un reato aggravato dalla crudelta', dal rapporto familiare, dalla minorata difesa della vittima, oltre che per occultamento di cadavere.
 
FAMIGLIA: ADESSO NON PIU' SOLTANTO IPOTESI - ''Sul piano tecnico significa che la procura non ha piu' bisogno di altro tempo per le indagini, per noi equivale a una richiesta di rinvio a giudizio''. Per l'avvocato Mauro Gionni che rappresenta i famigliari di Melania Rea, ''l'indagine di Teramo ci dice che ci sono ancora piu' elementi, e non solo ipotesi accusatorie, nei confronti di
Parolisi''.
 
La decisione della procura teramana di chiedere il giudizio abbreviato nei confronti dell'ex caporalmaggiore dell'Esercito accusato dell'omicidio della moglie Melania Rea, ''e' un segnale positivo sulla strada della definizione della vicenda e nei confronti dell'indagato che vede accolta una sua richiesta di essere processato in tempi brevi''. L'avvocato - che anticipa la costituzione di parte civile nell'eventuale dibattimento, dei genitori e del fratello di Melania Rea (quella della piccola figlia della coppia spetta al giudice tutelare) - sottolinea che ''con il processo finalmente anche noi diventeremo attori della vicenda, parte integrante dello sviluppo del dibattimento''.
 
Sul piano strettamente tecnico-procedurale, il dibattimento potrebbe svolgersi anche entro un mese dalla decisione del gip sulla richiesta avanzata oggi dalla procura e in assenza di richiesta, da parte della difesa di Parolisi, di usufruire di riti alternativi quale ad esempio il giudizio abbreviato. Tale istanza va presentata entro 15 giorni dalla notifica della decisione di accoglimento del giudizio immediato da parte del gip.
 
DIFESA PAROLISI: SEGNO DEBOLEZZA PROCURA - ''La procura ha tutto il diritto di chiedere il rito immediato, pero' ci dispiacerebbe non arrivare all'udienza preliminare perche' quella e' una occasione dove un altro giudice giudica l'operato della Procura stessa prima del rinvio a giudizio''. Lo ha detto all'ANSA il difensore di Salvatore Parolisi, l'avvocato Walter Biscotti, a proposito della richiesta del pm di processo immediato per il caporalmaggiore dell'esercito accusato di aver ucciso la moglie Melania nell'aprile del 2001. ''Secondo noi - spiega il legale - la procura teramana teme proprio l'udienza preliminare, teme il giudizio sul proprio operato. Per noi questa richiesta, e' segno di debolezza da parte dell'accusa'', chiude Biscotti.

mercoledì 11 gennaio 2012

Confermato ergastolo per il marito di Barbara Cicioni

Per la Cassazione non c’è nessuna pagina da riscrivere. E’ stato Roberto Spaccino ad uccidere la moglie Barbara Cicioni incinta all’ottavo mese di gravidanza nella loro villetta rosa a Compignano di Marsciano. Per questo ha confermato la sentenza con cui la Corte d’Assise d’appello di Perugia lo aveva condannato all’ergastolo nel settembre del 2010.  E con la pronuncia degli ermellini si chiude la vicenda processuale dell’omicidio della mamma di Compignano.

Chiusa la vicenda processuale, non quella umana Quella umana invece segnerà per sempre tutti i protagonisti della storia. A partire dai figli della coppia Filippo e Niccolò che hanno perso una madre da piccolissimi e  non vedono il padre da quando venne arrestato il giorno del funerale di Barbara. Passando per i genitori della vittima, Paolo Cicioni e Simonetta Pangallo a cui non restano che ricordi e un risarcimento da incassare disposto dalla Corte Suprema. Finendo con Roberto Spaccino che si è sempre dichiarato innocente e che chiede da tempo di rivedere i figli.

Difesa, rispetto per la sentenza ma crediamo innocenza Spaccino «Ho creduto al mio cliente e mi sono battuto insieme ai miei colleghi Titoli e Borzone per dimostrare la sua innocenza alla giustizia degli uomini. Ma non è stato possibile. Non posso che rispettare questa sentenza della Suprema Corte, ma continuo a credere nell’innocenza di Roberto Spaccino».

I motivi del ricorso Luca Gentili che insieme al collega Roberto Borzone  in Cassazione ha contestato in particolare le motivazioni dei giudici, l’inutilizzabilità dell’interrogatorio del loro assistito, alcune ricostruzioni fatte dalle due corti che hanno giudicato l’ex camionista.

Soddisfazione per le parti civili «Risulta definitivamente acclarata la responsabilità di Roberto per l’efferato omicidio di Barbara e per i reati di maltrattamento correlati – ha detto l’avvocato di parte civile Francesco Falcinelli -. Naturalmente rimane il dolore del mio assistito Paolo Cicioni per la perdita dell’amata figlia Barbara». Il penalista perugino Falcinelli ha discusso a lungo questioni di diritto per difendere il buon impianto della sentenza di secondo grado. «Con questa decisione – ha affermato l’avvocato Francesco Gatti che rappresentava gli zii di Barbara – è stato confermato in pieno l’impianto accusatorio. Una condanna così aspra motivata anche dal fatto che Spaccino, oltre alla moglie, ha ucciso anche il figlio che la donna portava in grembo». «Si chiude una vicenda in cui la decisione della cassazione ci conforta – ha aggiunto l’avvocato della madre della vittima Valeriano Tascini -,  anche per la valutazione fatte già all’indomani dell’omicidio. Per i figli  questa sentenza ha messo un punto fermo da cui forse potranno trarre un po’ di tranquillità per il futuro».

Forse un incontro tra Spaccino e i figli Forse, dopo la sentenza della Cassazione, potrà anche configurarsi un incontro con il padre, fin qui richiesto e negato a Spaccino dai giudici che motivavano dicendo di dover attendere almeno la chiusura della vicenda giudiziaria.  E ora che la suprema Corte ha rigettato il ricorso della difesa come sollecitato anche dal procuratore generale in udienza, nessuna altra sentenza potrà essere scritta. A Spaccino resta da vivere una vita in carcere. A Filippo e Niccolò una lunga vita senza la mamma.

Spese delle case famiglie...pagate dai genitori

Roma - La Casa famiglia per la figlia a carico di mamma e papà in parti uguali. La bimba di 7 anni al centro di un caso mediatico di portata nazionale per i risvolti (denuncia nei confronti del giudice Melita Cavallo), trasferita dal Tribunale dei Minori presso la Casa famiglia 'Il Ciliegio' sarà di fatto mantenuta dai genitori, che dovranno dividere le spese a metà. Come spesso accade nei contenziosi familiari, sono sempre i contendenti a rimetterci. Cresce nel frattempo l'attesa per la pronuncia della Corte d'Appello sul ricorso della madre che si è vista togliere la piccola dopo l'istanza del padre. I magistrati di secondo grado si sono riservati sulla decisione, e l'esito verrà reso noto entro 20 giorni. L'avvocato Giuseppe Lipera prosegue la sua battaglia di principio. Le preoccupazioni sono rivolte soprattutto sullo stato di salute della piccola. "La bambina, oltre ad essere stata letteralmente strappata a sua madre -ha affermato il noto avvocato- è stata strappata alla sua stessa vita, alla sua quotidianità in quanto non frequenterà più la sua scuola, non avrà più modo di incontrare le sue amichette, qualsiasi contatto, sia telefonico che personale con me o con il padre sarà costantemente monitorato da quegli stessi personaggi che hanno contribuito a che accadesse questo nefasto avvenimento". 

Parolisi non vedrà per il momento la piccola

ASCOLI PICENO - All'indomani della bagarre legale che ha impedito a Salvatore Parolisi, detenuto in carcere a Teramo per l'omicidio della moglie Melania Rea, di rivedere, per la prima volta dopo l'arresto, la figlia di due anni, arriva uno stop, sia pure non definitivo, della magistratura all'incontro padre-figlia. Pur non ravvisando «elementi gravemente ostativi» affinchè Parolisi riabbracci la piccola Vittoria, il giudice tutelare del Tribunale di Nola (Napoli) Vincenza Barbalucca ha, infatti, ritenuto di sospendere quell'incontro, e di disporre una consulenza tecnica con l'obiettivo di valutare, tra l'altro, la situazione psico-fisica della minore dopo la perdita della madre e l'allontanamento del padre. Il consulente, inoltre - ha stabilito il giudice - dovrà indicare le modalità più idonee dell'incontro, che dovrà essere preceduto da un programma preparatorio e di assistenza psicoterapeutica per la bambina. Non solo. Dopo il «raffreddamento» dei rapporti tra le famiglie Parolisi e Rea in conseguenza dell'arresto del caporalmaggiore, il magistrato, pur evidenziando «il dignitoso e composto atteggiamento dei due nuclei familiari», ha ritenuto di definire un più preciso quadro giuridico di riferimento per la minore. La nonna ed il nonno materni sono stati nominati rispettivamente tutore e protutore della bambina, la quale resta, dunque, affidata ai nonni materni. I nonni e una zia paterna potranno comunque periodicamente vederla. Nel motivare la decisione, il giudice ha osservato che i nonni materni della bambina hanno dimostrato «una esemplare capacità di accudimento, un meticoloso e responsabile atteggiamento di premura» e rappresentano «un termine di intima familiarità» per la minore, che sta vivendo «una condizione di vita serena ed equilibrata». La loro casa, inoltre, è «confortevole e adeguata», dotata di «un giardino, attrezzato con giochi, in cui la bambina scorazza volentieri in compagnia del cagnolino con cui giocava con la madre». Il magistrato, inoltre, ha inteso anche garantire la continuità dei rapporti della bambina con i familiari di Salvatore Parolisi: sia pure modificando precedenti disposizioni provvisorie del Tribunale dei minori, ha disposto che la bambina trascorra due fine settimana al mese con i nonni paterni e con la zia paterna.

martedì 10 gennaio 2012

La corte d'appello si riserva..... Rimane ancora in casa famiglia la piccola sottratta alla mamma

Roma - Bimba di 7 anni affidata a Casa famiglia: i giudici della Corte d'Appello, sezione minori, si sono riservati sul reclamo in appello della madre. Entro 20 giorni arriverà la sentenza, ma nel frattempo occorre dire che il caso ha scatenato la reazione di mamme, suore e società civile. Un sit-in contemporaneo all'udienza di stamane si è svolto davanti la sede della Corte d'Appello. Oltre un centinaio le persone che hanno testimoniato la loro contrarietà al provvedimento del Tribunale dei Minori, che secondo il legale della madre, l'avvocato Giuseppe Lipera, è stato frutto 'di una relazione inadeguata dei servizi sociali che ha indotto all'errore i giudici'. Lo stesso avvocato al termine dell'udienza è tornato sulla vicenda, ribadendo le posizioni espresse nei giorni scorsi. "Abbiamo fornito prove documentali che rappresentano l'errore manifesto in cui è corso il tribunale -ha dichiarato il legale- i giudici sono stati evidentemente indotti all'errore dai servizi sociali. Grazie all'ausilio di due professionisti del calibro di Bruno Calabrese e Andrea Mazzeo, si è dimostrata la necessità di riportare bimba dalla mamma. Questa vicenda ci ha fatto scoprire un mondo di vittime dei servizi sociali. Ci risultano cattive notizie anche da Trento, Bologna e Torino. Da parte nostra speriamo di avere fatto breccia in questa piaga. Di certo non ci arrendiamo".

lunedì 9 gennaio 2012

Parolisi incontro rimandato....con la figlia

TERAMO - Niente incontro, almeno per oggi, nel carcere di Teramo tra Salvatore Parolisi - unico indagato per l'omicidio della moglie, Melania Rea - e la sua figlioletta di due anni. Dispute procedurali hanno indotto il Tribunale dei Minorenni dell'Aquila a rinviare a data da destinarsi l'abbraccio tra padre e figlia che non si vedono dal 20 luglio del 2011, quando lui fu arrestato perché accusato di avere ucciso il 18 aprile, con 35 coltellate, Melania, il cui corpo fu trovato due giorni dopo nel boschetto di Ripe di Civitella del Tronto (Teramo). Il Tribunale ha accolto l'istanza dei legali della famiglia Rea - Mauro Gionni e Marco Capone - per i quali non vi erano le condizioni per evitare un trauma alla bimba.

L'incontro era stato fissato senza alcun preparativo psicologico né della piccola (l'ultima volta che vide il padre aveva poco più di 16 mesi) né della nonna materna, autorizzata solo stamane a partecipare all'incontro che, in un primo momento, si sarebbe dovuto svolgere solo alla presenza di una psicologa del posto. Di fatto, la bimba avrebbe incontrato uno sconosciuto, accompagnata da una sconosciuta.

"Troppo grave - commenta Gionni -. Abbiamo chiesto almeno la partecipazione della nonna - che, tra l'altro, si sarebbe trovata di fronte il presunto assassino della figlia - e di un nostro psicologo". Mentre il direttore del carcere, Stefano Liberatore, aveva riservato una sala appartata per evitare ulteriori traumi alla piccola, quest'ultima, i nonni materni Gennaro e Vittoria - partiti di buon'ora da Somma Vesuviana (Napoli) - e i legali erano riuniti assieme a una sociologa e a un'assistente sociale in una stanza dell'istituto tecnico "Comi" per verificare se vi fossero i presupposti. Dopo due ore di consulto con il Tribunale è arrivato il responso: visita annullata. Si deciderà in seguito quando e dove farla.

"Avevo sempre detto che occorreva seguire un percorso preparatorio - commenta soddisfatto Gennaro Rea -. Con quale spirito, altrimenti, mia moglie e mia nipote avrebbero potuto incontrare Parolisi? Speriamo che in futuro ci sia buon senso da parte di tutti". Alla figlia di Parolisi i nonni avevano annunciato che sarebbero andati a fare una gita, senza accennarle alla possibilità di incontrare il padre. Un viaggio lungo e faticoso (750 chilometri tra andata e ritorno), come racconta la nonna: "La pupa si è svegliata alle 7, l'abbiamo preparata e poi siamo partiti, abbiamo anche trovato la neve. A lei avevamo detto che saremmo usciti per fare una gita, ed era contenta".

Signora, le ha chiesto il cronista, a lei è stato dato il permesso di partecipare, come avrebbe reagito trovandosi di fronte Salvatore? Trattiene un attimo il fiato e poi risponde paziente: "Per il bene della bimba avrei fatto anche questo". La prossima volta la famiglia spera che tutto si svolga in condizioni migliori: "Sarebbe auspicabile la presenza degli psicologi che seguono ogni giorno la piccola e che tutto avvenga vicino casa - avverte Gionni -. D'altronde Parolisi, neppure lui adeguatamente preparato per oggi, è già andato in Campania per l'udienza presso il tribunale dei minorenni che affidò la figlia ai nonni materni". Quindi dovrebbe muoversi il padre che stamattina ha solo avuto un colloquio di oltre due ore con uno dei suoi legali. Sul forfait, bocche cucite, si pensa a venerdì prossimo, 13 gennaio, data di chiusura delle indagini.

domenica 8 gennaio 2012

Un abito da sposa....Per Antonella

 
Un abito da sposa per Antonella
domani i funerali a Putignano
Lutto cittadino nella cittadina pugliese per l'assassinio della 21enne sgozzata dal fidanzato. Lunedì l'udienza di convalida del fermo del giovane reo confesso
PUTIGNANO - E' lutto cittadino a Putignano, la città degli abiti da sposa. E proprio in un abito da sposa, donato da una ditta locale, è stato composto il corpo di Antonella Riotino, la 21enne uccisa dal fidanzato reo confesso che, racconta il legale, in carcere piange e si dispera".

GUARDA LA VEGLIA PER ANTONELLA

La studentessa è stata assassinata la sera del 4 gennaio scorso dal fidanzato diciottenne, Antonio Giannandrea, che ha ammesso il delitto ed è in stato di fermo. Il feretro della ragazza si trova da questo pomeriggio nella chiesa dei Cappuccini, vicino all'ospedale di Putignano. Accanto alla bara ci sono i genitori e i familiari della giovane che piangono disperati. Nella chiesetta c'è un via vai di gente che porta le proprie condoglianze alla famiglia e si raccoglie in preghiera. Domani, alle 15.30, si terranno i funerali nella chiesa del Carmine.


Antonio Giannandrea, il 19enne che ha confessato ai carabinieri di Gioia del Colle di aver ucciso la ragazza - a detta del suo avvocato di fiducia Franco Matarrese - sembra che non abbia ancora capito quanto è accaduto. Piange e si dispera in carcere, in attesa dell'udienza di convalida del fermo fissata per lunedì nel tribunale di Bari. A interrogarlo sarà il giudice per le indagini preliminari Marco Guida. L'accusa per lui è di omicidio premeditato.

Il delitto sarebbe maturato al termine di una serie di discussioni tra i due ragazzi. L'ultima sarebbe avvenuta mercoledi sera, durante la quale è scattata la sua reazione violenta sfociata nell'efferato omicidio. Il giovane l'ha prima presa a pugni, poi l'ha sbattuta con violenza su un muretto di cemento fratturandole il naso. Infine l'ha colpita con un coltello da cucina al petto e sul collo. E' stato lui stesso a far ritrovare il cadavere agli inquirenti a 24 ore dalla scomparsa.

BAMBINA TRAVOLTA DA TELEVISONE

8 GEN - Incredulità e costernazione tra i vicini di casa della bimba di 4 anni, a Gela, schiacciata ieri sera dal vecchio e pesante televisore, nell'appartamento della zia paterna, mentre tentava di arrampicarsi al carrello che lo reggeva. Ma tutta la cittadina è in ansia per la vita della piccola. Quando è avvenuto l'incidente i genitori si trovavano in piazza per un'ultima passeggiata prima di concludere le vacanze natalizie e rientrare a Busto Arsizio, dove vivono e lavorano. Il grido della piccina e il rumore della caduta della tv hanno fatto accorrere la zia in salotto. La donna si è trovata di fronte a una scena agghiacciante: la nipotina a terra, sanguinante, e sopra di lei il televisore in mille pezzi, mentre il carrello ribaltato si trovava a poca distanza. Poi la corsa in ospedale a Gela e quindi il trasferimento al Civico di Palermo. Oggi, durante la messa domenicale, nella parrocchia di «S. Sebastiano» del quartiere Settefarine, i fedeli hanno pregato per la bimba

sabato 7 gennaio 2012

Amanda e Raffaele nuovi amori....

ROMA - A tre mesi dall'assoluzione per l'omicidio di Meredith Kercher, Amanda Knox e Raffaele Sollecito voltano pagina. Ognuno per proprio conto, ciascuno con un nuovo amore. Del resto, subito dopo la sentenza di secondo grado che ha restituito loro la liberta', il giovane pugliese aveva esplicitamente escluso una ripresa della love story con la studentessa americana. E non soltanto perche' lei subito dopo la pronuncia dei giudici era volata a casa sua, negli Usa. ''In questi quattro anni tra me e Amanda - aveva spiegato Sollecito - si e' cementato un affetto intrinseco. Insieme siamo stati vittime di un'ingiustizia, di una tragedia immane che ci ha stravolti''.

Per questo motivo gli originari sentimenti per Amanda ''sono stati completamente soffocati e spenti'' lasciando spazio unicamente a un ''grande affetto''. La prima a buttarsi il passato dietro le spalle, almeno dal punto di vista sentimentale, e' stata Amanda. La scintilla dell'amore per lei si e' riaccesa un mese dopo la riconquistata liberta': a Seattle ha incontrato, tra tanti amici, il suo primo fidanzato, James Terrano. Coetaneo, proveniente da una famiglia del ceto medio di New York, James studia chitarra classica all'Universita' di Seattle, la stessa che frequentava Amanda prima di trasferirsi in Italia.

E i due hanno ripreso il cammino interrotto. Con piu' intensita' di prima visto che sono andati subito a vivere insieme in un piccolo appartamento nella chinatown di Seattle, a Maynard Avenue, nei pressi di quel bistrot che appare nelle contestate immagini che propongono Amanda vestita da donna-gatto, vassoio di dolci in mano, in occasione della festa di Halloween. Ora anche Raffaele ha recuperato il sorriso accanto a una nuova ragazza.

Da alcuni giorni ha una love story (''una normale frequentazione con una ragazza'' ha commentato il padre de giovane), comprovata da foto inequivocabili che appaiono sul suo profilo di Facebook. La nuova fiamma di Raffaele e' una ragazza italiana, Annie. Entrambi sono reciprocamente "impegnati" anche sul loro profilo Fb e hanno ricevuto gli auguri per il loro fidanzamento persino da amici che vivono negli Stati Uniti. Nelle foto che appaiono su Facebook, si vede Raffaele che stringe la bella Annie; in un'altra istantanea i due si baciano guardando l'obiettivo; altre immagini, infine, propongono Annie in posa da "diva". Potrebbero valere anche per Raffaele le parole pronunciate da Maria Del Grosso, l'avvocato di Amanda, qualche settimana fa: ''sta cercando di riprendersi le piccole cose della vita di cui e' stata privata per tanto tempo. Non potra' mai pero' lasciarsi alle spalle la terribile esperienza che la sorte le ha riservato in Italia''.

Sentenza Shock "VIOLENTARE 500 volte la figlia non e' reato"

Sentenza shock per un caso di terribili violenze domestiche subite da una donna  abusata dal padre per oltre 30 anni
Il padre che ha stuprato per 500 volte la figlia in più di  30 anni è stato condannato a neanche tre anni di prigione perché il sesso era apparentemente consenziente. Una sentenza shock che sta scuotendo la Germania, arrivata su uno dei casi più controversi degli ultimi anni. Adolf B., il protagonista delle trentennali violenze sulla figlia Renate, era stato definito il Fritzl tedesco, dal cognome dell’ingegnere austriaco che aveva segregato per 24 anni in un bunker domestico la figlia per violentarla e far crescere lì i bambini fatti con lei.MARTIRIO DOMESTICO – La vicenda del pensionato bavarese Adolf B. era emersa alcuni mesi orsono. Il padre di famiglia, ormai settantenne, aveva avuto rapporti sessuali costanti con sua figlia per oltre trent’anni, interrotti solo grazie ad una denuncia nei confronti della donna. La figlia di Adolf, Renate, ha inoltre avuto tre bambini, tutti nati disabili a causa dei rapporti incestuosi. Due dei figli sono morti in tenerissima età, mentre solo uno è sopravvissuto alle sue gravi forme di handicap. Proprio grazie ad un ricatto fatto da Renate alla moglie del medico che curava suo figlio è stato scoperto il caso, i cui terribili contorni sono emersi nel processo. Le violenze sessuali sono iniziate quando la figlia di Adolf B. aveva solo 13 anni, e sono state costanti per tutti gli anni successivi – ora Renate ha 46 anni. L’ultimo rapporto è avvenuto a marzo 2011, e fino ad allora il padre avrebbe violentato la figlia quasi 500 volte, nella piena consapevolezza della moglie, che avrebbe tra l’altro assistito anche ad alcuni amplessi.VIOLENZA NON PROVATA – I rapporti ottenuti con la forza però non sono stati sufficienti per condannare il pensionato bavarese alla pena di stupro. I magistrati del tribunale di Norimberga – Fürth non hanno ritenute credibili le testimonianze di Renate. La donna si è contraddetta troppe volte, per esempio raccontando diverse versioni su come avvenne il primo rapporto tra padre e figlia. Per questo la corte tedesca ha condannato Adolf B. solo per i rapporti incestuosi ottenuti con la costrizione, affibbiando all’uomo una pena molto mite per il crimine commesso, soli 2 anni e 8 mesi di carcere. Il sesso sarebbe stato perlopiù consenziente negli anni non coperti dalla costrizione, ovvero i rapporti sessuali avvenuti dopo il 1991, dove si sarebbe potuto provare lo stupro. Una sentenza shock, che ha già infiammato la discussione nella maggior parte dei media tedeschi.

Il magistrato del caso di Adolf B. spiega perchè non ha condannato per stupro il genitore responsabile di molestie durate più di 30 anni
Un padre che fa sesso con la figlia cinquecento volte nell’arco di più di trent’anni commette un crimine orribile. Eppure Adolf B., il pensionato bavarese responsabili di tali disgustose violenze nei confronti della sua primogenita Renate, èstato condannato a soli 32 mesi di prigione. Neanche tre anni, dunque. Una pena così lieve che ha shoccato l’intera Germania. Il giudice che ha scritto quella sentenza parla a Bild per spiegare i motivi della decisione.
TROPPE CONTRADDIZIONI - Günther Heydner, il giudice responsabile del processo di Aldolf B., spiega al più diffuso quotidiano tedesco perché un padre dal comportamento così disgustoso ha preso solo 2 anni e 8 mesi di detenzione. “C’erano testimonianze contro testimonianze di segno opposto. Questo è decisivo, nella valutazione dei fatti esaminati a processo: la testimone è coerente o si contraddice?”. Uno delle principali contraddizioni nelle quali è caduta Renate B. è stato il racconto della sua prima volta. “Di solito, rimarca il giudice Heydner, le vittime si ricordano molto bene delle loro esperienze più significative. Invece quando parlava del primo rapporto con il padre la testimone si contraddiceva: una volta il padre l’ha aggredita di sorpresa, un’alta volta l’ha gettata sul letto, oppure la madre c’era o scompariva a seconda della testimonianza.” Con un simile comportamento, rimarca il giudice, provare una violenza non è possibile.
SCONTO DI PENA – Dopo le prime violenze, per Heydner tra padre e figlia si è insinuato una sorta di accordo consensuale quando si verificavano gli abusi. Inoltre, il ruolo di vittima di Renate B. è stato messo in discussione anche perché la denuncia contro il padre è scattata solo dopo che lei ha saputo di non essere l’unica erede della casa dei genitori. “Per questo rimanevano solo dieci casi di incesto che non erano prescritti, e il massimo della pena per questo reato è tre anni”. Lo sconto di pena ricevuto da Adolf B. è dipeso dal fatto di aver confessato il reato, così come di essere sostanzialmente incensurato. La sentenza però non è definitiva. L’avvocato della figlia ha presentato ricorso, e in ultima istanza sarà il tribunale federale a decidere sulla giusta pena per il padre che ha fatto sesso con la figlia per oltre 30 anni.

Accorato appello al presidente della corte d'appello di Roma " Salviamo la novella Alfredina Rampi"

Salviamo la novella Alfredina Rampi dalle S.S.

Che non si ripeta la tragedia di Vermicino di trent’anni fa.

Qui non è un pozzo artesiano, incautamente lasciato scoperto, che ha creato il dramma, bensì alcuni dipendenti comunali di Roma (leggasi combinato disposto di assistente sociale e psicologa), che con imperizia e imprudenza, inducendo in errore i giudici, hanno creato artatamente un baratro, travestito di apparente legalità, che sta uccidendo letteralmente una bambina, sotto gli occhi indifferenti di una nazione, troppo occupata a sentire giornalmente di crisi economica, costi della politica, spread e quant’altro.

Nessuno riuscì a salvare Alfredino Rampi, nonostante l’intervento del sanguigno Presidente della Repubblica di allora Sandro Pertini che, impulsivo e passionale, quantomeno andò di persona a verificare cosa accadesse in quella frazione di Frascati e come agivano i soccorsi.

Giorgio Napolitano invece non si intromette; tutt’al più lo si disturbasse farebbe mandare dal suo Consigliere Giuridico il solito bigliettino che dice: “abbiamo trasmesso il suo esposto al C.S.M.”, cioè a dire: campa cavallo che l’erba cresce!

Intanto la nuova tragedia, sempre al rallentatore, si consuma giornalmente senza neppure la consolazione delle telecamere che informino l’opinione pubblica distratta e ignara.

Alfredina Rampi -  chiameremo così la piccola B.G. di sette anni (guai a mettere il suo nome e cognome perché sarebbe reato, mentre non è reato rapirla e sottrarla alla madre, alla sua casa, ai suoi nonni, alle sue maestre, alle sue compagnette) che da venti lunghissimi giorni è dentro il pozzo artesiano romano chiamata “Casa Famiglia”– attende che qualcuno la vada a salvare: Lei vuole uscire dal “pozzo” ma nessuno la ascolta, nonostante le sue grida disperate, che non spezzano il cuore ma lo frantumano.

E’ vero, non è il solo caso oggi in Italia, ma a maggior ragione: salviamo Alfredina Rampi, perché forse, proprio salvando lei, si salveranno tutti quei bambini che in nome della Legge sono stati sottratti ingiustamente alle madri e persino ad entrambi i genitori.

Fra tre giorni, il 10 gennaio la Corte di Appello di Roma, Sezione Minori, presieduta dalla dottoressa Alida Montaldi, deciderà le sorti di Alfredina Rampi; speriamo che la salvi chiudendo quel nefasto pozzo artesiano, vestito di ingannatrice legalità, che ogni anno risucchia tanti, tantissimi bambini incolpevoli ed innocenti.

Strappando al pericolo questa creatura sono certo che si metteranno in salvo tanti bambini in Italia e il terrorismo dei moderni S.S. (Servizi Sociali) padreterni orgogliosi, persuasi di avere il dono divino di guidare i bambini e le oro madri, verrà debellato definitivamente.

Roma 7 gennaio 2012

Avv. Giuseppe Lipera del Foro di Catania

Patrocinante in Corte Suprema di Cassazione

Accorato appello al presidente della corte d'appello di Roma " Salviamo la novella Alfredina Rampi"

Salviamo la novella Alfredina Rampi dalle S.S.

Che non si ripeta la tragedia di Vermicino di trent’anni fa.

Qui non è un pozzo artesiano, incautamente lasciato scoperto, che ha creato il dramma, bensì alcuni dipendenti comunali di Roma (leggasi combinato disposto di assistente sociale e psicologa), che con imperizia e imprudenza, inducendo in errore i giudici, hanno creato artatamente un baratro, travestito di apparente legalità, che sta uccidendo letteralmente una bambina, sotto gli occhi indifferenti di una nazione, troppo occupata a sentire giornalmente di crisi economica, costi della politica, spread e quant’altro.

Nessuno riuscì a salvare Alfredino Rampi, nonostante l’intervento del sanguigno Presidente della Repubblica di allora Sandro Pertini che, impulsivo e passionale, quantomeno andò di persona a verificare cosa accadesse in quella frazione di Frascati e come agivano i soccorsi.

Giorgio Napolitano invece non si intromette; tutt’al più lo si disturbasse farebbe mandare dal suo Consigliere Giuridico il solito bigliettino che dice: “abbiamo trasmesso il suo esposto al C.S.M.”, cioè a dire: campa cavallo che l’erba cresce!

Intanto la nuova tragedia, sempre al rallentatore, si consuma giornalmente senza neppure la consolazione delle telecamere che informino l’opinione pubblica distratta e ignara.

Alfredina Rampi -  chiameremo così la piccola B.G. di sette anni (guai a mettere il suo nome e cognome perché sarebbe reato, mentre non è reato rapirla e sottrarla alla madre, alla sua casa, ai suoi nonni, alle sue maestre, alle sue compagnette) che da venti lunghissimi giorni è dentro il pozzo artesiano romano chiamata “Casa Famiglia”– attende che qualcuno la vada a salvare: Lei vuole uscire dal “pozzo” ma nessuno la ascolta, nonostante le sue grida disperate, che non spezzano il cuore ma lo frantumano.

E’ vero, non è il solo caso oggi in Italia, ma a maggior ragione: salviamo Alfredina Rampi, perché forse, proprio salvando lei, si salveranno tutti quei bambini che in nome della Legge sono stati sottratti ingiustamente alle madri e persino ad entrambi i genitori.

Fra tre giorni, il 10 gennaio la Corte di Appello di Roma, Sezione Minori, presieduta dalla dottoressa Alida Montaldi, deciderà le sorti di Alfredina Rampi; speriamo che la salvi chiudendo quel nefasto pozzo artesiano, vestito di ingannatrice legalità, che ogni anno risucchia tanti, tantissimi bambini incolpevoli ed innocenti.

Strappando al pericolo questa creatura sono certo che si metteranno in salvo tanti bambini in Italia e il terrorismo dei moderni S.S. (Servizi Sociali) padreterni orgogliosi, persuasi di avere il dono divino di guidare i bambini e le oro madri, verrà debellato definitivamente.

Roma 7 gennaio 2012

Avv. Giuseppe Lipera del Foro di Catania

Patrocinante in Corte Suprema di Cassazione

venerdì 6 gennaio 2012

Uccisa dal fidanzato..... Antonella Riotino

Ragazza sgozzata, fermato fidanzato
Il diciottenne ha confessato l'omicidio
06 gennaio, 12:41
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I Cc sul luogo del ritrovamento del cadavere, nel riquadro la vittima
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Ragazza sgozzata, il luogo dove era il cadavere
La vittima dal profilo Facebook

 PUTIGNANO (BARI) - Ha confessato di aver ucciso la sua fidanzata il diciottenne Antonio Giannandrea che ieri sera è stato sottoposto ad un lungo interrogatorio dopo il ritrovamento del corpo di Antonella Riotino, di 21 anni, uccisa con fendenti alla gola, forse dopo essere stata strangolata. Il ragazzo è stato sottoposto a fermo.

'FIDANZATINO' MESSO ALLE STRETTE DA CC - E' stato messo alle strette dagli investigatori per tutta la giornata di ieri e sino alle due di questa notte quando nella caserma dei carabinieri di Gioia del Colle è stato infine firmato il fermo del pubblico ministero nei suoi confronti: Antonio Giannandrea, di 18 anni, ha ucciso la sua fidanzata, Antonella Riotino, di 21 anni, durante una discussione nel corso della quale avrebbe ribadito alla ragazza di volerla lasciare. Ma le sue responsabilità il ragazzo avrebbe cominciato ad ammetterle sin dal tardo pomeriggio, consentendo infatti poi agli investigatori, intorno alle 19.00, di ritrovare il corpo della ragazza, in una scarpata alla periferia di Putignano, in via Fratelli Bandiera. Le indagini, serrate, erano cominciate immediatamente, un minuto dopo il momento in cui, ieri mattina, i genitori di Antonella Riotino avevano presentato denuncia di scomparsa non avendo visto rientrare la figlia a casa e avendola attesa invano per tutta la notte. Le indagini dei militari, dirette dal sostituto procuratore presso il Tribunale di Bari Gianna Nanna, si sono subito dirette verso amici e conoscenti della vittima, e soprattutto sul 'fidanzatino'. Il giovane, per tutta la giornata, avrebbe tentato di depistare le ricerche della ragazza utilizzando un pc e forse sfruttando Facebook, dove la vittima aveva un profilo.

PRIMA SOFFOCATA E COLPITA CON PUGNI A VOLTO  - E' stata prima soffocata, poi colpita al viso con molti pugni, tanto da avere il volto tumefatto, e poi raggiunta al collo dai fendenti di un coltello da cucina. Così è morta Antonella Riotino, il cui corpo è stato trovato ieri in una scarpata, alla periferia del paese. Per l'omicidio è stato fermato, alle 2 della scorsa notte, dopo un lungo interrogatorio avvenuto nella caserma dei cc di Gioia del Colle, il fidanzato 18enne, ora rinchiuso nel carcere di Bari.

UCCISA NEL LUOGO IN CUI TROVATO CADAVERE  - E' stata uccisa nei pressi della scarpata dove è stato trovato il suo cadavere, in via Fratelli Bandiera, alla periferia di Putignano, Antonella Riotino. L'omicidio, per sua stessa ammissione, è stato compiuto dal fidanzato 18enne della ragazza, sottoposto a fermo nella notte e ora rinchiuso nel carcere di Bari. A quanto si è saputo, il giovane voleva interrompere la sua relazione con la ragazza.

MAMMA, NON PARLO CON I GIORNALISTI  - "Non ho alcuna intenzione di parlare con i giornalisti, non mi rompete le scatole". Così, al citofono della sua casa nella strada San Nicola, a Putignano, la mamma di Antonella Riotino respinge con fermezza i cronisti. Nell'abitazione, al secondo piano di un palazzo color senape alla periferia della città, c'é un via vai di parenti che rifiutano di parlare con i giornalisti.

giovedì 5 gennaio 2012

Corpo di giovane ragazza trovato senza vita

PUTIGNANO (BARI) - Il cadavere di una ragazza dall'apparente età di 20 anni circa è stato trovato dai carabinieri in una scarpata in via Fratelli Bandiera, alla periferia di Putignano.

Secondo le prime notizie, il corpo presenta ferite da arma da taglio alla gola. Gli investigatori sospettano che possa trattarsi di una ragazza della quale era stata denunciata la scomparsa nelle scorse ore.

I carabinieri della Compagnia di Gioia del Colle (Bari) stanno ascoltando alcune persone in caserma per cercare di risalire all'autore dell'omicidio. Gli investigatori non hanno ancora reso nota l'identità della vittima. Le indagini sono dirette dal sostituto procuratore presso il Tribunale di Bari Gianna Nanna. Sul luogo del ritrovamento del cadavere è intervenuto il medico legale Giancarlo Divella.

Valore donna e il senatore Pedica "Sdegno per atto barbarico compiuto a Roma"

L'Associazione 'Valore Donna' condanna fermamente l'atto barbarico consumatosi ieri sera a Tor Pignattara. L'uccisione di un padre di famiglia ma soprattutto di una bambina di appena 9 mesi rappresenta un atto di pura malvagità degno di un Paese incivile. La nostra associazione attraverso il centro d'ascolto, che ha trovato ospitalità nella sede del senatore Stefano Pedica, s'impegnerà ad affrontare l'emergenza criminalità a Roma, con particolare riguardo alle violenze nei confronti di donne e bambini. Come presidente dell'associazione, è mia intenzione dare piena solidarietà alla mamma della bambina e fornirle tutto il sostegno psicologico che la nostra struttura è in grado di offrire. Ribadiamo quindi in chiave più politica il nostro supporto alle proposte di legge che vadano nella direzione dell'inasprimento delle pene nei confronti degli autori di delitti efferati e chiediamo alle istituzioni nazionali e locali un maggiore controllo sul territorio, per garantire un bene primario, come la sicurezza dei cittadini. In particolare i più deboli: le donne e i bambini.

Padre e figlia di 6 mesi uccisa

ROMA - Padre e figlia uccisi per cinquemila euro. A Roma una famiglia è stata distrutta per una rapina finita nel sangue. Un cittadino cinese di 31 anni, Zhou Zheng, e la sua piccola di sei mesi, colpita alla  testa, sono stati assassinati ieri sera a colpi di pistola da due rapinatori nel quartiere del Casilino. Sua moglie, Zheng Lia, 26 anni, è rimasta lievemente ferita a un braccio da un taglierino. L'obiettivo dei  malviventi, che sarebbero italiani con uno spiccato accento romano, era la sua borsa: dentro c'era l'incasso del bar che avevano appena chiuso, ma non è escluso che i due abbiano agito per altri motivi.
La famiglia, che abitava nel quartiere multietnico di Tor Pignattara, stava rientrando a casa a piedi poco prima delle 22 dopo aver chiuso il locale di famiglia, a pochi metri. Il terrore è cominciato proprio mentre la donna, Zeng Lia, stava per aprire il portone del palazzo in via Giovannoli. Suo marito teneva in braccio la loro figlioletta di sei mesi. I rapinatori, che li avevano pedinati, non hanno avuto scrupoli:   hanno tentato di portare via la borsa alla donna ma i due cinesi hanno reagito. "T'ammazziamo come un cane", hanno detto i malviventi a Zhou Zheng. Prima hanno ferito lei con un taglierino, poi gli spari al  cuore contro suo marito e la figlia, colpita alla fronte. Lui è caduto in terra con la bimba ed è morto sul colpo. La pizzola è deceduta qualche minuto dopo, mentre veniva portata in ambulanza. "Erano delle  belve", ha ripetuto la donna con il terrore ancora negli occhi. Secondo un testimone i killer, che avevano il volto nascosto dai caschi, sono scappati a piedi. I carabinieri, che indagano sulla vicenda, stanno setacciando la zona e interrogando diverse persone alla ricerca di elementi utili. Poco tempo dopo il duplice omicidio è stato riunito anche un vertice delle forze dell'ordine in Questura: subito disposto  l'immediato raddoppio del numero delle volanti impegnate sul territorio per il turno notturno, mantenendo in servizio gli equipaggi del turno serale che proseguiranno per tutta la notte per aiutare le ricerche.  Per questa mattina è stata invece convocata in prefettura a Roma una riunione di coordinamento delle forze di polizia che sarà presieduta dal prefetto, Giuseppe Pecoraro. Duro il commento del vice  sindaco di Roma, Sveva Belviso: "La città si ribella a questa barbarie inaccettabile. Gli autori del delitto non sono uomini, ma animali".

mercoledì 4 gennaio 2012

Boiocottiamo il film di Carlo Verdone.... I nuovi poveri? I padri separati

Di Francesco Gallo

ROMA  - Con 'Posti in piedi in Paradiso' di Carlo Verdone (trailer in esclusiva su ANSA.it), i padri separati, a cui vengono spesso tolti, con troppa disinvoltura, casa, figli e soldi, scoprono di avere un film che li rappresenta. Non e' molto, ma pur sempre qualcosa per chi si ritrova, da un giorno all'altro, a diventare un morto di fame costretto a cercare di sopravvivere con poche centinaia di euro come capita appunto ai tre protagonisti del film. Ovvero ad Ulisse (Verdone), ex discografico di successo, a Fulvio (Pierfrancesco Favino), critico cinematografico degradato al gossip, e a Domenico (Marco Giallini) prima imprenditore e ora agente immobiliare di serie b che arrotonda il lunario facendo il gigolo (in questo aiutato da forti dosi di viagra) .

Tutti e tre con figli a carico si ritrovano, per necessita', ad affittare un appartamento insieme. Inizia così la loro convivenza e la loro amicizia, ma anche il loro riscatto nonostante un finale malinconico. Nel cast del film che sara' nelle sale dal 24 febbraio distribuito da Filmauro (che lo ha anche prodotto), Micaela Ramazzotti, Nicoletta Romanoff, Diane Fleri e il figlio di Verdone, Paolo.

In un cameo, l'esordio cinematografico dell'imitatrice Gabriella Germani. ''Ho scelto un tema difficile per una commedia - dice all'ANSA Carlo Verdone -. Il tema di una vera emergenza sociale, quella dei mariti separati e divorziati che vedono gran parte del loro stipendio andare a sostegno delle loro mogli e figli creando cosi' un'ulteriore categoria di nuovi poveri. Una cosa di cui si e' parlato molto negli ultimi due anni e che ha visto nascere associazioni di mariti separati, una casa dei padri separati... Insomma per chi si ritrova a vivere con 400 o 500 euro e' una vera tragedia''. Comunque ci tiene a dire il regista e attore romano:''non e' un film contro le mogli, contro le donne, anche perche' almeno due mariti protagonisti nel mio film se la sono meritata questa situazione, ma ad esempio nel caso del mio personaggio non e' proprio cosi', c'e' stato un accanimento contro di lui''.

Ci sono insomma ragioni anche da parte del mondo maschile? ''Ci vorrebbe - spiega Verdone - una sorta di grande equilibrio nel giudicare certi caso. Anche se il marito ha torto bisogna calcolare comunque la sua reale disponibilita' a pagare. Certe volte tante sentenze sono davvero troppo spietate''. E aggiunge:''i miei film nascono sempre dalla realta'. Ovvero amo osservare quello che mi circonda estrapolare alcuni messaggi e rivisitarli con ironia. Cerco insomma di fare la commedia canonica, come fa anche Virzi'. Mescolare temi drammatici e ironia. E' il caso anche di 'Posti in piedi in Paradiso' che ha un finale malinconico, ma anche aperto alla speranza. Perche' alla fine, come si vedra' nel film, saranno i figli in qualche modo a salvare quei padri che sono molto spesso meno maturi di loro''.

martedì 3 gennaio 2012

E LA CAVALLO CONFERMA CHE LA PICCOLA RIMANE IN CASA FAMIGLIA

ORDINANZA COLLEGIALE 29/12/2011 (PRESIDENTE DOTT. DOMENICO DE BIASE)
HABET STATUITO INCONFUTABILMENTE CHE VERBALE CONTENENTE AUDIZIONE CURATORE SPECIALE ZIMPO, RESPONSABILE CASA FAMIGLIA DE CARLO ET ASSISTENTE SOCIALE MOSE’ SAREBBE STATO TRASMESSO AL P.M.M. IN DATA 2/1/2012 SCADUTO TERMINE PERENTORIO CONCESSO AT DIFENSORI PER INTERLOQUIRE ULTERIORMENTE.
RIENTRATO OGGI IN SEDE PRESIDENTE TITOLARE CARMELA CAVALLO RIFERISCE PER VIE BREVI CHE TRIBUNALE, NONOSTANTE QUANTO SOPRA, SI ASTERRA’ DAL ADOTTARE ALCUNA DECISIONE.
POICHE’ ANCHE IL DECIDERE DI NON DECIDERE E’ UNA DECISIONE, IL PRESIDENTE CAVALLO NON CONSIDERA CHE AVENDO PUMA FEDERICA DENUNZIATO LA STESSA SIA PENALMENTE CHE AVANTI AUTORITA’ AMMINISTRATIVE (CSM, MINISTRO GIUSTIZIA, P.G. PRESSO CORTE SUPREMA CASSAZIONE) ESSA MEDESIMA HA DOVERE ASSOLUTO ASTENERSI DA TRATTARE OGNI INCOMBENTE RIGUARDANTE IL PROCEDIMENTO 2312/10 V.G. SULLA MINORE XXXXXXX.
PER QUANTO SOPRA INVITA PRESIDENTE CARMELA CAVALLO RESTITUIRE FASCICOLO CONTENENTE ISTANZA 29/12/2011 DI SOSPENSIONE E/O REVOCA COLLOCAMENTO BAMBINA IN CASA FAMIGLIA AT PRESIDENTE DOTT. DOMENICO DE BIASE PER LA CONSEGUENTE DECISIONE SEGUITO RISERVA FORMULATA CON ORDINANZA COLLEGIALE 29/12/2011.
CON OSSEQUI
                                                                         AVV. GIUSEPPE LIPERA

Bambina di 9 anni soccorre la mamma

Ha visto la propria mamma sentirsi male, ma non si è persa d'animo: è stata lei, una bimba di soli nove anni, a chiamare il 118, verso le 10,40 di 2 gennaio. Al momento della telefonata la bambina si trovava sola in casa con la mamma, alla trentunesima settimana di gravidanza. La famiglia risiede a Carenno, in piazza Carale.

Sull'accaduto non si conoscono ancora molti particolari: sembra che la donna, una trentenne originaria del vicino comune di Torre de' Busi, avesse perso conoscenza a causa di un improvviso malore. Secondo alcune fonti, poco prima aveva anche assunto una medicina, forse perché già accusava malessere.

Sul posto, dopo la tempestiva telefonata della bambina, è arrivata un'ambulanza dell'associazione «San Nicolò» per il trasporto d'urgenza all'ospedale di Lecco. Anche polizia locale e carabinieri sono intervenuti. Il gesto della bambina è stato commentato con tanta ammirazione dai residenti del paese.

La sua telefonata, con indicazioni precise e puntuali all'addetto della sala operativa per le emergenze sanitarie, ha consentito di poter portare alla giovane mamma i soccorsi in modo rapido. Purtroppo, nonostante l'intervento tempestivo del 118 e il ricovero in ospedale, le sue condizioni sono state giudicate gravi.

domenica 1 gennaio 2012

Bambina sottratta alla mamma 2 Gennaio conferenza stampa

Domani 2 gennaio 2012 alle ore 11

conferenza stampa a Roma

Il caso della bambina di sette anni tolta alla madre

Fosse stata una persona adulta, 18 giorni di carcere, da innocente ed assolutamente incolpevole, sarebbero un tempo infinito.

Solo che la bambina, strappata alla madre Federica P., ha soli sette anni, appena compiuti proprio in questo periodo, per cui 18 giorni sono una vera eternità col rischio certo, se non quello più grave e fatale, di subire danni enormi ed irreversibili,alla sua salute psichica e fisica.

2012 anni fa agì così Erode, che fece la strage degli innocenti, ma quantomeno aveva un suo movente criminale,  oggi nel 2012 invece è il nostro Stato, che attraverso alcuni suoi organi istituzionali, agisce, per di più in Nome della Legge, e che si comporta come il re della Giudea, per colpa di talune assistenti sociali che, credendosi Padre Eterno, ritengono di poter disporre della vita altrui impunemente non accorgendosi di quanto siano inadeguate ed inidonee.

Già domani 2 gennaio 2012 (alla scadenza del termine concesso alle parti per interloquire con memorie scritte), il Tribunale per i Minorenni di Roma, se solo lo volesse, potrebbe disporre che il supplizio di questa bambina possa cessare consentendole il suo ritorno a casa fra le braccia di sua Mamma, Federica di 31 anni, che proprio due giorni fa, giustamente disperata, ha rivolto un’accorata supplica al Santo Padre Benedetto XVI.

Poichè è doveroso che l’opinione pubblica del mondo intero sappia correttamente e compiutamente di quanto è avvenuto in Italia e di quanto sta accadendo e potrebbe accadere nei prossimi giorni se non nelle prossime ore, domani 2 gennaio 2012 alle ore 11, si terrà una conferenza stampa a Roma, nello Studio Legale Lipera di Via Attilio Regolo 19.

Sarà presente la giovane mamma Federica, i suoi genitori (nonni della bambina di sette anni).

Illustrerà la vicenda l’Avv. Giuseppe Lipera (Foro di Catania) coadiuvato dai due sostituti avvocati Francesco Gualtieri (Foro di Roma) e Grazia Coco (Foro di Catania).

Per contatti: Avv. Coco 347-0781396