lisabetta Ballarin, detenuta a Verziano per l'omicidio di Mariangela Pezzotta, assassinata col fidanzato Andrea Volpe, fondatore delle bestie di Satana, è stata investita da un'auto sulla sua bicicletta in via Flero, all'altezza dell'incrocio con via Codignole, mentre rientrava in carcere.
PER RICORDARE
Elisabetta Ballarin al processo: aiutò Andrea Volpe a uccidere Mariangela (Newpress)SOMMA LOMBARDO (Varese) - Si può sopravvivere al dolore di una figlia morta ammazzata a 25 anni e aprire anche la porta di casa propria a colei che quella figlia ti ha trucidato? Silvio Pezzotta, padre di Mariangela, una delle vittime della Bestie di Satana fece questa promessa anni fa a Elisabetta Ballarin, la ragazzina condannata a 23 anni di carcere proprio per l'omicidio di Mariangela. Incrociandola in un corridoio del tribunale di Busto Arsizio le disse: «Quando avrai pagato il conto con la giustizia, la porta di casa mia per te è aperta». Adesso è arrivato forse il momento di mettere alla prova quelle parole perché Elisabetta, dopo appena 7 anni di carcere ha ottenuto il permesso di lasciare la cella quattro giorni la settimana per frequentare l'università a Brescia (da ottobre, ma la notizia è stata tenuta riservata).
Mariangela Pezzotta, uccisa a 25 anniSilvio Pezzotta, se le ricorda quelle parole? «Certo che me le ricordo: e siccome ho una faccia sola, sono pronto a ripeterle. Se Elisabetta ha scontato la sua colpa, io non ce l'ho certo con lei». Di solito la libertà anticipata di un omicida scatena reazioni di rancore, rabbia, di «chiudete la cella e buttate via la chiave». E non stiamo parlando di un delitto qualsiasi, ma di uno dei casi di cronaca nera più raccapriccianti degli ultimi anni: la sera del 29 gennaio 2004 Mariangela Pezzotta ricevette una telefonata da Andrea Volpe, il suo ex fidanzato, che con una scusa la invitò in uno chalet di Golasecca. Qui si trovò davanti lo stesso Volpe e la nuova compagna di lui, Elisabetta per l'appunto, allora appena diciottenne, che imbracciava un fucile.
Mariangela fu uccisa con un colpo di calibro 38 al volto da Volpe, poi lui e la Ballarin scavarono una fossa in giardino dove seppellirono la vittima. Ma Mariangela non era ancora morta e fu finita a colpi di badile sul volto. Pagò con la vita l'insensata e cieca crudeltà di un gruppo di ragazzi che si dicevano devoti al demonio, le Bestie di Satana, appunto. Indagando su quel delitto si scoprì che altri tre giovani erano stati assassinati per mano della setta e altre morti tutte avvenute nella zona del Basso Varesotto rimasero in dubbio. «Ma io sono sempre stato convinto che Elisabetta sia stata plagiata dagli altri: era una ragazzina fuori dal mondo - dice adesso il papà di Mariangela - e quella sera tragica agì come un automa, stordita dalla droga».
Silvio Pezzotta, il papà di Mariangela (Newpress)Pezzotta era al corrente del fatto che da qualche tempo le porte del carcere per Elisabetta Ballarin si erano dischiuse. Ma è giusto che riguadagni una libertà seppur parziale dopo così poco tempo? «É giusto che Elisabetta si rifaccia una vita, è giusto che alla sua giovane età le venga data una seconda possibilità: so che frequenta l'università, che ha buoni voti e dunque è una cosa bellissima. Le auguro ogni bene». Ma dove si trova la forza per superare il dolore per una figlia uccisa e addirittura per aprire le braccia all'omicida? «Io lavoro in una casa di riposo per anziani non autosufficienti - risponde Pezzotta - e ogni tanto guido il minibus che accompagna i ragazzi disabili. Insomma, se mi guardo attorno scopro sempre qualcuno che nonostante tutto sta peggio di me. E allora quello che faccio mi sembra nient'altro che la reazione di una persona normale».
Claudio Del Frate
20 aprile 2011
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