mercoledì 13 giugno 2012

Roma: Madre sotto processo.

Roma - Una storia simbolo della crisi dello stato di diritto nel nostro Paese. Una donna viene rinviata a giudizio per l'accusa di sottrazione di minori, per il semplice fatto di aver impedito il 'sequestro' del proprio bimbo su disposizione del Tribunale dei Minori. Il tutto è avvenuto conseguenzialmente alla decisione relativa all'affidamento del piccolo in una casa famiglia.
La donna dell'hinterland capitolino è quindi costretta a sopportare un giudizio penale suo malgrado. Il legale, l'avvocato Piero Lorusso ha comunque pronto il memoriale difensivo ed un asso nella manica: una sentenza della Cassazione dello scorso mese di maggio, che sancisce nel contenzioso madre-padre la prevalenza della volontà del minore. L'udienza è stata riaggiornata al mese di ottobre.
Resta il fatto che l'organo di giustizia minorile è da tempo oggetto di interrogativi piuttosto urgenti. Poco o nulla si conosce su quanti siano all'anno i collocamenti in casa famiglia disposti dal Tribunale dei minori di Roma nei casi in cui esista un genitore idoneo che abbia un forte legame affettivo con il figlio; stessa cosa si può dire sulla mancanza di informazioni relative alle spese relative ai collocamenti in comunità o case famiglia  considerando che il costo per lo Stato varia dai 70 ai 300 euro al giorno per ciascun minore. Altre ombre riguardano gli affidi condivisi concessi nonostante uno dei genitori abbia subito condanne o non sia stato ritenuto idoneo dai periti del giudice. Sul pianeta giustizia minorile permangono troppi lati oscuri.

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