sabato 5 maggio 2012

Amore criminale Roberta Vanin

VENEZIA—Il telefono in casa Donaglio è squillato intorno all’una e mezza di martedì pomeriggio. «Pronto?», ha risposto Roberto, il capo famiglia. Dall’altro capo del filo la voce agitatissima di Roberta Vanin: «Venite qui, correte, Andrea non è in sè. Sta esagerando, questa volta sta andando oltre. Questo non è uno dei suoi soliti sfoghi lavorativi». Al fianco della 43enne titolare del negozio «Bio Vita» di Spinea c’era Andrea Donaglio, il suo ex fidanzato di 47 anni, e forse è stata proprio l’umiliazione di quella telefonata ai suoi genitori, la causa scatenante del raptus omicida. La ricostruzione, il giorno dopo il delitto, è chiarita in ogni dettaglio. Lui si avvicina davanti al bancone al centro del negozio. Si gira, prende il coltello che veniva usato per tagliare il pane e la colpisce. Cinquanta coltellate, al collo, all’addome, alla schiena. Lei cerca di difendersi, gli agenti troveranno numerosi tagli e ferite sulle sue braccia. Ma la foga è tale che la lama del primo coltello si spezza. Donaglio allora ne prende un secondo, con cui colpisce ancora. Solo quando la vede a terra, ormai senza vita, prende coscienza di quello che ha fatto. Si ritira nello sgabuzzino del negozio e lì rivolge la lama verso se stesso, lasciando macchie di sangue dappertutto. Poi esce e si sdraia accanto a lei per infliggersi l’ultimo colpo e morirle vicino. Si lesiona il fegato, ma il cuore continua a battere e rimane lì, steso accanto a Roberta.
E così diventa troppo tardi. Troppo tardi per la telefonata di Roberta, in cui c’era tutta l’angoscia per una situazione che non riusciva più a gestire. «Mamma ho tanta paura», diceva da due settimane,ma non riusciva ad ascoltare le amiche che le consigliavano di denunciarlo. «Gli voglio ancora bene», diceva. Troppo tardi anche per la corsa in bicicletta del padre di Andrea. Quando arriva in negozio trova i corpi distesi a terra. Roberta è con gli occhi sbarrati in un lago di sangue; il figlio è vivo, con ancora il coltello in mano. Lo scuote, poi prova con Roberta, quindi esce dal negozio un attimo, mentre parla con i carabinieri. Andrea si colpisce ancora, ma nemmeno quel fendente è mortale. L’ha uccisa perchè non sopportava di perderla. Non accettava che si fosse rifatta una vita. Che avesse un nuovo amore, Federico. L’ha detto martedì sera Andrea stesso, nell’interrogatorio di circa mezz’ora reso al pmMassimo Michelozzi e ai carabinieri del capitano Salvino Macli, dal letto dell’ospedale di Mirano in cui è ricoverato in prognosi riservata. Una confessione piena, in cui ha chiarito i motivi del suo gesto tremendo. E’ accusato di omicidio volontario. Sulla premeditazione dovrà decidere il pm, ma la dinamica sembrerebbe confermare il reato d’impeto: basti pensare al fatto che ha usato dei coltelli presi in negozio. Oggi pomeriggio si terrà l’autopsia sul cadavere di Roberta.
Ora Andrea si trova in stato di fermo e la sua camera è piantonata dai carabinieri. E’ sotto sedativi, i medici scioglieranno la prognosi solo domani, ma è fuori pericolo. «L’abbiamo visto solo oggi (ieri, ndr) pomeriggio - spiega Christian Donaglio, 41 anni, fratello minore di Andrea - non ho messo il dito nella piaga. Lui parla poco dell’accaduto, dice che non si ricorda bene. Negli ultimi tempi stava molto male, ma non avrei mai pensato ad una cosa del genere. Sapevo che era depressoma parlava di Roberta mettendola su un piedistallo. Non avrei mai potuto prevederlo ». «E’ provato, un uomo distrutto », dice il suo avvocato Isabella Fiorio. Anna Favero, la madre di Andrea, ha chiamato due volte Gina Casarin. Non riesce a trovare pace. Cerca disperatamente di chiedere perdono per il figlio. Per le due famiglie rovinate. Per il futuro che non c’è più. «Che colpa ne ha lei? - dice la mamma di Roberta, tra le lacrime - e anche lui, l’ho già perdonato. La sua vita sarà distrutta comunque. Non quanto la mia, però. Me l’ha portata via. Lei non c’è più».

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