martedì 28 febbraio 2012

Omicidio Montespaccato. Si costituisce il padre del bambino conteso

Carabinieri lo hanno cercato per giorni dopo l'omicidio di Marco Zioni, avvenuto a Montespaccato lo scorso 21 febbraio durante una lite tra famiglie per l'affidamento di un bimbo di 10 mesi. Alla fine però il giovane 19enne, padre del piccolo conteso e ritenuto uno dei responsabili del delitto, si è costituito. Le forze dell'ordine gli hanno notificato un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Roma con l'accusa di concorso in omicidio aggravato premeditato. Il giovane è accusato anche di detenzione e porto illegale di armi da sparo. Subito dopo l'omicidio il giovane aveva fatto perdere le sue tracce. I carabinieri lo avevano cercato per tutti questi giorni con controlli a tappeto nei quartieri di Montespaccato e Primavalle spingendolo a consegnarsi. Dopo la notifica del provvedimento, il giovane è stato rinchiuso nel carcere di Regina Coeli. Le indagini dei carabinieri della Compagnia Trastevere continuano per individuare gli altri colpevoli dell'omicidio. Oltre al 19enne era stato arrestato nei giorni scorsi un altro 24enne, parente del giovane arrestato oggi.
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IL FATTO - Marco Zioni, un uomo di circa quarant'anni, è morto il 21 febbraio dopo essere stato ferito in via Montpellier da alcuni colpi di pistola. Soccorso e portato al Policlinico Gemelli, Zioni ha perso la vita poco dopo. Secondo le ricostruzioni degli investigatori pare si sia trattato di una vera e propria guerra di strada tra famiglie, un litigio finito nel sangue per l'affidamento di un bambino. La caccia dei Carabinieri si orienta inizialmente su un 24enne, parente alla lontana, forse un cugino del papà del bimbo conteso, che però dopo poco viene rilasciato per mancanza di prove. Nella lista dei Carabinieri i ricercati sono quattro, uno dei quali il padre del bambino, che però si è costituito. Ne restano tre.

lunedì 27 febbraio 2012

Per non dimenticare.... Pietro Maso

Il sogno di Maso era di fare una bella vita , viaggiare su auto costose circondarsi di belle donne, andare in discoteca e al casino’ di Venezia con gli amici .

Il suo motto era : lavorare poco e divertirsi molto.



Nell’ aprile 1991 Pietro Maso di anni 20 , aiutato da tre suoi amici , massacra i genitori Antonio Maso e Rosa Tessari nella sua casa di Montecchia di Crosara, usando padelle , bastoni e un tubo di ferro. La motivazione era di intascare subito la sua parte di eredità.

Maso aveva promesso una quota ai tre amici complici del delitto

Il suo amico più caro Giorgio Carbognin, 18 anni . Paolo Cavazza , 18 anni e l'unico minore del gruppo, Damiano Burato.

Pochi giorni prima del delitto, Rosa trova diverse banconote nella tasca di un paio di pantaloni di Pietro Maso. Subito gliene chiede conto; il figlio si era appena licenziato anche dall'autosalone e quindi difficilmente avrebbe potuto procurarsele onestamente. Sospettando un suo coinvolgimento in qualche losco affare, la madre insiste, così Pietro prova a tirar fuori come giustificazione che si trattava di una sorta delle ultime provvigioni che il suo ultimo datore di lavoro gli doveva ancora.

Le banconote ritrovate dalla madre di Maso provenivano da un prestito bancario (24 milioni di lire) chiesto da Giorgio Carbognin, per il quale aveva fatto da garante il suo datore di lavoro Aleardo Confente. I soldi, in origine, servono al giovane per acquistare una Lancia delta , usata ma come nuova; successivamente però, la famiglia di Giorgio si oppone all'acquisto. Il ragazzo ubbidisce e rinuncia all'automobile, ma non restituisce subito il denaro alla banca, e con Pietro, lo utilizza in ristoranti di lusso, bar e gioiellerie.

Al momento della restituzione, Carbognin ricorre a vari tentativi di procurarsi il denaro, ma tutti falliscono. Pietro, allora, decide di staccare un assegno del conto intestato alla madre, imitandone la firma e consegnando così 25 milioni all'amico. Il delitto deve quindi essere messo in atto prima che la signora Rosa si accorga dell'ammanco.

Il delitto avviene nella notte fra il 17 e il 18 aprile 1991. Quella sera Maso, Carbognin, Cavazza e Burato si ritrovano nel bar di Montecchia che usavano frequentare, e discutono gli ultimi dettagli .

Alle 23.10 il padre di Maso sale le scale per raggiungere, al primo piano, il contatore. Giunto in cucina, viene subito colpito dal figlio, armato di un tubo di ferro; Damiano lo colpisce a sua volta con una pentola. Poco dopo arriva Rosa e viene aggredita da Paolo e Giorgio, armati rispettivamente di un bloccasterzo e un'altra pentola. La madre di Pietro non muore sul colpo, così il figlio interviene e la colpisce anche lui, scambiandosi con Paolo che si accanisce contro il signor Maso premendogli il piede sulla gola. Cinquantatre minuti dopo i primi colpi, le due vittime cessano definitivamente di respirare.

A delitto compiuto, i ragazzi si disfano degli oggetti serviti allo scopo, e anche delle tute utilizzate per proteggersi dal sangue. Da notare che Burato, Carbognin e Cavazza avevano indossato delle maschere. Paolo e Damiano rientrano a casa. Pietro, invece, ha bisogno di crearsi un alibi, così con Giorgio si reca in discoteca. Alle 2 del mattino rientra a casa per fare la finta scoperta. Avverte i vicini Uno dei vicini entra in casa, sale le scale e scopre la scena.

Nuovo incidente per le navi da crociera della Costa

Una nave della Costa Crociere è alla deriva dopo un incendio a largo delle isole Seychelles. Secondo le prime informazioni l'informazione si trova a circa 400 miglia dalla terra ferma. Nell'incidente nessuno è rimasto ferito. La notizia è stata diffusa dal centro che coordina isoccorsi e che si trova a Roma.

domenica 26 febbraio 2012

Nuovo incidente stradale.. Muore il marito e la moglie perde il figlio...

Terracina - Tragedia alle ore 20 a Terracina. Un uomo è morto in un incidente stradale e sua moglie, incinta all'ottavo mese, ha perso il bambino. L'incidente, uno scontro frontale tra l'auto su cui viaggiava la coppia e una Bmw con a bordo due persone, è avvenuto in via Pantani da Basso, a Terracina. Subito dopo l'impatto i due coniugi sono stati trasportati d' urgenza in ospedale, ma l'uomo è morto poco dopo l'arrivo. La donna, 28 anni, nel violento impatto ha perso il bambino ed è ricoverata in prognosi riservata all'ospedale Santa Maria Goretti di Latina. La vittima è Raffaele Vertolomo, 35 anni. All'ospedale Fiorini di Terracina, dove l'uomo è stato trasportato, ci sono stati momenti di tensione quando gli amici della vittima hanno visto arrivare il cittadino romeno che era alla guida della Bmw e che è stato sottoposto ad alcoltest.

Ciccio e Tore.....ancora troppi misteri..

BARI - La morte dei miei figli «potrebbe essere stata un omicidio». Lo ha detto Rosa Carlucci, la madre di Ciccio e Tore, i bimbi scomparsi il 5 giugno 2006 e trovati morti mesi dopo nel pozzo di un vecchio casolare a Gravina di Puglia, in collegamento da Roma a 'Domenica Cinque'. «Ho chiesto che il caso venisse riaperto dalla Procura di Bari perchè voglio più chiarezza - ha aggiunto - ho scoperto che miei figli non erano soli nel casolare, ma con altri amici, dei bulli». Secondo la mamma di Ciccio e Tore i due bambini sarebbero stati sottoposti a una prova di coraggio. La mamma di Ciccio e Tore chiede che «la Procura indaghi attentamente e chi li ha lasciati al loro destino, paghi.» «L'ultima volta che ho visto i miei figli erano molto tristi - continua la signora Carlucci - e mi dicevano che dentro di loro sentivano che qualcuno avrebbe fatto loro del male». Rosa Carlucci spiega, poi, i motivi per i quali ha chiesto la riapertura del caso e la riesumazione dei corpi di Ciccio e Tore: «Leggendo l'esito dell'autopsia, sono venute fuori delle anomalie che all'epoca vennero taciute: Ciccio aveva un arto completamente distaccato dal corpo, e ci sono altri indizi oltre a questa anomalia; per questo motivo ho chiesto la riesumazione dei corpi dei bambini».

Altri tre giovani fiori recisi....

Firenze, 26 febbraio 2012 - Dramma della strada con giovani vite spezzate. In tre sono morti nel ribaltamento della loro auto intorno alla mezzanotte tra sabato e domenica sull'A1 tra Barberino e Calenzano, in direzione di Firenze. L'incidente, precisa Autostrade per l'Italia in un comunicato, ha visto il coinvolgimento di una sola autovettura ed è avvenuto per cause che sono ancora in fase di accertamento.
Le vittime sono due giovani del Mugello, in provincia di Firenze e un ragazzo siciliano. Si tratta di Daniele Stellini, 23 anni, di Vicchio, che era alla guida dell'auto, una Twingo, di Martina Ignesti, 21 anni, di Scarperia e di Gaetano Gueli, 21 anni, nato a Caltagirone e residente a Gela.
Stavano andando in un locale di Calenzano. Erano ormai a pochi chilometri quando Daniele Stellini, 23
anni, che guidava la sua Renault Twingo, avrebbe perso il controllo del veicolo, all'uscita di una curva, secondo i primi rilievi sull'incidente.
L'auto, in base alla ricostruzione fatta dalla polizia, ha prima urtato il guardrail di destra e subito Gaetano Gueli, 21 anni, studente di giurisprudenza, che era sul sedile posteriore, e' stato sbalzato fuori dall'abitacolo ed e' finito nella scarpata che costeggia l'autostrada, morendo sul colpo.
L'auto, ormai impazzita, ha urtato poi il guardrail centrale ribaltandosi. In quel momento si sarebbe staccato il
sedile anteriore del passeggero dove si trovava Martina Ignesti, 21 anni, fidanzata di Daniele. Il suo corpo e' letteralmente volato sulla corsia d'emergenza della carreggiata opposta dove e' stato trovato, senza vita, dai soccorritori. L'auto alla fine si e' fermata sulla corsia di sorpasso a ridosso del guardrail centrale.
A bordo e' rimasto il conducente, ma anche lui, all'arrivo dei soccorsi era ormai deceduto. La Twingo dei tre ragazzi era preceduta da un'auto con a bordo alcuni loro amici che non si sono accorti dell'incidente.
Solo dopo aver raggiunto il locale di Calenzano, non vedendoli arrivare hanno cercato di contattarli sui cellulari. I telefoni suonavano a vuoto e sono cosi' tornati indietro in autostrada: arrivati al chilometro 267 hanno trovato i primi soccorritori che erano gia' sul posto e scoperto cosa era accaduto.
Inutile l'arrivo dei soccorsi: per i tre non c'era più niente da fare. E' intervenuta anche la polizia stradale per i rilievi e per regolare il traffico. Fino almeno alle 2.30 i soccorritori e le forze dell'ordine hanno lavorato sulla scena dell'incidente. L'auto è stata sequestrata.
Sgomento e strazio in Mugello per la tragedia tra le famiglie e gli amici dei ragazzi. Gaetano Gueli, pur non mugellano ma originario del sud Italia, studiava giurisprudenza a Firenze e risiedeva in Mugello da diverso tempo.
Come un tragico rituale, anche in questo caso Facebook diventa il luogo dove gli amici ricordano chi non c'è più. "Non vi scorderemo mai", "Forse ora siete in un posto migliore", le frasi lasciate sulla foto dei due fidanzati abbracciati. "Buttati, la vita è troppo corta per vivere di rimpianti", è il titolo di un link postato da Daniele Stellini nei giorni scorsi proprio sulla sua bacheca Facebook. Ragazzi come tanti, che amano follemente la vita e che adesso non ci sono più.

venerdì 24 febbraio 2012

Indagini sulle case famiglie a Napoli....

Il sequestro dei documenti (foto agnfoto)


Bambini usati come merce di scambio per lucrare sui fondi del Comune di Napoli destinati all'accoglienza residenziale dei minori provenienti da famiglie disagiate della città. Questo il sistema criminale che emerge dalle indagini della polizia municipale, in cui risultano coinvolti funzionari del Comune, impiegati negli uffici per le Politiche sociali, e titolari di case famiglia della città.

Sequestrati - su iniziativa del generale della polizia municipale partenopea Luigi Sementa - atti e documentazione negli uffici comunali del Servizio per le Politiche sociali. Un'attività di controllo decisa per delineare la vastità del fenomeno e l'eventuale coinvolgimento di altri soggetti nell'affare. Numerosi i casi scoperti di fatture presentate più volte a saldo di una singola prestazione, come numerose sono anche le manomissioni alla documentazione contabile presentata per l'erogazione dei fondi.

Le indagini hanno anche appurato che l'assegnazione dei minori nelle varie strutture sarebbe stata pilotata a favore di alcune strutture: canali privilegiati offerti a specifiche case famiglia costituiti dai funzionari comunali indagati per trarne benefici. In più è stato accertato che l'offerta educativo/assistenziale praticata era stata diversa e comunque inferiore a quella poi documentata per l'ottenimento dei fondi.

L'assessore alle Politiche sociali di Napoli, Sergio D'Angelo, ha ricordato che le indagini hanno preso inizio da una denuncia dell'amministrazione partenopea: "Abbiamo offerto alla
magistratura massima collaborazione - ha detto - e continueremo a farlo" affinché "si faccia piena luce sulla vicenda - aggiunge l'assessore - che, però, non deve offuscare il prezioso lavoro sociale che tanti operatori pubblici e del Terzo settore hanno svolto e continueranno a svolgere".

"Da anni chiediamo chiarezza e trasparenza - dicono i rappresentanti del comitato 'Il welfare non è un lusso', a cui fanno riferimento oltre duecento organizzazioni di settore - il paradosso consiste nel fatto che mentre c'è chi lucra sulla pelle dei minori i nostri centri d'accoglienza non percepiscono finanziamenti dal novembre del 2009".

"Molti centri sono stati costretti a chiudere i battenti e altri hanno accumulato debiti ben oltre le loro possibilità di sopportazione - proseguono - quanto sta emergendo dalle indagini non rappresenta di sicuro il nostro settore fatto di gente che, anche senza stipendio, assiste da anni i più deboli, a partire proprio dai bambini".

giovedì 23 febbraio 2012

Intervista a mamma Elisabetta



In una lettera aperta a giudici e magistrati Elisabetta Cipollone, madre di Andrea De Nando il 15enne ucciso lo scorso gennaio a Peschiera Borromeo da un pirata della strada, chiede che al colpevole sia negato il patteggiamento. E nella sua missiva indirizzata a ad avvocati, giudici e pubblico ministero chiede una pena esemplare, sperando che si arrivi a cambiare la legge: «Vi prego, fate tutto ciò che è in vostro potere ed anche di più. Fate come se Andrea fosse vostro figlio, fate come se Andrea fosse il figlio di tutti.
Non concedete il patteggiamento, sollecitate chiunque possa essere sollecitato a dare il massimo della pena prevista.
Se otteniamo una sentenza esemplare, sarà una vittoria assoluta, sarà un deterrente per tutti coloro che deliberatamente uccidono, che deliberatamente tolgono il futuro ad un ragazzo che quel futuro lo aveva tra le sue mani e che si affacciava alla vita con modestia ma anche con la forza dell'amore che solo lui sapeva donare agli altri.
Allora io dico e non mi stancherò mai di dirlo finchè potrò, se salvi una vita hai salvato il modo intero.
Se quella sentenza esemplare che spero riesca a condannare l'assassino di Andrea dovesse servire come deterrente e salvare anche solo un altro povero ragazzo, allora voi ed anche io (io con il mio amore di mamma e voi con le vostre indicusse competenze legali) avremmo salvato il mondo intero.....ciò che vi chiedo davvero è qualcosa che va oltre la legge, è qualcosa che nasce dall'anima, attraversa i sensi, e, passando dalle parole, (le vostre) arrivi dritto al cuore di chi deve arrivare.
Ce lo chiede Andrea, ce lo chiedono tutte le vittime. per una giustizia che cominci a non occuparsi troppo spesso di stare dalla parte dei criminali, ma che dia voce a noi vittime per il resto dei nostri giorni, perchè vedete, cari giudici, pm, avvocati, la pena di morte non è stata abolita in italia, la pena di morte esiste ancora, è la mia, la nostra condanna definitiva a morte, quella di chi è stato separato per mano altrui da chi tanto ha amato».



DI SEGUITO L'INTERVISTA DI MAMMA ELISABETTA DI QUESTA SERA A RAI TRE

http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.rai.it%2Fdl%2Ftgr%2Fregioni%2FPublishingBlock-d1771bdd-3372-4621-b543-25e70b1cdb11.html&h=4AQG_oD-NAQFI3JcoUH1xMSPWMezQtGGcQAma1MoyJOk-Lw&enc=AZOETK0o-b8Ry8SKvpB4u6PbSNKFsI4kvzYEXlTABleiiTffC_tKxL-lfPWoVQA4nJMPbEeKwpTshKT4ZNBmSqvCSC97VrPoaLP2EbaC67t6Cg

L'omicida di Mariangela Pezzota travolta mentre tornava in carcere

lisabetta Ballarin, detenuta a Verziano per l'omicidio di Mariangela Pezzotta, assassinata col fidanzato Andrea Volpe, fondatore delle bestie di Satana, è stata investita da un'auto sulla sua bicicletta in via Flero, all'altezza dell'incrocio con via Codignole, mentre rientrava in carcere.


PER RICORDARE


Elisabetta Ballarin al processo: aiutò Andrea Volpe a uccidere Mariangela (Newpress)SOMMA LOMBARDO (Varese) - Si può sopravvivere al dolore di una figlia morta ammazzata a 25 anni e aprire anche la porta di casa propria a colei che quella figlia ti ha trucidato? Silvio Pezzotta, padre di Mariangela, una delle vittime della Bestie di Satana fece questa promessa anni fa a Elisabetta Ballarin, la ragazzina condannata a 23 anni di carcere proprio per l'omicidio di Mariangela. Incrociandola in un corridoio del tribunale di Busto Arsizio le disse: «Quando avrai pagato il conto con la giustizia, la porta di casa mia per te è aperta». Adesso è arrivato forse il momento di mettere alla prova quelle parole perché Elisabetta, dopo appena 7 anni di carcere ha ottenuto il permesso di lasciare la cella quattro giorni la settimana per frequentare l'università a Brescia (da ottobre, ma la notizia è stata tenuta riservata).


Mariangela Pezzotta, uccisa a 25 anniSilvio Pezzotta, se le ricorda quelle parole? «Certo che me le ricordo: e siccome ho una faccia sola, sono pronto a ripeterle. Se Elisabetta ha scontato la sua colpa, io non ce l'ho certo con lei». Di solito la libertà anticipata di un omicida scatena reazioni di rancore, rabbia, di «chiudete la cella e buttate via la chiave». E non stiamo parlando di un delitto qualsiasi, ma di uno dei casi di cronaca nera più raccapriccianti degli ultimi anni: la sera del 29 gennaio 2004 Mariangela Pezzotta ricevette una telefonata da Andrea Volpe, il suo ex fidanzato, che con una scusa la invitò in uno chalet di Golasecca. Qui si trovò davanti lo stesso Volpe e la nuova compagna di lui, Elisabetta per l'appunto, allora appena diciottenne, che imbracciava un fucile.
Mariangela fu uccisa con un colpo di calibro 38 al volto da Volpe, poi lui e la Ballarin scavarono una fossa in giardino dove seppellirono la vittima. Ma Mariangela non era ancora morta e fu finita a colpi di badile sul volto. Pagò con la vita l'insensata e cieca crudeltà di un gruppo di ragazzi che si dicevano devoti al demonio, le Bestie di Satana, appunto. Indagando su quel delitto si scoprì che altri tre giovani erano stati assassinati per mano della setta e altre morti tutte avvenute nella zona del Basso Varesotto rimasero in dubbio. «Ma io sono sempre stato convinto che Elisabetta sia stata plagiata dagli altri: era una ragazzina fuori dal mondo - dice adesso il papà di Mariangela - e quella sera tragica agì come un automa, stordita dalla droga».



Silvio Pezzotta, il papà di Mariangela (Newpress)Pezzotta era al corrente del fatto che da qualche tempo le porte del carcere per Elisabetta Ballarin si erano dischiuse. Ma è giusto che riguadagni una libertà seppur parziale dopo così poco tempo? «É giusto che Elisabetta si rifaccia una vita, è giusto che alla sua giovane età le venga data una seconda possibilità: so che frequenta l'università, che ha buoni voti e dunque è una cosa bellissima. Le auguro ogni bene». Ma dove si trova la forza per superare il dolore per una figlia uccisa e addirittura per aprire le braccia all'omicida? «Io lavoro in una casa di riposo per anziani non autosufficienti - risponde Pezzotta - e ogni tanto guido il minibus che accompagna i ragazzi disabili. Insomma, se mi guardo attorno scopro sempre qualcuno che nonostante tutto sta peggio di me. E allora quello che faccio mi sembra nient'altro che la reazione di una persona normale».
Claudio Del Frate
20 aprile 2011

Nuova denuncia dell'associazione Valore Donna.... Altra famiglia in albergo. Arriva il conto!


Sono circa diciotto mesi che una donna e suo figlio vivono in una albergo del centro di Latina, sistemati dai servizi sociali del Comune, a causa di una situazione economicamente e socialmente disagiata.
Una collocazione accordata con il titolare che avrebbe accettato un compenso minimo, rendendosi disponibile ad aiutare le persone in difficoltà. Pagamenti che sono stati emessi per sei mesi, periodo che il Comune si era reso disponibile a saldare. Scaduto il termine la famiglia ha continuato a restare in albergo ma il titolare non ha ricevuto più le mensilità.
Dopo diverse sollecitazioni,  il proprietario ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine per chiedere che la stanza venisse liberata. Ieri e questa mattina gli agenti della volante sono intervenuti su richiesta dell’uomo.
Intanto dal Comune spiegano che la sistemazione avrebbe avuto una scadenza, al termine della quale la donna avrebbe dovuto lasciare la stanza.
Si tratta del secondo caso, dopo quello denunciato dal presidente dell’associazione Valore Donna Valentina Pappacena che, in merito al tema delle famiglie disagiate collocate provvisoriamente negli alberghi, ha avviato alcune proposte.
1) istituire un Osservatorio Comunale sulla Casa per permettergli di affrontare e discutere i progetti per la risoluzione del problema casa;
2) avviare un censimento di immobili in disuso allo scopo di destinarli a progetti di recupero di alloggi per famiglie disagiate;
3) avviare un programma di costruzione o acquisto di alloggi a canone sociale da destinare in parte a famiglie disagiate con reddito basso e in parte a famiglie sfrattate della città;
4) istituire un fondo comunale per sostenere il peso economico degli affitti delle famiglie disagiate della nostra città.
“Come presidente dell’associazione ‘Valore Donna’ credo sia opportuno avviare una sinergia con il Comune sul problema in questione – si legge nella nota – . Noi intendiamo contribuire fattivamente ad uno sviluppo sociale che si basi su criteri di equità e integrazione. Soprattutto, mediante la realizzazione di progetti tesi alla tutela dei diritti delle persone svantaggiate e ad un sostegno concreto per l’integrazione delle stesse alla vita sociale ed economica della comunità”.

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=famiglia%20in%20albergo%20valore%20donna%20denuncia&source=web&cd=2&ved=0CCwQFjAB&url=http%3A%2F%2Fwww.latina24ore.it%2Flatina%2F37678%2Ffamiglia-ospitata-in-albergo-il-comune-non-paga-da-mesi-e-il-titolare-chiama-il-113&ei=ZHJGT83aJ7LP4QS6tcTZDg&usg=AFQjCNE4z1biq5IJ6AE0N7uS4ayaCpTQZg

mercoledì 22 febbraio 2012

Coffari Rai1 22 Febbraio 2012

Questo e' il link per accedere al video della puntata del 22 Ffebbraio 2012 del programma Storie Vere tra gli ospiti oltre l'avvocato Coffari anche il presidente del tribunale dei minori di Roma Melita Cavallo.
 Il programma inizia alle ore 10.00


http://www.youtube.com/watch?v=GBBeQBgGnpw&feature=player_embedded

Trovato il corpo della piccola Dayana

GROSSETO - I vigili del fuoco hanno da poco individuato quattro corpi nella parte sommersa della nave Concordia naufragata davanti all'Isola del Giglio. Lo si apprende da fonti dei soccorritori. Dal naufragio del 13 gennaio, mancavano all'appello 15 persone.
I corpi, rende noto la struttura del commissario per l'emergenza, sono stati individuati all'interno del Ponte 4 della nave dove oggi erano iniziate le attività di ricerca in seguito ad uno screening fatto nei giorni scorsi attraverso le testimonianze dei sopravvissuti che avevano indicato i punti dove si sarebbero potuti trovare l'ultima volta che erano stati visti alcuni dei dispersi. Le operazioni di recupero saranno lunghe a cause delle difficili condizioni per operare.
Tra i corpi individuati sul ponte 4 della Costa Concordia c'è anche quello di Dayana Arlotti, 5 anni, di Rimini. La piccola si trovava in crociera con il padre. Lo riferiscono fonti vicine ai soccorritori.

DAYANA AVEVA RIDATO VITA AL PADRE La sua bimba, Dayana, gli aveva ridato la gioia di vivere. La voglia di rialzarsi e di lottare: di rinascere dopo avere abbassato la guardia di fronte alla malattia. Il desiderio - superato un doppio trapianto e una lunga convalescenza - di assaporare la quotidianità, infranto dallo scontro della Costa Concordia sul granito dell'isola del Giglio. In quella crociera nel Mediterraneo che, per Williams Arlotti, riminese di 36 anni, doveva essere un momento denso di felicità insieme alla sua piccola e alla compagna, Michela Maroncelli: l'ennesimo gradino di una risalita difficile. «Williams aveva scoperto di avere il diabete molto giovane - aveva raccontato la cugina, Sabrina Ottaviani - Non aveva accettato la malattia e non si era mai curato» seriamente, fino che «non aveva incontrato questa ragazza», Susy Albertini, ex moglie e madre di Dayana, «e aveva avuto una figlia. La bimba gli aveva cambiato la vita, gli aveva ridato la voglia di vivere». Dopo la nascita della piccola, l'uomo si era curato e viste le condizioni di salute «aveva chiesto il trapianto. Due organi», rene e pancreas, che gli sono stati donati da «uno sportivo. 'È come se avessi il motore di una Ferrari - scherzava Arlotti - in una 500»'.«Aveva trascorso poi molti mesi in ospedale a Parma». Ora «aveva deciso di godersi un pò la vita. Aveva appena messo su casa con Michela, la nuova compagna», sopravvissuta al naufragio nelle acque del Giglio, «e viaggiavano spesso: pensava di godersi la nuova vita».

LA MADRE IN PARTENZA «Ho già sentito la mamma di Dayana e ci siamo limitati ad organizzare frettolosamente la partenza per l'isola del Giglio o per Grosseto. Andiamo immediatamente». Lo ha detto al Tgr Rai l'avvocato Davide Veschi, che assiste la mamma di Dayana, Susy Albertini. «Al telefono - ha aggiunto - ci siamo detti soltanto 'Partiamò, perchè c'è stato questo ritrovamento. Di altro non abbiamo parlato, è stata una telefonata velocissima».

martedì 21 febbraio 2012

Figlio conteso... Ucciso cugino della mamma

Roma. Sono tre le persone ricercate dai Carabinieri e che potrebbero essere coinvolte nell'omicidio di un uomo di 37 anni a Roma. Alla base dell'episodio c'è una lite tra due diverse famiglie che si contendevano un bambino di dieci mesi. Il padre del bimbo, un parente e un amico sarebbero infatti al momento irreperibili. Il motivo della lite risaliva ad una serie di discussioni e minacce per l'affidamento del bambino, nato da una coppia di giovani romani, un ragazzo di diciotto anni e una di venti. La vittima, Marco Zioni, cugino della mamma del bimbo, si era presentato assieme ad altri due parenti (padre, zio e fratello della ventenne) in strada ieri pomeriggio ad un appuntamento per chiarire la questione dell'affidamento. A fronteggiarli c'erano sei o sette parenti del padre del bimbo. Durante la lite sono stati esplosi, da parte dei familiari della ragazza, tre o quattro colpi da due diverse pistole: un solo proiettile ha raggiunto Zioni, ferendolo mortalmente al torace. La vittima era stata trasportata dallo zio della ragazza e da un meccanico in ospedale, ma è morto poco dopo.

Addormenta e brucia le sue figlie

BERLINO, 21 FEB – Si e' aperto oggi presso la corte tedesca di Potsdam il processo nei confronti di un danese 41enne accusato di aver addormentato con un sonnifero e poi bruciato vive le due figlie di nove e dieci anni nella sua macchina, durante una vacanza in Germania. Al centro della vicenda una causa per l'affidamento delle bambine: Peter-Thue R., questo il nome dell'uomo accusato di duplice omicidio, non voleva che le figlie andassero a vivere con la madre contro la sua volonta'.

Secondo quanto stabilito dal medico legale le due bambine sono morte per soffocamento e ustioni di quarto grado. Nella prossima udienza, il primo marzo, e' attesa una lunga dichiarazione dell'imputato, che secondo il suo legale ''si e' pentito''. Al momento dell'omicidio, avvenuto nell'agosto dell'anno scorso, Peter-Thue R. si trovava ''in una difficile situazione'' dal punto di vista ''personale, finanziario e professionale'', ha spiegato la difesa. L'uomo non avrebbe pianificato l'omicidio in tutte le sue parti. Il danese – che nell'incendio ha subito gravi ustioni – aveva intenzione di suicidarsi con le figlie, ma l' istinto di sopravvivenza ha prevalso.

lunedì 20 febbraio 2012

Intervista alla nonna del piccolo Claudio

Domenica 19 Febbraio Federica Panicucci intervista Rita la nonna del piccolo Claudio. Un grazie alla redazione ed alla Panicucci per aver parlato di Valore Donna


http://www.dailymotion.com/video/xovr8g_domenica-cinque-19-2-2012_shortfilmshttp://www.dailymotion.com/video/xovr8g_domenica

domenica 19 febbraio 2012

Introduzione dell’omicidio stradale come reato. Molti i nomi illustri che appoggiano l’iniziativa nata dalla tenacia di Elisabetta Cipollone, mamma di Andrea De Nando, ucciso a 15 anni sotto gli occhi del gemello mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali, e di Erina Panepucci, altra mamma orfana del figlio, Giuseppe Magnifico, anche lei battagliera come tanti altri familiari che chiedono soltanto giustizia, e un deterrente così forte da evitare altre morti.

“Siamo i padri, le madri e i congiunti di Vittime innocenti, uccise sulle strade d’Italia. Vittime per sempre di un dolore inconsolabile, e di un sistema che non sa valutare la gravità dei reati commessi. I nostri congiunti sono stati ammazzati mentre stavano semplicemente vivendo! Oggi come ogni giorno - a causa di comportamenti irresponsabili di chi guida – moriranno, secondo dati statistici, altre dodici persone innocenti. 5000 vittime all’anno. 300mila feriti e 20mila disabili gravi. Quanti cittadini dovranno ancora morire, prima che lo Stato faccia qualcosa? Noi familiari “mutilati”, orfani per sempre dei nostri cari, ci chiediamo perché chi governa non consideri una priorità risolvere questo problema... Infliggere una giusta pena di fronte a comportamenti irresponsabili è chiaramente un dovere dello Stato. Una necessità in nome della Giustizia e della Protezione della vita.

Oggi invece accade spesso che chi uccide sulla strada un altro essere umano rimanga completamente impunito! Per questo motivo chiediamo ai politici di voler intervenire attraverso l’introduzione immediata del Reato di Omicidio Stradale, quale deterrente indispensabile per fermare il massacro...” Queste le parole usate dai familiari di chi è stato ucciso, nel pieno della vita, grazie a quella che in Francia chiamano “Violenza stradale” e che noi, invece, chiamiamo semplicemente: incidente.

INIZIATIVA DI: Famiglie Arconzo, Aveni Banco, Belviso, Borgogni, Boscarelli, Botti, Bressan, Bungaro, Caccavaio, Capriotti, Cervelli, De Nando, Di Gennaro, Di Stefano, Girardi, Grieco, Guarnieri, Fam, Labianca, La Nasa, Lanotte, Lenzi, Lipari, Lovecchio, Longo, Lorin, Reynald, Magnifico, Murgia, Napoli, Nardini, Pesarin, Piscopo, Salvatore, Sanità, Scarburri, Sperandio, Spina, Tomasi, Varriale, Zara.

APPOGGIATA DA: Aldo Sebastiano Mantua, Albano Carrisi, Alena Seredova, Anna Cominotti, Annalisa Brioschi, On. Antonio Guidi, Barbara Benedettelli, Barbara D'Urso, Carlo Rossella, Claudio Lippi, Avv. Domenico Musicco, Elena Guarnieri, Elenoire Casalegno, Emanuele Filiberto di Savoia, On. Francesco Storace, Gabriella Vitali, Giorgio Panariello, Katia Tomasi, Livio Moiana, Marlene Margaritelli, Maria Rosaria De Simone, On. Mario Valducci, Massimo Boldi, Massimo Fienga, Fam. Marchi, Prof. Massimo Picozzi, Maurizio Costanzo, Mimmo D'Orazio, LiPaolo Del Debbio, Paolo Limiti, Pier Andrea Morolli, On. Pietro Lunardi, Pina Basile, Raffaella Regoli, Rita Dalla Chiesa, Romano Amatiello, Rosa Cangiano, Rosario Fiorello, Sen. Stefano Pedica, Selenia Tomasi, Valentina Pappacena, Vittorio Sgarbi.

sabato 18 febbraio 2012

Se sei donna ti puniscono di più.... Antonio Borghesi

Nell’Italia dell’oscurantismo succede anche questo. E non a caso succede nella ricca “Padania” leghista, nel Veneto, in provincia di Vicenza, a Bassano del Grappa, all’Istituto tecnico per ragionieri “Luigi Einaudi”. Due giovanissimi studenti di 15 anni vengono sorpresi nel bagno mentre fanno sesso. Il Preside, Giovanni Pone, li ha sospesi entrambi: lui per un giorno, lei per quattro. Il dirigente scolastico, interrogato sui motivi, non ha voluto assolutamente tornare sull'episodio - «No comment» ha risposto un po' irritato - limitandosi ad aggiungere che la scuola «sta lavorando efficacemente con le famiglie in termini educativi».
Rispetto al fatto “nudo e crudo” mi pare di poter fare le seguenti riflessioni:

1. Il fatto che due ragazzini di 15 anni abbiano rapporti sessuali non è di per sé scandaloso: bisogna solo capire in quale quadro culturale ciò avviene. Hanno avuto adeguata preparazione dalle famiglie e dalla scuola sulla sessualità e sulle sue implicazioni, comprese quelle di natura sanitaria e sulla contraccezione? Temiamo che così non sia stato e questo è il primo grande problema. Spesso le famiglie sono in imbarazzo e la scuola, in una realtà bigotta come quella della provincia veneta, ben poco ha fatto per dare adeguate informazioni ai ragazzi.

2. Se così è il fatto avviene entro un quadro di tipo emulativo, indotto da trasmissioni-spazzatura trasmesse dalle reti televisive, come il Grande Fratello o l’Isola dei famosi, o peggio ancora da facili esempi ripresi via internet. Poteva avvenire a scuola, come è avvenuto, o in qualunque altro posto. Era giusto punirlo nel primo caso e non nel secondo? Forse un incontro tra i ragazzi, i loro genitori ed il Preside avrebbe avuto una superiore valenza educativa. Se c’era da sospendere qualcuno erano il Preside ed i genitori per la loro incapacità a trasmettere un approccio positivo alla sessualità, da non vivere nascostamente dentro il ristretto spazio di un cesso!

3. E quand’anche dovessero essere puniti perché una punizione differenziata e per la ragazza il quadruplo della pena? Ecco qui non c’è alcuna scusante. Anche se si immaginasse che, come si dice, la punizione sarebbe più grave per chi è entrato nei bagni dell’altro sesso, io dico che non ci siamo. Ed allora l’unica spiegazione non può che essere ricercata nel maschilismo del Preside: la donna è sempre più colpevole dell’uomo?

4. Ho nella mia libreria un prezioso manuale, stampato a Venezia nel 1782. Si intitola “Decisioni di casi di coscienza e di dottrina canonica fatte nella Diocesi di Bologna per ordine, e giusta la mente dell’Em. Card. Prospero Lambertini, arcivescovo di detta Città, e poscia Sommo Pontefice Benedetto XIV”. In sostanza il manuale in uso ai confessori dell’epoca per decidere i peccati e chi li commetteva. Vi riporto il primo dei casi citati che riguarda l’aborto. “Berta, fatta gravida da un Sacerdote, gli dice di voler prendere una medicina atta all’aborto, affinché il delitto non giunga a notizia de’ suoi Parenti. Il Sacerdote ciò udendo tace; ed intanto ella prende la medesima, e ne consegue l’aborto. Dimandasi se ambedue incorrano nel caso riservato; e se divenga irregolare il Sacerdote. Rispondo , che se il Sacerdote precisamente tace, cade certamente Berta nel caso riservato; non però il Sacerdote, il quale probabilmente, nemmeno diviene irregolare…….”

E’ solo la prima pagina del manuale. Seguiranno decine di casi nei quali solo la donna è sempre responsabile: quasi mai l’uomo e meno che meno il Sacerdote.


Sono passati 240 anni da allora e questo è il risultato culturale che ne è conseguito e che ancora oggi non sembra cambiato!

mercoledì 15 febbraio 2012

Ginevra e Arianna..... Interrogazione al ministro Severino

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
 
PEDICA. – Al Ministro della giustizia.- Premesso che:
 
è attualmente vigente l’art. 330 del codice civile secondo cui “Il giudice può pronunziare la decadenza dalla potestà quando il genitore viola o trascura i doveri ad essa inerenti o abusa dei relativi poteri con grave pregiudizio del figlio. In tale caso, per gravi motivi, il giudice può ordinare l’allontanamento del figlio dalla residenza  familiare ovvero l’allontanamento del genitore o convivente che maltratta o abusa del minore.”;
 
l’art. 333 del codice civile come modificato dall’art. 37 della legge n. 149/2001 dispone quanto segue: “Quando la condotta di uno o di entrambi i genitori non è tale da dare luogo alla pronuncia di decadenza prevista dall’art. 330, ma appare comunque pregiudizievole al figlio, il giudice, secondo le circostanze, può adottare i provvedimenti convenienti e può anche disporre l’allontanamento di lui dalla residenza familiare ovvero l’allontanamento del genitore o convivente che maltratta o abusa del minore. Tali provvedimenti sono revocabili in qualsiasi momento”;
 
l’art. 336 del codice civile come modificato dall’art. 37 della legge sopra citata prevede: “I provvedimenti indicati negli articoli precedenti sono adottati su ricorso dell’altro genitore, dei parenti o del pubblico ministero e, quando si tratta di revocare deliberazioni anteriori, anche del genitore interessato. Il tribunale provvede in camera di consiglio, assunte informazioni e sentito il pubblico ministero. Nei casi in cui il provvedimento è richiesto contro il genitore, questi deve essere sentito.
In caso di urgente necessità il tribunale può adottare, anche d’ufficio, provvedimenti temporanei nell’interesse del figlio (…)”;
 
per giurisprudenza consolidata della Corte di Giustizia, per un genitore ed il proprio figlio il fatto di essere insieme rappresenta un elemento fondamentale della vita familiare (Errico / Italia, n. 29768/05, 24.02.2009; Havelka ed altri / Repubblica Ceca n. 23499/06, 34-35, 21 giugno 2007, Kutzner c/ Germania n. 46544/99, 56 CEDU 2002 I). Le misure interne che lo impediscono costituiscono un’ingerenza nel diritto tutelato dall’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (K. E T. c. Finlandia, n. 25702/94, 151, CEDH 2001-VII), che tende essenzialmente a tutelare la persona dalle ingerenze arbitrarie dei pubblici poteri, ma crea a carico dello Stato obblighi positivi aventi ad oggetto il rispetto effettivo della vita familiare. Così laddove risulta provata l’esistenza di un legame familiare, lo Stato deve per principio agire in modo tale da consentire a questo legame di svilupparsi, e deve dunque adottare misure idonee affinchè il genitore possa riunirsi al proprio figlio (Erikkson c. Svezia, 22 giugno 1989, 71, serie A n. 156; Margareta e Roger Andersson c. Svezia, 25 febbraio 1992, 91 serie A n. 226 A; Olsson c. Svezia (n. 2) 27 novembre 1992, 90, serie A no 250; Ignaccolo – Zenide c. Romania,n. 31679/96, 94, CEDH 2000 I, e Gnahorè c. Francia, no 40031/98, 51, CEDH 2000 IX);
 
considerato che:
 
con decreto del 15.03.2011 reso nei procedimenti civili riuniti n. 1228/10, 1280/10, 1335/10, 2897/10 e 3211/10 sono stati vietati i contatti della Sig. Ginevra Pantasilea Amerighi con la figlia fino a quando la Signora non avrà intrapreso un percorso psicoterapeutico intensivo presso il DSM della ASL Roma;
 
il decreto adottato dal Tribunale dei minorenni di Roma, oltre ad essere stato adottato  omettendo l’audizione della sig.ra Amerighi in violazione della legge, è privo di qualsivoglia termine di efficacia finale, configurandosi come provvedimento sine die;
 
secondo la giurisprudenza (v. Corte d'Appello Caltanissetta, 13-11-2003 (decr.) “La previsione di un termine finale di durata dei provvedimenti che incidono sull'affidamento dei minori, venendo ad incidere tali provvedimenti sull'esercizio della potestà dei genitori, è necessaria a seguito della sentenza 13 luglio 2000 della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che ha rilevato la violazione dell'art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo ";
 
la Corte di Giustizia Europea con sentenza in tema di “interesse superiore del bambino” ha affermato che “uno dei diritti fondamentali del bambino è quello, sancito dall’art. 24, n. 3, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, proclamata a Nizza il 7 dicembre 2000, e cioè quello “di intrattenere regolarmente relazioni personali e contatti diretti con i due genitori, e il rispetto di tale diritto si identifica innegabilmente  con un interesse superiore di qualsiasi bambino” (Corte di Giustizia CE, sez. III, sentenza 1 luglio 2010, n. c-211/10);
 
considerato che:
 
secondo quanto riferito all’interrogante l’affidamento della minore è stato disposto in favore del padre, nonostante precedenti penali per lesioni e maltrattamenti e la pendenza di procedimento penale a suo carico dinanzi al Tribunale penale di Roma per lesioni e maltrattamenti perpetrati nei confronti della sig.ra Amerighi anche durante la gestazione;
 
sempre secondo quanto riferito all’interrogante, dalle relazioni dei servizi sociali redatte dopo l’affidamento della minore al padre risulta che la bambina vive una situazione difficile che la espone ad un alto rischio psicopatologico futuro, rischio che aumenterà proporzionalmente alla durata del periodo di separazione dalla madre;
 
risulta inoltre che la bambina non abbia più avuto nessun contatto neanche telefonico con la madre e con i nonni materni;
 
secondo quanto riferito all’interrogante la madre ha seguito il percorso medico suggerito dal Tribunale ed è attualmente una persona sana ed equilibrata;
 
tutte le istanze depositate dai legali della madre (in data 20.03.2011, in data 18.07.2011 ed in data 04.10.2011) al fine di modificare il provvedimento suddetto sono tuttora prive di riscontro,
 
si chiede di sapere:
 
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti narrati e quale sia la sua valutazione.
 
 

domenica 12 febbraio 2012

Assistenti sociali assolti per la morte di un bambino ucciso dal padre violento

Il centro socio sanitario di San Donato Il tribunale li ha assolti con formula piena. Secondo il gip Vincenzo Tutinelli le assistenti sociali Nadia Chiappa e Elisabetta Termini e l'educatore Stefano Panzeri, finiti sotto processo dopo che il 25 febbraio 2009 non riuscirono a evitare che un padre impazzito sparasse alla nuca del figlioe poi lo accoltellasse al cuore, prima di suicidarsi, sono innocenti.Erano accusati di concorso omissivo colposo in omicidio doloso: ma secondo il giudice loro avrebbero agito correttamente; e di conseguenza la strage è stata ritenuta non prevedibile e non evitabile. Per il giudice, da parte loro c'è stata «una superficiale valutazione del pericolo rappresentato». Il pm: "Educatori senza colpe"
 
Antonella Penati, 44 anni, la mamma di Federico, il bambino di9 anni ucciso dal papà, non può darsi pace: «Il tribunale ha commesso un'ingiustizia feroce, la responsabilità della morte di mio figlio è di quelle persone, che continueranno a lavorare con i bambini. Vorrei che arrivasse la voce di mio figlio, perché questa sentenzaè uno scandalo che nega la verità». Quella mattina nel Centro socio-sanitario della Asl di via Sergnano a San Donato il pericolo arrivò da un padre indiavolato, Mohammed Barakat, egiziano di 52 anni, macellaio, precedenti per droga, capace di entrare al centro dove c'era suo figlio per un incontro protetto con lui, e di sparargli, accoltellarlo quattro volte, e infine di accoltellarsi a morte. Tutto premeditato. Inutile e tardivo fu l'intervento di un assistente e un medico del centro, che tentarono di allontanare l'egiziano dal figlio, scagliandogli addosso una sedia di plastica e innescando lo spruzzo di un estintore.

Il 26 gennaio 2009, un mese prima della tragedia, Barakat era stato denunciato per minacce dalla moglie. Lei, sorella di un ex carabiniere, era andata dai militari dell'Arma a dire che l'ex marito le aveva annunciato le sue intenzioni, e che tutta questa rabbia trovava radici nel fatto che non aveva accettato la separazione. Antonella aveva chiesto che gli incontri protetti tra il bambino e il padre venissero sospesi. A quanto pare non era stata creduta: ancora due mesi dopo la tragedia la procura aveva chiesto ai carabinieri di indagare sulla sua denuncia e di sentire anche «la versione di Mohammed», dimenticandosi che fosse morto. Ieri l'ultimo atto giudiziario.Il pm Gianluca Prisco aveva chiesto l'archiviazione delle accuse a carico dei tre indagati. Di fronte a questa richiesta la sentenza di assoluzione, almeno tecnicamente, non sorprende. La mamma del bambino si chiede se l'unica soluzione possibile per salvare suo figlio avrebbe dovuto essere allora quella di fuggire all'estero: «Insomma dovevo commettere un reato per salvarlo?». (La Repubblica 10 febbraio 2012)

sabato 11 febbraio 2012

Uccide compagno esasperata dalle violenze

(ANSA) - UDINE, 11 FEB - Una sola coltellata al cuore. Cosi' una donna di Alessandria ma residente a Udine,Fiorella Fior,56 anni, ha ucciso la notte scorsa a Udine il proprio compagno, Caro Feltrin, udinese di 46 anni. L'omicidio nell'appartamento della donna. All'arrivo dei Carabinieri, Fiorella, ex dipendente di Poste Italiane, era in stato confusionale e non ha opposto resistenza all'arresto. L'accoltellamento sarebbe avvenuto dopo una lite e la donna avrebbe reagito perche' esasperata dalle angherie del suo compagno

mercoledì 8 febbraio 2012

Giuseppina e le sue figlie

Questa e' la storia di Giuseppina e delle sue tre figlie che purtroppono non riescono ad arrivare a fine mese. L'associazione Valore Donna chiede di poter trovare un posto di lavoro per Giuseppina o per il suo compagno affinche' si possano curare le ragazza che soffrono di gravi patologie. Questa e' la puntata trasmessa questa mattina a RAI 1 nel programma STORIE VERE.... Che voglio ringraziare per aver dato voce alla sofferenza di questa famiglia

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-4d414041-69d9-4ad8-9412-c3fd9e844e03.html

domenica 5 febbraio 2012

Lei si vuole separare...lui la prende a forbiciate

FOTO ANSA
21:36 - Una donna di 38 anni, che si voleva separare, è stata accoltellata con un paio di forbici dal marito dopo una lite ed è ora ricoverata in gravi condizioni all'ospedale Sacco di Milano. L'uomo è stato arrestato dai carabinieri ed è accusato di tentato omicidio. Il violento litigio tra marito e moglie è scoppiato a Bollate, nell'hinterland milanese. A dare l'allarme è stato un vicino.
Secondo una prima ricostruzione i due, mentre il figlio di 12 anni era fuori casa, hanno cominciato a discutere. Ad un certo punto il marito, Giacomo Z., 47 anni, ha preso un paio di forbici ed ha cominciato a colpire la moglie, Margherita D.C, operaia, ferendola al fianco sinistro e alla schiena.

Un vicino di casa, sentite le urla, è intervenuto chiamando il 118 e e i carabinieri.

sabato 4 febbraio 2012

Arrestato il padre che ha gettato bimbo di 18 mesi nel Tevere

IL DRAMMA
Getta il figlio di 18 mesi nel Tevere
arrestato padre 25enne a Roma
di EMILIO ORLANDO

ROMA - Colto da un raptus ha gettato il figlio di 18 mesi nel Tevere. E' successo questa mattina all'alba a Roma all'altezza  del ponte Mazzini. A dare l'allarme un agente della polizia penitenziaria appena uscito dal vicino carcere di Regina Coeli. Secondo  una prima ricostruzione dei carabinieri, l'uomo, F. P. , 25 anni, di  nazionalità italiana si è avvicinato al parapetto del ponte e dopo aver  gridato alcune frasi ha buttato il bimbo nel fiume. Subito intervenuti.

I carabinieri grazie alla segnalazione dell'agente, hanno inseguito l'uomo che intanto era risalito a bordo della sua auto. Dopo un breve  inseguimento, l'uomo è stato bloccato vicino all'ex mattatoio di Testaccio.  Le ricerche del bambino sono state affidate al nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco che stanno scandagliando il Tevere.
 

venerdì 3 febbraio 2012

Al ministro Severino

In occasione dell’incontro con il Ministro della Giustizia Paola Severino, ci prefiggiamo di porre in risalto alcune lacune dell’attuale sistema giudiziario che, nella maggioranza dei casi, non tutela le vittime di violenza e, sovente, contribuisce a  mantenerle in una condizione di impossibilità di difendersi. Ciò accade, ad esempio, quando la vittima - quasi sempre donna - seppure incline a denunciare il proprio aguzzino, si ritrova a ritrattare perché nulla viene fatto a scopo cautelativo: l’uomo violento non viene allontanato tempestivamente e la donna, anche quando decide di perseguire nella denuncia, è obbligata ad una convivenza che, non di raro, si conclude con il suo assassinio.  A tal proposito, le associazioni di volontariato troppo spesso sono costrette a impiegare tutte le risorse per far fronte alle carenze delle istituzioni, che sembrano non tener conto dell’urgenza di un cambiamento che dovrebbe prendere in causa anche e soprattutto la prevenzione.
 
Al Ministro Paola Severino, portiamo la voce delle donne, di quelle donne che a noi si sono rivolte per chiedere aiuto nella speranza di una giustizia più giusta. Sappiamo bene che è impossibile stravolgere un intero sistema e che le modifiche necessitano di tempo. Ma sappiamo anche che continuare a procrastinare su ciò che richiede immediatezza d’attenzione significa essere collusi con la violenza stessa.
 
Proponiamo
 
 Intervento immediato delle Forze dell’Ordine davanti a una richiesta di aiuto: portiamo il caso di Monica Da Boit a dimostrazione di come si sarebbe potuta salvare una vita.
 No al rito abbreviato in caso di omicidio: la riduzione di un terzo della pena è uno dei più eclatanti motivi di malcontento tra i familiari delle vittime
 No agli arresti domiciliari in caso di stupro, tentato omicidio e abuso su minori
 Patrocinio gratuito per le vittime di violenza e per i familiari
 Sostegno psicologico gratuito per le vittime di violenza e per i familiari
 Aiuto economico e, un eventuale figura professionale d’appoggio, per i tanti nonni ai quali vengono affidati i figli delle donne uccise
 
Chiediamo
 
 Maggiore apertura verso le richieste di aiuto dei cittadini onesti:  a scopo esemplificativo, portiamo il caso di Patrizia Genta, madre di Emma Genta, uccisa per un affitto non pagato. L’assassino di Emma, uscito dal carcere a distanza di pochi mesi dall’omicidio, vive nei pressi dell’appartamento di Patrizia che, a suo tempo, si è rivolta all’ex Ministro della Giustizia Angelino Alfano (vedi lettera pubblicata nel libro L’uomo nero esiste). Mai risposta le è stata data: comportamenti come questo suscitano l’indignazione pubblica
 Uno sportello rosa istituito dal ministero e gestito da personale specializzato (avvocati, psicologi) pronto a rispondere alle emergenze e in grado di segnalare i casi a rischio a chi di dovere
 Corsi di prevenzione alla violenza a partire dalle scuole medie
 Maggiore attenzione verso quanto propongono alcuni programmi televisivi che, per audience, fanno spettacolarizzazione e speculazione del dolore, togliendo dignità alle vittime e facendo aumentare la bramosia degli spettatori per i dettagli. Alcuni attuali salotti televisivi proposti dalla stessa RAI risultano altamente diseducativi, fuorvianti e, di frequente, costituiscono un reale intralcio alle indagini ancora in corso
 
Ci rendiamo disponibili per qualsiasi forma di collaborazione ci venga richiesta.