lunedì 30 luglio 2012

Donna in fin di vita dopo tentato omicidio

Lunedì 30 Luglio 2012 - 10:27
BARI - Ha tentato di uccidere la sua ex, Anna Spilotros, di 48 anni, sparandole un colpo alla testa e riducendola in fin di vita ma è stato rintracciato e bloccato dai carabinieri di Mola di Bari. Si tratta di un uomo di 60 anni di cui finora non è stato reso noto il nome.
L'episodio è avvenuto ieri sera a Mola di Bari: l'uomo ha avvicinato la sua ex in strada e, al culmine dell'ennesima animata discussione, pare per gelosia, ha tirato fuori da una tasca una pistola sparandole un colpo alla testa. La donna è ricoverata in gravi condizioni nell'ospedale «Di Venere» di Bari.
I carabinieri, giunti sul posto, hanno trovato un bossolo e due proiettili inesplosi. Le indagini condotte dai militari, e coordinate dalla Procura della Repubblica di Bari, hanno permesso, anche sulla base delle dichiarazioni rese da alcuni testimoni, di identificare il responsabile del ferimento, che è stato successivamente ritracciato e bloccato nei pressi del locale «ex molo di Levante» mentre aveva ancora tra le mani una pistola scacciacani modificata ad hoc con colpo in canna e pronta all'uso. Disarmato e bloccato, l'uomo è stato arrestato. L'arma è stata sottoposta a sequestro.

domenica 29 luglio 2012

Strage di Denver. Muore la piccola di 6 anni

AURORA - Sua figlia, la piccola Veronica Moser, di soli 6 anni, è stata la più giovane vittima della strage al cinema di Aurora, in Colorado. Lei, Ashely Moser, aspettava un bimbo, ma lo choc subito le ha causato un aborto spontaneo. Lo riferisce la Cnn online citando un comunicato della famiglia.

La piccola Veronica Moser era la più giovane tra le 12 vittime della sparatoria al cinema, provocata da James Holmes, rinchiuso in isolamento. La madre era rimasta ferita, insieme ad altre 11 persone, di cui cinque in gravi condizioni, ed è tuttora ricoverata in ospedale. «Tragicamente, il trauma che ha subito ha causato un aborto spontaneo», si legge nel comunicato della famiglia Moser.

sabato 28 luglio 2012

Un podio Rosa

LONDRA - Una giornata storica, anche se il "mito" di Valentina Vezzali non ha trionfato il suo testimone è passato alla gioventù italiana del fioretto, regalando all'Italia un 'triplete' olimpico da ricordare per sempre.

LA NUOVA REGINA Elisa Di Francisca, già campionessa del mondo due anni fa a Parigi, è la nuova regina olimpica della scherma. Ha vinto al termine di un pomeriggio appassionante, faticoso e sempre in rimonta. Ha rischiato di uscire già negli ottavi e soprattutto in semifinale contro la fortissima coreana Hyun Hee Nam, numero 2 del mondo. La sua forza è stata quella di crederci sempre. Anche quando mancavano 58 secondi al termine dell'assalto di semifinale e la jesina soccombeva 9-5. Poi il miracolo, come spesso questo sport regala. 'Last second', ma sempre col cuore, come ha fatto anche in finale battendo la Errigo per 12-11, dopo essere stata sotto per 8-11. Le lacrime dell'avversaria dopo la premiazione testimoniano la delusione della 24enne di Monza che ha visto sfumare l'oro all'overtime.

IL TRIO DELLE MERAVIGLIE La giornata londinese all'Exposition Center rappresenta un pò il desiderio che ogni sportivo culla nel petto: vedere i suoi atleti su ogni gradino del podio. L'Italia del fioretto ha abituato spesso a questi sogni, con lo stesso ordine di oggi (Di Francisca, Errigo, Vezzali) il podio tutto azzurro si era già successo nel giugno scorso in Coppa del Mondo a San Pietroburgo, e il Dream Team rosa non ha deluso gli italiani nemmeno oggi. La Vezzali, a 38 anni, si ferma ad un passo dalla leggenda (uguagliare i miti Carl Lewis e Al Oerter, 4 ori olimpici consecutivi) e cede il testimone alla rivale trentenne, e concittadina di Jesi, Elisa di Francisco ed alla lombarda Arianna Errigo, 'killer' della campionissima marchigiana in semifinale dopo averla già battuta quest'anno anche agli Europei di Milano.

LA SVOLTA DI ELISA La gioventù ha oggi chiesto strada, se l'è presa e portata fino in fondo, in un pomeriggio di assalti, urla, grida nel catino londinese dell'Excel, un mastodontico centro conferenze, molto poco olimpionico, a due passi dal Tamigi. Cammino controverso quello della neo medaglia d'oro che ha rischiato di uscire subito dalla gara dopo essersi trovata sotto 8-3 egli ottavi di finale contro la tedesca Carolin Golubytskyi. Gli 'straordinarì (ha poi vinto 15-9) hanno ridato smalto alla Di Francisca, che è scivolata via facile (15-9 alla giapponese Sugawara) prima della semifinale thriller contro la sudcoreana Hyun Hee Nam che a meno di un minuto dalla fine dell'assalto conduceva 9-5. È stato il momento della svolta: in 20 secondi Elisa ha recuperato tre stoccate (10-9 per la coreana) prima di chiudere 11 pari e prevalere al 'golden goal'.

IL BRONZO DELLA VEZZALI Decisamente più agevole il cammino della Errigo che prima ha strapazzato la venezuelana Fuenmayor, poi si è sbarazzata con altrettanta disinvoltura della russa Gafurzianova, prima della semifinale fratricida con la Vezzali, sconfitta 15-12, al termine di un assalto che l'ha comunque vista sempre davanti. Pari e patta fino al 5 pari, poi la brianzola prende via via convinzione mentre la Vezzali si disunisce: tre stoccate vincenti le danno il break decisivo. Un vantaggio che la Errigo custodisce come una formichina (10-6, 12-8, 14-11) e che la portano ad un passo dal paradiso. La finale è palpitante e arriva pochi minuti dopo la finalina al cardiopalma per il bronzo che la Vezzali conquista all'ultima stoccata(sotto di due a 9 secondi dalla fine della 'regular season'). Tra le due azzurre è un ping pong di stoccate e di urla lberatorie fino al 12-11 nell'extra time. Per le tre donne d'Italia una medaglia a testa, anche se l'oro premia una sola. Valentina Vezzali, Elisa Di Francisca e Arianna Errigo forse non si amano (nemmeno durante le note di Vangelis prima e di Mameli dopo hanno tradito la minima emozione tra loro) ma hanno regalato all'Italia l'Olimpiade perfetta.

venerdì 27 luglio 2012

VALORE DONNA: 'SPRECHI DI DENARO PER ROMA-LATINA E METRO LEGGERA: LA GENTE INTANTO MUORE

La strage sulla Pontina continua. Da anni si parla di messa in sicurezza ma poco se non nulla si realizza. Molte chiacchere e pochi fatti. E' il destino del nostro Paese. Negli ultimi 10 anni, sui circa 83 miliardi di euro spesi dal Cipe, 60 sono andati in strade e autostrade. Il resto, le briciole, per treni e metropolitane. All'Italia servono autostrade, ma non quelle per gli spostamenti su gomma: serve la banda larga, e investimenti sulla mobilità sostenibile.
La vicenda relativa alla costruzione dell’autostrada Roma–Latina si protrae da anni, i soci privati di Arcea hanno già incassato circa 45 milioni di euro di denaro pubblico per la sola progettazione dell'opera ed ora, probabilmente,  si preparano all'incasso di altri 68 milioni di euro in forza dei due lodi arbitrali. Complessivamente sono 113 i milioni di euro dei contribuenti che i soci privati dovrebbero incassare (di cui i 45 della progettazione sono stati già incassati) senza che sia stato realizzato neppure un millimetro della Roma-Latina. Per i privati un ottimo affare non c'è che dire, considerando che normalmente per realizzare 113 milioni di euro di utili occorre investirne e rischiarne almeno 1500 di milioni di euro. Per i cittadini un pessimo affare per il quale devono ringraziare le Giunte Storace, Marrazzo e Polverini.
Rimanendo in tema di spreco di denaro pubblico c'è poi il capitolo della Metro Leggera di Latina. L'autorità garante per la concorrenza ed il mercato l'ha già bocciata, i finanziamenti dalla Regione non arrivano: il progetto non è sostenibile sul piano economico. Latina ha bisogno di un forte sviluppo della rete ferroviaria. Investire sui treni è urgente quanto necessario. Più corse Roma-Latina (anche e soprattutto notturne) per arrivare ad una grande 'metropolitana' fra la capitale ed il capoluogo pontino.
Il problema della sicurezza stradale resta comunque tema che merita maggiore attenzione. Con grande piacere ho deciso di accettare l'incarico di coordinatore nazionale dell'associaizone Avisl, ideata dall'avvocato Domenico Musicco. Si tratta di un'associazione che presta il suo servizio gratuito alle vittime della strada. Ci faremo sentire anche e soprattutto sull'asse Roma-Latina.

Nuova strage sulla pontina. Due giovani perdono la vita

Incidente sulla Pontina: morti Francesco Massaro e Alexander Lauria

Due giovani di 20 anni hanno perso la vita in un violento incidente stradale lungo la regionale Pontina. Il mortale è avvenuto intorno alle una di notte nel comune di Aprilia in seguito a un forte impatto dell'auto delle vittime, un Opel Astra, con un camion fermo sulla carreggiata. L' autista è stato denunciato per omicidio colposo.

Inutili i soccorsi del 118, per Francesco Massaro, 21 anni, e Alexander Lauria, 22 il prossimo 2 agosto,non c'è stato niente da fare. Necessario anche l'arrivo dei vigili del fuoco a lavoro per recuperare i corpi dalla vettura rimasti incastrati sotto il rimorchio dell'autoarticolato. Sul posto anche gli agenti della polizia stradale di Aprilia per i rilievi di rito.


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giovedì 26 luglio 2012

Militari della caserma di Parolisi sotto accusa

ASCOLI PICENO - Salvatore Parolisi, in carcere con l'accusa di aver assassinato la moglie Melania Rea, e la caserma "Clementi" di Ascoli Piceno sono nuovamente nel mirino degli inquirenti. Il settimanale "Panorama" ha rivelato ieri che la Procura militare di Roma sta indagando su dieci sottufficiali, compreso Parolisi. I militari sono accusati di aver fatto sesso con delle soldatesse.
Le potesi di reato sono: minaccia a inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, minaccia o ingiuria a un inferiore e violata consegna. Il codice penale militare, infatti, non contempla l'abuso sessuale. Secondo "Panorama" sono emerse anche violazioni di carattere disciplinare che veranno segnalate allo stato maggiore dell'Esercito.
Il 235° reggimento "Piceno" è l'unico dedicato all'addestamento delle donne soldato e la Procura sta interrogando centinaia di persone. E' stato ascoltato anche l'allora comandante del reggimento, Ciro Annichiarico, attualmente in servizio con la NATO a Lisbona. L'attuale comandante Michele Vicari ha detto: "Ero a conoscenza delle indagini in corso ma non ho ricevuto alcuna informazione a riguardo: confidiamo nella giustizia e verrà punito ogni abuso riscontrato".
Il regolamento della caserma prevede che in caso di relazione tra un sottoufficiale e una soldatessa, il primo ha l'obbligo di comunicarlo al suo superiore, l'Esercito prevede che possano lavorare insieme ma non in posizione subalterna. Federica Benguardato, legale di Parolisi, spiega: "Non sappiamo nulla sugli esiti di questa indagine e comunque non abbiamo nessun genere di riscontro di quanto ipotizzato dal procuratore, perché da tutte le testimonianze rese dai colleghi e dallo stesso Parolisi è evidente che dove ci sono stati contatti e rapporti anche sessuali, questi non sono stati mai ottenuti né con la violenza né con le minacce

martedì 24 luglio 2012

Si alla revoca della patente

SICUREZZA STRADALE: CAMERA AVVIA ITER PER MODIFICHE CODICE
PROPOSTA LEGGE PREVEDE REVOCA PATENTE IN CASO OMICIDIO COLPOSO (ANSA) - ROMA, 24 LUG - E' stato avviato in commissione Trasporti della Camera l'esame della proposta di legge che contiene alcune modifiche al Codice della Strada. Il provvedimento, strutturato in pochi articoli, arriva esattamente a distanza di 2 anni dalla riforma del Codice e prevede, tra l'altro, la revoca della patente in caso di omicidio alla guida sotto alcool o droghe. Nei prossimi giorni verranno esaminati gli emendamenti e l'auspicio della commissione è che si possa arrivare all'approvazione entro la chiusura estiva. Ecco i punti principali della proposta di legge.
MULTE: e' prevista una riduzione del 20% dell'importo delle sanzioni pecuniarie se il pagamento avviene entro 5 giorni. La 'ratio' e' quella di introdurre (a fronte dell'inasprimento dei massimi edittali avvenuto a piu' riprese negli ultimi anni) anche meccanismi virtuosi che possano assicurare non solo l'effetto dissuasivo, ma soprattutto la certezza della pena. E' previsto il pagamento anche con moneta elettronica e la possibilita' della notifica anche a mezzo posta elettronica certificata.
OMICIDIO COLPOSO E REVOCA OBBLIGATORIA DELLA PATENTE: e' previsto l'inasprimento dell'apparato sanzionatorio contenuto oggi nell'art. 589/2-3 c.p. (che prevede una pena detentiva compresa tra 2 e 7 anni nel caso di omicidio colposo realizzato a seguito di violazioni del Codice della strada e pene che arrivano a 3 e 10 anni quando il reato sia stato commesso sotto l'effetto di un tasso alcolemico superiore a 1,5 gr/l o sostanze stupefacenti/psicotrope ). Tra le sanzioni accessorie e' infatti introdotta la revoca obbligatoria della patente che potra' essere riacquisita solo trascorsi 5 anni dalla data di accertamento dell'omicidio colposo, elevati a 15 anni in caso di commissione sotto l'effetto di un tasso alcolemico superiore a 1,5 gr/l o sostanze stupefacenti/psicotrope.
AUTOCARAVAN (GUIDABILI CON PATENTE B): viene introdotto un nuovo calcolo della massa massima cioe' la 'massa a pieno carico tecnicamente ammissibile' (3,5 t) che non tiene conto del peso delle apparecchiature interne entro il limite di 1,5t.

lunedì 23 luglio 2012

Gli Inniettano il latte al posto della flebo. Muore neonato

Roma - Gli avrebbero iniettato in vena del latte, anzichè una flebo. Questo il drammatico errore che ha portato alla morte di un neonato di pochi giorni ricoverato presso l'Ospedale San Giovanni di Roma. Ne da notizia il sito web del quotidiano "Il Corriere della Sera".
Secondo quanto riferito, l'episodio sarebbe avvenuto alcuni giorni fa, ma solo oggi se n'è giunti a conoscenza. Il  bambino di appena qualche giorno, era nato prematuro: la madre, una donna filippina, aveva iniziato ad avere le contrazioni alla trentesima settimana di gestazione. Per questa ragione la donna aveva deciso di andare all'Ospedale Grassi di Ostia, dove ha partorito. Accertate le condizioni di salute del bambino, i medici avevano predisposto il trasferimento al San Giovanni di Roma. Qui il fatale errore. Per giorni sulla morte del bambino non è stata data alcuna giustificazione, fin quando qualcuno dalla direzione dell'ospedale ha notato delle anomalie nella cartella clinica del neonato e denunciato l'accaduto. La procura ha aperto un'indagine per accertare le responsabilità e verificare se c'è stato il tentativo di insabbiare l'incidente. Per il momento una dozzina di medici è stata scritta nel registro degli indagati. Nei prossimi giorni anche la madre del neonato sarà ascoltata dagli inquirenti.
Intanto il ministro della Salute Renato Balduzzi ha disposto questa mattina l'invio immediato degli ispettori del ministero all'ospedale San Giovanni di Roma per acquisire tutte le informazioni sul decesso del bambino.
Lo riferisce una nota del ministero sottolineando che gli ispettori dovranno chiarire anche il motivo del ritardo nella denuncia da parte del personale sanitario. 

domenica 22 luglio 2012

L'avvocato Piero Lorusso risponde alle dichiarazioni della Cavallo

L’avv. Prof. Piero Lorusso ricorda che la Corte di Giustizia Europea con sentenza in tema di “interesse superiore del bambino” ha affermato che “uno dei diritti fondamentali del bambino è quello, sancito dall’art. 24, n. 3, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, proclamata a Nizza il 7 dicembre 2000, e cioè quello “di intrattenere regolarmente relazioni personali e contatti diretti con i due genitori, e il rispetto di tale diritto di identifica innegabilmente  con un interesse superiore di qualsiasi bambino” (Corte di Giustizia CE, sez. III, sentenza 1 luglio 2010, n. c-211/10).
Sulla stessa lunghezza d’onda la Suprema Corte di Cassazione, con sentenza n. 2647 del 3 febbraio 2011 ha confermato l’orientamento già espresso dalla sezioni unite con la pronuncia n. 21799 del 6 luglio 2010 affermando che “sono da considerare tutte le situazioni che possono provocare qualsiasi danno effettivo, concreto, percepibile e obiettivamente grave che in considerazione dell’età o delle condizioni di salute ricollegabili al complessivo equilibrio psico-fisico derivi o deriverà certamente al minore dall’allontanamento del familiare o dal suo definitivo sradicamento dell’ambiente in cui è cresciuto”.
L’art. 8 della convenzione europea dei diritti dell’uomo dispone nelle parti pertinenti al caso di specie: “Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita (…) familiare (…) Non può aversi ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria (…) per la protezione della salute o della morale o per la protezione dei diritti e delle libertà altrui”
Per giurisprudenza consolidata della Corte di Giustizia di Strasburgo, per un genitore ed il proprio figlio il fatto di essere insieme rappresenta un elemento fondamentale della vita familiare (Errico / Italia, n. 29768/05, 24.02.2009; Havelka ed altri / Repubblica Ceca n. 23499/06, 34-35, 21 giugno 2007, Kutzner c/ Germania n. 46544/99, 56 CEDU 2002 I) e che le misure interne che glielo impediscono costituiscono un’ingerenza nel diritto tutelato dall’articolo 8 della Convenzione (K. E T. c. Finlandia, n. 25702/94, 151, CEDH 2001-VII)
Una simile ingerenza viola l’articolo 8 che tende essenzialmente a tutelare la persona dalle ingerenza arbitrarie dei pubblici poteri ma crea a carico dello Stato obblighi positivi aventi ad oggetto il rispetto effettivo della vita familiare. Così laddove risulta provata l’esistenza di un legame familiare, lo Stato deve per principio agire in modo tale da consentire a questo legame di svilupparsi deve adottare misure idonee affinchè il genitore possa riunirsi al proprio figlio (Erikkson c. Svezia, 22 giugno 1989, 71, serie A n. 156; Margareta e Roger Andersson c. Svezia, 25 febbraio 1992, 91 serie A n. 226 A; Olsson c. Svezia (n. 2) 27 novembre 1992, 90, serie A no 250; Ignaccolo – Zenide c. Romania,n. 31679/96, 94, CEDH 2000 I, e Gnahorè c. Francia, no 40031/98, 51, CEDH 2000 IX)
Nella fattispecie, è indubbio che l’allontanamento della piccola Arianna dalla figura materna costituiscano una « ingerenza » nell’esercizio del diritto della ricorrente al rispetto della sua vita familiare. La Corte osserva che la misura controversa, basata sugli articoli 330, 333 e 336 del codice civile.
La Corte ha dichiarato numerose volte che l’articolo 8 implica il diritto di un genitore ad ottenere misure idonee a riunirlo con suo figlio e l’obbligo per le autorità nazionali di adottarle (cfr. per esempio, Ignaccolo-Zenide, succitata, § 94, e Nuutinen c. Finlandia, no 32842/96, § 127, CEDH 2000-VIII).

Ed è solo il caso di evidenziare come la Corte di Cassazione con la sentenza del 30.09.2011 n. 19985 ha affermato che il Giudice nazionale deve tener conto delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ai fini della decisione, anche in corso di causa, con effetti immediati ed assimilabili al giudicato.

In particolare la Suprema Corte, partendo dall’immediata rilevanza nel nostro ordinamento della norme della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, ha affermato che anche la giurisprudenza deve essere applicata con effetto immediato. Pertanto il giudice italiano non può ignorare, nella controversia che è chiamato a decidere, l’interpretazione che delle norme pattizie viene data dalla Corte di Strasburgo, con la conseguenza che, nella realizzazione dell’equo processo ed allo scopo di assicurare la parità effettiva delle armi in senso sostanziale e processuale (art. 111 comma 1 Cost.) il giudice interno, affinchè la sua statuizione risulti aderente alle norme della Convenzione, deve tener conto anche dell’elaborazione del diritto vivente quale proveniente proprio dalla Corte di Strasburgo, che della Convenzione è il più autorevole interprete.

In merito, poi, agli effetti, nell’ambito interno, delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, la Suprema Corte rileva che le sentenze della Corte di  Strasburgo, pur avendo natura dichiarativa, sono precettive alla pari delle norme materiali convenzionali, la cui applicazione non può discostarsi dall’interpretazione che della norma stessa ha dato il giudice europeo.    

E’ opportuno precisare che nel caso della sig.ra Ginevra Pantasilea Amerighi la figlia minore è stata sottratta alla madre ed affidata in via esclusiva al padre che è stato da ultimo rinviato a giudizio dal GUP del Tribunale penale di Roma per risponderei  
- del reato di cui all’art. 572 c.p. per avere con una pluralità di azioni vessatorie sia morali, fisiche che psicologiche, maltrattato l’ex convivente Amerighi Ginevra Pantasilea. In particolare poneva in essere una condotta abituale estrinsecatasi in più azioni (aggressioni, minacce ed ingiurie) che, pur se realizzate in momenti successivi a partire dal settembre 2009, sono risultate collegate da un nesso di abitualità ed avvinte nel loro svolgimento da un’unica intenzione criminosa di ledere l’integrità psicologica, morale e fisica dell’ex convivente – con cui ha in corso procedimenti presso il Tribunale per i Minorenni di Roma – a tal punto da rendere particolarmente doloroso e del tutto impossibile la convivenza tanto da costringere l’Amerighi ad allontanarsi dalle abitazioni da loro occupate nel tempo, unitamente alla figlia minore Arianna (nata il 14.09.2009 a seguito della relazione con il Mangifesta) per andare a vivere presso i genitori della donna e segnatamente:
offeso l’onore ed il decoro dell’ex convivente Amerighi rivolgendole espressioni quali:
il 23.09.2010 “sei una madre maledetta” e “non fai un cazzo dalla mattina alla sera”;
il 02.10.2010 “non fai un cazzo tutto il giorno” e “sei una pezzente, una parassita”;
espresso gravi minacce il 24.10.2009 nei confronti dell’Amerighi dicendo di ammazzarla qualora non avesse abbandonato l’abitazione sita in Roma via Fedro n. 66 dove convivevano unitamente alla neonata Arianna (n. 14.09.2009).
- del reato di cui all’art. 81 e 582 comma 2 c.p.c. per aver cagionato volontariamente con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, percuotendola in tempi diversi, all’ex convivente Amerighi le lesioni personali di cui ai referti del P.S. del Policlinico Universitario S. Cuore di Roma:
il 24.10.2009 “Contusione rachide dorso lombare in riferita aggressione, giudicate guaribili in gg. 7 s.c.”
il 21.03.2010 “Contusioni multiple al torace giudicate guaribili in 7 gg. s.c.”
Con decreto del  19/10/2010 il Giudice penale di Roma ha rinviato a giudizio il sig. Fabio Mangifesta, attuale affidatario esclusivo della minore Arianna, per il reato di cui all’art. 582, comma 2 c.p. perché strattonandola per le braccia e colpendola sul seno e sulla schiena, cagionava a Amerighi Ginevra Pantasilea lesioni personali consistite in ecchimosi avambraccio sinistro e contusioni multiple al torace (anteriormente  posteriormente) dalle quali derivava una malattia con prognosi di giorni sette s.c.. Fatto avvenuto in Roma il 21/03/2010.
Finanche alle madri detenute per gravi delitti di sangue si consente l’esercizio del diritto di visita e frequentazione della prole
La dott.ssa Amerighi non ha mai compiuto atti di violenza e/o di abuso nei confronti della figlia minore.
 
 

sabato 21 luglio 2012

Perché si tolgono i figli alle madri. La Cavallo risponde

Il presidente del Tribunale dei Minori dà la sua versione dei fatti e spiega: "Adesso la bambina sta bene e starà ancora meglio tra 7-8 anni” DI A. CARBONE
Paese Sera è tornata dalla giudice Melita Cavallo, presidente del Tribunale dei minori di Roma, già intervistata nel mese di giugno, per ascoltare la sua versione in merito all'allontanamento della piccola Beatrice dalla madre, Federica Puma. La giudice ha dapprima dichiarato apertamente di non voler dare spiegazioni in merito alle decisioni relative al caso della piccola Beatrice. In un secondo momento però ha chiosato: “Noi ci siamo presi la responsabilità di salvare quella bambina. Di salvarla! Adesso la bambina sta bene e starà ancora meglio tra 7-8 anni”.
Giudice Cavallo, in quali casi il Tribunale dei Minorenni decide di allontanare un bambino dalla propria famiglia?
“Devono esserci motivazioni molto gravi. Violenze sessuali sui bambini, molestie, maltrattamenti o anche comportamenti sbagliati da parte dei genitori. Ad esempio, ci sono casi di mamme che si prostituiscono con i figli in macchina e poi il bambino riceve anche il contentino da parte del cliente che gli dona 5 euro. Queste per noi sono situazioni di rischio”.
Chi decide quando e come  strappare un bambino dalle cure dei genitori?

“Innanzitutto bisogna specificare che l’idea dello  “strappo”  è solo dei giornalisti e dei genitori che non funzionano, che non sanno fare bene il loro mestiere. In realtà il bambino che vive delle situazioni difficili, spesso è contento di andare in casa famiglia o di essere affidato ad altro nucleo familiare. Il  Tribunale per i minorenni non è l’occhio vigile in casa. Sono gli assistenti sociali che si occupano di verificare le situazioni e poi relazionano al Tribunale che emette il decreto”.
Per voi è importante l’ascolto dei bambini?

“Noi osserviamo i bambini. Li ascoltiamo quando sono maggiori di 12 anni, oppure quando ci rendiamo conto che questi hanno capacità di discernimento. Sono le stesse convenzioni internazionali a richiederlo. Anche Beatrice è stata ascoltata, nonostante sia minore di 12 anni, noi l’abbiamo ascoltata”.

domenica 15 luglio 2012

Neonata sepolta viva dal padre perché deforme

ISLAMABAD - Una bambina pachistana, nata da appena due giorni, è stata sepolta viva dal padre nella zona di Khanewal (provincia di Punjab) perché "era brutta" a causa di una malformazione al volto. Lo riferiscono oggi i media ad Islamabad. L'uomo, Chaand Khan, ha ammesso candidamente alla polizia l'infanticidio realizzato a metà settimana, scrive The Express Tribune, confermando di averlo fatto "perché non mi piaceva la faccia che aveva". Secondo una prima ricostruzione della vicenda Khan, dopo aver visto la bimba in ospedale, ha comunicato ai famigliari e agli amici che era morta e che si stavano organizzando i funerali. Durante la cerimonia funebre però la neonata ha cominciato a piangere sorprendendo i presenti e soprattutto il religioso che la stava celebrando e che ha ordinato al padre di farla vedere ad un dottore. Determinato a portare a termine il suo progetto l'uomo ha chiesto allora a Mohammed Farooq, medico dell'ospedale al-Shifa di Kacha Khoh, di iniettare alla piccola un veleno per ucciderla, richiesta che ovviamente è stata respinta.

AVEVA LA TESTA GRANDE Lo stesso Farooq ha indicato che la neonata aveva in effetti "una testa piuttosto grande e lineamenti fuori dal normale". A questo punto Khan si è recato al cimitero e, di nascosto da tutti compresa la moglie che era ancora in ospedale, ha messo in atto il suo piano seppellendo viva la piccola. La vicenda è divenuta di dominio pubblico quando, venutone a conoscenza, un responsabile del comune di Kacha Khoh ha presentato una denuncia alla polizia che ha fermato il padre. Il quale, sottolinea The Express Tribune, ha confermato tutto spiegando che "sarei stato disonorato se l'avessi lasciata vivere. La gente mi avrebbe chiesto sicuramente perché la bimba aveva una faccia tanto brutta e io avrei dovuto chiederne a mia moglie la ragione, Per cui ho deciso di seppellirla viva". L'uomo è stato difeso pubblicamente dal maggiore dei suoi quattro figli ma rischia la pena di morte se verrà riconosciuto colpevole di infanticidio. Si è infine appreso che un magistrato ha disposto per domani la riesumazione del cadavere della bambina.

mercoledì 11 luglio 2012

Ad Aprilia un uomo rapisce la figlia di 1 anno

APRILIA – Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dall’associazione Valore Donna di Latina e dal legale Piero Lorusso.
“Una vicenda simbolo di violenze familiari e abusi nei confronti delle donne. Una ragazza di 22 anni, residente ad Aprilia, è stata costretta a subire il sequestro della propria bambina da parte dell’ex convivente e dei genitori di lui. Ancora una volta una giovane donna ha dovuto subire maltrattamenti e vedersi privata del frutto del proprio amore. Valore Donna si è immediatamente attivate per garantire la tutela legale della ragazza. L’avvocato Piero Lorusso si sta occupando del caso”.
“Invito le autorità competenti – ha dichiarato il legale – in particolar modo la magistratura inquirente, la polizia e i carabinieri, ad intervenire prontamente per evitare che si porti ad ulteriori e più gravi conseguenze l’odioso sequestro di minore, sottratta illegalmente alle cure materne”. La ragazza vive con una pensione sociale ed ha convissuto in quest’ultimo biennio con un operaio 30enne. Ha affermato inoltre di essere stata recentemente picchiata. Valore Donna invita tutte le giovani mamme vittime di violenze ad uscire allo scoperto rivolgendosi all’associazione stessa attraverso la mail valentina.valoredonna@virgilio.it

martedì 10 luglio 2012

Uccide moglie per gelosia

CREMONA - Uccisa con una coltellata dal compagno. Un'altra vittima della gelosia: è accaduto intorno alla mezzanotte a Trigolo, in provincia di Cremona. Daniele Fraccaro, 40 anni, ha assassinato la compagna Lyzbeth Zambrano, ecuadoregna trentenne. L'ha uccisa con una coltellata al fianco. La coppia vive a Trigolo da circa quattro anni. Si era trasferita da Offanengo (Cremona), paese d'origine dell'uomo. I due hanno avuto un figlio che a ottobre compire quattro anni e che era ospite dei nonni quando è stato compiuto il delitto.
L'uomo ha confessato. È accusato di omicidio volontario e ora si trova rinchiuso nella camera di sicurezza della caserma dei Carabinieri di Crema (Cremona). Fraccaro aveva fatto l'edicolante a Izano (Cremona) e ora faceva lavori saltuari. Le liti tra i due erano frequenti, come riferiscono i vicini di casa.
Sembra che la donna volesse sposarsi e ottenere la cittadinanza italiana, ma il suo compagno, folle di gelosia, non avrebbe acconsentito. Che la tensione fosse alle stelle lo testimonia anche il profilo Facebook di Fraccaro, dove l'uomo nelle informazioni aveva scritto "Le persone a volte sono false, subdole ipocrite e traditrici ecc.. La persona che sto abbracciando nella foto ne è la prova". E la persona abbracciata nella foto era proprio Lyzbeth.
Nei giorni scorsi la donna è uscita di casa impaurita e con le sue urla ha richiamato l'attenzione dei passanti: «Mi ha messo le mani a addosso», gridava. L'omicidio è avvenuto nella casa della coppia: una bella villetta bifamiliare di loro proprietà. La sera scorsa i vicini hanno sentito i rumori provenienti dalla villetta e un'improvvisa invocazione d'aiuto, poi il silenzio. Il dubbio che qualcosa di grave fosse accaduto è stato confermato dall'arrivo dei carabinieri di Castelleone (Cremona), chiamati dallo stesso Fraccaro. L'uomo ha raccontato ai militari come sono andati i fatti: ha riferito del litigio, dello scoppio d'ira e della coltellata.

Il Governo dice no al reato di omicidio stradale

Il Nuovo Codice della Strada è in fase di riordino da parte del Governo e vadrà la luce nell’estate del 2014. Esso verrà riorganizzato seguendo la logica delle sanzioni graduali in base alla gravità delle infrazioni, della loro frequenze e dell’effettiva pericolosità su strada. Nonostante le novità siano tante quella più attesa riguardo l’introduzione del reato di omicidio stradale non arriverà, almeno in questa legislatura.

L’omicidio stradale in Italia

Da anni le associazioni dei parenti delle vittime della strada si battono per far introdurre l’omocidio stradale tra i reati del codice della strada ma per il momento, tra raccolte firme e proposte provenienti da vari ambienti politici, esso è destinato ad essere rimandato a data sconosciuta. In cosa consiterebbe in Italia il reato di omicidio stradale e come verrebbe punito? Il reato sussisterebbe solo se la morte di una o più persone fosse determinata da una condotta di guida azzardata, tecnicamente accertata, e che consisterebbe di fatto nella violazione di alcuni articoli del codice della strada, come ad asempio la guida in stato di alterazione psicofisica, gare in velocità, la guida in stato di ebbrezza, elevata velocità, non rispetto dei posti di blocco, passaggio col rosso, utilizzo di dispositivi elettronici alla guida (cellulari o navigatori), sorpasso azzardato (su dossi o in curva) e marcia contromano. Non sussiterebbe il reato di omicidio stradale qualora venisse accertato il concorso di colpa o nel caso in cui si dimostrasse che anche rispettando il codice della strada si sarebbe potuto verificare il decesso. La pena prevista varierebbe tra i 5 e i 15 anni.

In America esiste e funziona da anni

In Italia resterà un sogno il reato di omicidio stradale, ma come fanno notare da nni i parenti delle vittime, in altri stati esso è in vigore da anni come in America. Negli Stati Uniti l’automobili è considerata un’arma ed è per questo che il limite di tasso alcolico permesso è molto basso, 0,18 g/l ed è vietato sedersi al posto di guida, anche a motre spento, in caso di ebbrezza per evitare che il guidatore si metta in marcia in condizioni non ottimali. In America l’omicidio stradale è classificato in base a tre livelli, secondo grado (se si causa la morte in seguito ad una violazione del codice della strada), primo grado (se guidatore che causa la morte ha precedenti penali o se si trovava alla guida senza patante oppure se causa la morte di un minorenne), infine aggravato (se che consiste in una compresenza dell’omicidio di primo o secondo grado e la “wreckless driving”, ossia la guida pericolosa). In questi casi di omicidio stradale la pena va dai 7 ai 25 anni di carcere, pena che può coinvolgere pure testimoni oculari o passeggeri “solidali” con il responsabile in caso di mancato soccorso.

Quali novità riguarderanno il Nuovo Codice della Strada?

Al di là della mancata introduzione del reato di omicidio stradale il nuovo Codice della Strada prevederà interessanti novità ancora in fase di definizione, ecco alcune anticipazioni:
  • le multe saranno inviate anche anche via e-mail,con pagamenti più leggero se verranno pagate entro 5 giorni;
  • le pattuglie saranno dotate di POS per pagamento elettronico sul posto dell’infrazione, anche in questo caso l’importo sarà minore
  • pene più pesanti per il mancato rispetto delle regole di precedenza e della distanza di sicurezza, anche per eccesso di velocità quando piove;
  • nuove disposizioni riguardanti la circolazione dei veicoli sulla rete autostradale nel periodo invernale, in presenza di manifestazioni atmosferiche di particolare intensità;
  • nuove disposizioni in arrivo dal Ministero della Salute riguardo le procedure per la verifica dei requisiti fisici per il conseguimento o il rinnovo della patente di guida.
Molte altre novità sono in fase di studio e ben presto avremo notizie più precise di cui vi informeremo tempestivamente.

venerdì 6 luglio 2012

Perché le donne spesso rimangono con i mariti violenti

L'EMERGENZA FEMMINICIDIO - I misteri dell'amore malato: abusi in crescita, ma troppe temono la separazione Le paure più ricorrenti: il futuro dei figli e la mancanza di un lavoro. Un'indagine rivela che con l'età aumenta il tempo necessario a mollare il partner  di MARIA NOVELLA DE LUCA
ROMA - Le donne ne parlano poco, a fatica, e di solito dopo molto tempo. Ammettere che per anni si è pianto ma sopportato, sofferto ma non denunciato, spesso davanti ai figli, senza aver la forza di rompere le catene, è qualcosa che fa male, troppo male. Eppure è così. La
maggior parte delle donne vittime di violenza tra le mura domestiche resta con il proprio partner. Per sempre, per un periodo lungo, per alcuni anni: comunque la rottura non è immediata e molto dipende dall'età delle donne, dalla presenza dei figli, dalla regione in cui si vive.

SPECIALE Fermiamo il femminicidio

Fuggire da mariti, fidanzati, padri aguzzini sarebbe la cosa più ovvia, più giusta, mettersi in salvo, proteggere i figli. E invece si resta: per paura, per povertà, per dipendenza. O altro. Quasi fosse una specie d'amore malato. "Mi picchiava per gelosia, così credevo...". Sono questi i risultati, sorprendenti e amari, di una ricerca dell'università di Bologna e della Fondazione Icsa, presieduta da Marco Minniti, dal titolo "Strategie di risposta alla violenza: chi resta e chi va". Quanto conta l'età, l'avere figli, vivere al Sud o al Nord...

Così, ad esempio, si legge nello studio curato da Federica Santangelo con la supervisione di Asher Colombo, docente di Sociologia all'università di Bologna, fra le donne nate negli anni Sessanta e Settanta "il 50 per cento abbandona il partner entro otto anni dall'inizio della relazione violenta". Un tempo che si dimezza, scendendo a quattro anni e mezzo per le donne del decennio successivo (1971-1980), contro i dodici mesi delle più giovani, nate dopo gli anni Ottanta. Mentre invece per le donne anziane, o comunque vissute tra gli anni 40 e 50, la statistica è quasi inesistente, perché era davvero raro che si fuggisse da un marito persecutore, in assenza, anche, della legge sul divorzio, arrivata in Italia soltanto nel 1970.

Numeri che raccontano abusi ripetuti, case che diventano prigioni e abissi di dolore, con bambini spaventati costretti ad essere testimoni di violenze, che li cambieranno per sempre. Un dato interessante della ricerca dimostra infatti che l'aver assistito da piccoli ad abusi familiari, rende poi le donne più vulnerabili alla violenza di coppia, mentre i maschi tenderanno a ripetere da adulti ciò che hanno visto fare al padre. Un'eredità familiare malata dunque. "I figli apprendono l'uso della violenza, e interiorizzano norme che giustificano ruoli di genere, nei quali la donna sia vittima, e all'uomo sia consentito adottare forme di coercizione fisica e sessuale".

E i dati in generale sulla violenza sessuale, dentro e fuori le mura domestiche, il 7,8 per cento di tutti i reati denunciati e gli unici in ascesa invece che in calo, dicono che non c'è differenza tra Nord e Sud. Anzi è tra le regioni del Centro Nord che si registrano (dati Istat) il maggior numero di aggressioni contro le donne, in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna.

Raccontava una giovane mamma rifugiata con i due figli in uno dei centri antiviolenza di Roma: "Chiudeva la porta a chiave ed alzava la televisione. Poi con un grosso asciugamano arrotolatoe bagnato mi picchiava con rabbia. E quando uscivo pretendeva che coprissi braccia e gambe per non far vedere i lividi. Ma non riuscivo a lasciarlo: non avevo né soldi né amici, non sapevo dove andare. Sono scappata mentre lui era al lavoro, con l'aiuto di una vicina...".

Ma perché è così difficile abbandonare un partner che picchia, umilia, stupra? Nella ricerca dell'università di Bologna sono tre i fattori che bloccano le donne, che le "congelano" in balia di mariti, compagni, fidanzati torturatori: la durata della relazione allo scattare del primo episodio violento, la zona geografica di residenza, e la presenza o meno di figli.

E se per una donna l'essere nata e vissuta al Sud può voler dire mancanza di lavoro e dunque di autonomia (elementi fondamentali per riconquistare la libertà) è davvero la presenza di figli a far esitare le vittime delle violenze domestiche nel decidere di rompere la relazione. In ogni caso, questa è la conclusione dello studio, la violenza di coppia spesso fa parte di un ciclo che parte, anche, dall'infanzia e dalle radici familiari. Ed è da lì che forse bisogna interrompere la catena degli abusi.

Maria Anastasi un calvario durato 18 anni

Sempre più delicata la posizione di Salvatore Savalli. Molte le contraddizioni nel suo racconto e sugli ultimi istanti di vita della moglie, trovata con il cranio fracassato e semi-carbonizzata. I figli della coppia: "Papà era uscito con mamma, l'altra e una tanica di benzina"
Emergono nuovi particolari sull'uccisione di Maria Anastasi, 39 anni, incinta al nono mese. Il corpo della donna è stato trovato semi carbonizzato ieri nelle campagne di Trapani. La procura ha disposto il fermo, con l'accusa di omicidio, del marito della donna, Salvatore Savalli. Secondo quanto hanno dichiarato i tre figli della coppia, che hanno smentito la versione iniziale del padre, i genitori si sarebbero allontanati insieme all'amante dell'uomo che era andata a vivere nella loro casa. I parenti della vittima: "Salvatore è un violento".

L'interrogatorio. I carabinieri hanno fermato Salvatore Savalli, anche lui di 39 anni, a conclusione di un interrogatorio durato diverse ore. Secondo gli inquirenti, l'uomo avrebbe assassinato la moglie con una bastonata in testa e poi ne avrebbe bruciato il cadavere. I rapporti tra i due erano tesi da tempo, visto che, sempre secondo gli investigatori, Savalli avrebbe imposto alla donna la convivenza con l'amante.

La ricostruzione del marito.
L'uomo ha dato versioni contrastanti sulla scomparsa della moglie, da lui stesso denunciata. Savelli, in un primo momento, ha raccontato ai carabinieri di essersi trovato in auto, nelle campagne di Erice, in provincia di Trapani, con la moglie e i tre figli adolescenti, e di essere sceso dalla macchina per accompagnarli a fare pipì. Allontanatosi
dal veicolo, avrebbe sentito lo sportello della macchina richiudersi e, tornato dov'era parcheggiata, non avrebbe più trovato né l'auto né la moglie.

La versione dei figli.
Diversa la versione dei figli della coppia. Secondo i ragazzi - che hanno 16, 15 e 13 anni - i genitori si sarebbero allontanati dalla loro abitazione insieme all'amante dell'uomo. Uno dei figli ha aggiunto inoltre che il padre aveva con sé una tanica di benzina.

"Papà era 'infastidito' dalla gravidanza di mamma", ha raccontato la figlia maggiore: 17 anni, parrucchiera, che sin da bambina è vissuta a casa dei nonni materni. Dal racconto dei familiari, Maria Anastasi (i suoi cari la chiamavano affettuosamente Mariella) era succube del marito. "E' sempre stato un uomo violento - ha detto Rita Ricevuto, madre della vittima - ma mia figlia gli voleva bene e continuava a difenderlo. Subiva in silenzio, era stata costretta a tagliare i ponti anche con me".

L'altra donna. I racconti dei parenti della donna al vaglio degli inquirenti, così come la posizione dell'amante del presunto assassino. La donna, interrogata dai carabinieri, ha confermato la relazione con Savelli, che ieri aveva invece accusato a sua volta la moglie di avere una relazione extraconiugale e di essere uscito con lei per avere un "chiarimento" con il presunto amante.

La presenza dell'amante di Savalli della sua amante, è stata riferita agli investigatori dalla madre della vittima, Maria Ricevuto, e da una zia. La donna è stata rintracciata dai militari e avrebbe confermato la sua relazione con Savalli. L'indagato, che comunque continua a negare l'omicidio, avrebbe ammesso di conoscerla e frequentarla.

Un marito violento. Maria Anastasi e Salvatore Savalli erano sposati da 18 anni. La donna era in attesa del quarto figlio, una bambina, che sarebbe dovuta nascere tra un paio di settimane. Ieri era il giorno del compleanno di Maria.

Savalli aveva denunciato la scomparsa della moglie mercoledì sera e quanto aveva riferito ai carabinieri era apparso subito contraddittorio e poco verosimile. Fra le incongruenze anche il ritrovamento del corpo della donna in un viottolo di contrada Zafferana, tutt'altra zona rispetto a quella indicata da Savalli nel suo racconto

I familiari di Maria Anastasi hanno affermato che il marito la teneva in uno stato di soggezione e non di rado la picchiava. La famiglia versava anche in precarie condizioni economiche. Più volte, infatti, Maria Anastasi sarebbe stata costretta a bussare alla porta dei parenti per chiedere generi di prima necessità come il pane. E quando la donna doveva comunicare con i suoi cari, utilizzava le cabine telefoniche, "perché il marito le controllava perfino il telefonino" ha spiegato la zia, Anna Maria Ricevuto, che ha descritto il matrimonio della nipote come "un calvario durato 18 anni".
(06 luglio 2012)

giovedì 5 luglio 2012

Donna incinta bruciata viva dal marito

TRAPANI - E' stata trovata morta, nelle campagne di Trapani, la donna scomparsa ieri pomeriggio: Maria Anastasi di 39 anni, madre di due figli ed incinta di 9 mesi. A denunciare la scomparsa ieri sera era stato il marito. La sua versione dei fatti pero' non ha convinto i carabinieri. L'attenzione degli investigatori e' puntata proprio sul coniuge, Salvatore Savalli.
Il corpo, che e' parzialmente carbonizzato, era riverso a terra in aperta campagna. Sul posto stanno arrivando i pm e il medico legale che dovra' effettuare l'ispezione cadaverica. I magistrati, che non credono alla versione del marito della donna, stanno cercando di ricostruire i rapporti tra i due coniugi anche sentendo testimoni. L'inchiesta e' coordinata dal procuratore di Trapani Marcello Viola.

lunedì 2 luglio 2012

Uccisa a forbiciate dal marito

(AGI) Napoli, 2 giu. - Dramma della gelosia nel napoletano. E' destinatario di un provvedimento di fermo emesso dal Pm per omicidio Giancarlo Giannini, 35 anni, l'operaio che ha ucciso la scorsa notte la moglie 26enne Alessandra per gelosia con un paio di forbici nella loro abitazione di Palma Campania in via Municipio. L'uomo ha ammesso le sue responsabilita', ricostruendo con gli inquirenti la lite per un presunto tradimento della donna e l'omicidio mentre i due figli della coppia, di 4 e 6 anni, dormivano nella loro stanzetta. Giannini lavora in una fabbrica di conserve alimentari della zona. Le forbici usate per il delitto erano conficcate nel petto della moglie. (AGI) .