domenica 4 dicembre 2011

La storia i Francesca Ferraguto

Siracusa 27 ottobre 2009. La scomparsa di Francesca Ferraguto, di cui non si avevano notizie da maggio, era sembrata un allontanamento volontario. Della vicenda si era occupata la trasmissione «Chi l’ha visto», ma l’ipotesi dell’omicidio era tenuta a distanza. Lo scorso 9 luglio l’auto della ragazza era stata trovata dalla Polizia nei pressi della stazione di Catania. La vettura era aperta e con le chiavi inserite nel cruscotto. La ragazza viveva da due anni con il fidanzato, in una casa poco distante dall’abitazioni dei genitori di lei, che alcuni giorni dopo la scomparsa della figlia, avvenuta il 25 maggio, avevano avvertito i carabinieri.
Gianfranco Bari, il fidanzato che ha confessato l’omicidio della ragazza, fatta a pezzi e sepolta vicino a un’abitazione rurale di contrada Pezza Grande, è un operaio di 35 anni e non avrebbe precedenti penali. Il ritrovamento dell’auto a Catania, spiegano i carabinieri, faceva propendere per un allontanamento spontaneo. L’ipotesi dell’omicidio è cominciata a farsi avanti dopo il lungo silenzio e ieri, gli uomini dell’Arma, che avevano cominciato a indagare nell’ambito delle frequentazioni della ragazza, hanno condotto Gianfranco Bari in caserma, davanti al pm della procura della Repubblica di Siracusa, Manuela Cavallo. L’uomo è apparso titubante e poco propenso a ricostruire gli ultimi momenti passati insieme alla vittima. Sottoposto alle domande, a cui non riusciva a dare più risposte, alla fine è sfociato in una piena confessione.
Ha raccontato agli investigatori di aver ucciso la giovane dopo l’ennesima lite per gelosia.  Ha spiegato di averla picchiata a sangue causandone la morte. Poi ha pensato di farne sparire le tracce e denunciarne la scomparsa. Con un affilato oggetto da taglio,  l’ha sezionata in più parti per renderne agevole il trasporto. Caricato il cadavere sulla propria auto, è arrivato in contrada Pezza Grande di Augusta dove ha scavato una buca in un terreno attiguo all’abitazione rurale del padre, seppellendovi i resti. Per tentare di depistare le indagini, l’uomo, che faceva l’ operaio tubista in una fabbrica di Augusta, ha portato l’auto della ragazza davanti alla stazione di Catania, lasciando pensare a un allontanamento volontario. Sulla scorta delle indicazioni fornite da Bari, i carabinieri di Augusta,insieme ai vigili del fuoco, nella serata di ieri hanno cominciato a scavare, rinvenendo quello che ormai rimaneva del cadavere. I resti saranno esaminati dal Ris. Francesca Ferraguto era nata a Catania il 12 agosto dell’87 ma risiedeva ad Augusta da diverso tempo. Faceva la banconista al bar Queen.
 
Per fare a pezzi il cadavere della compagna appena uccisa ha utilizzato un flex, una sega elettrica in genere utilizzata per tagliare materiali duri come il marmo. È uno degli agghiaccianti particolari emersi questa mattina dalla ricostruzione fatta dagli investigatori sull’ uccisione di Francesca Ferraguto da parte del fidanzato Gianfranco Bari, operaio trentacinquenne sottoposto a fermo dopo la sua confessione. Le indagini sono condotte dai carabinieri della compagnia di Augusta, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa Manuela Cavallo. Bari ha detto di ricordare solo di aver picchiato la donna, che sarebbe caduta a terra battendo violentemente la testa e morendo. Dopo avrebbe utilizzato uno dei suoi attrezzi di lavoro per tagliare in più parti il corpo, chiuderlo in sacchi di plastica da rifiuti e quindi gettarli in una profonda buca che aveva scavato in un terreno vicino all’abitazione rurale dei suoi genitori, dove i resti sono stati trovati ieri sera dopo che Bari, messo alle strette, aveva confessato. Ad Augusta si attende l’arrivo dei carabinieri del Ris di Messina che dovranno effettuare i rilievi sia nell’abitazione di via Lavaggi, nel centro della città, dove si è verificato il litigio mortale e dove si suppone che sia anche avvenuta l’ operazione di sezionamento del cadavere, sia sul luogo del ritrovamento del corpo.
 

La scomparsa di Francesca Ferraguto, di cui non si avevano notizie da maggio, era sembrata un allontanamento volontario. Della vicenda si era occupata la trasmissione «Chi l'ha visto?», ma l'ipotesi dell'omicidio era tenuta a distanza. (foto: "Chi l'ha visto? Trasmissione Rai datata 09/06/2009)
OMICIDA DEPISTAVA CON FALSI SMS
Gianfranco Bari, l’omicida della ragazza di 22 anni di Augusta, ha raccontato agli investigatori che la sera il 25 maggio aveva accompagnato Francesca Ferraguto dall’estetista, in serata era passato a riprenderla e, insieme, avevano mangiato un panino fuori. Poi il ritorno a casa, dove i due vivevano. L’uomo era separato e i suoi tre figli, nati dal precedente matrimonio, che gli erano stati affidati, abitavano con i suoi genitori. Una volta a casa tra i due era scoppiato un litigio, l’ennesimo, ma questa volta con un epilogo tragico. Anche dalle testimonianze di amici e parenti della vittima è emerso che la relazione tra i due fosse a tratti burrascosa. Inizialmente Gianfranco Bari agli inquirenti aveva raccontato che dopo la litigata aveva fatto una doccia e mentre era in bagno aveva sentito il rumore della porta di casa che si chiudeva con violenza: Francesca era andata via. L’uomo costruisce il suo alibi così: telefona dal suo cellulare a quello di Francesca lasciandole messaggi in segreteria telefonica e invitandola a ritornare. Nei giorni successivi, utilizzando il telefono cellulare della compagna che aveva con sè, invia alcuni sms sia al proprio telefonino che a quello della madre, e anche ad un sottufficiale dei carabinieri, suo conoscente, che si stava occupando delle ricerche della ragazza. Nel testo dei messaggini Bari, fingendosi Francesca, scrive di essersi allontanata da casa perchè vuol stare sola. I messaggi giungono da parti diverse del territorio, avvalorando per gli investigatori – che avevano messo l’utenza sotto controllo – l’ipotesi di un allontanamento volontario. La svolta nelle indagini sull’ omicidio di Francesca Ferraguto avviene quando l’assassino, Gianfranco Bari, commette l’unico errore di questa vicenda: una sola volta pone la sim card della ragazza nel suo telefono personale per leggere alcuni messaggi. In quel momento gli investigatori hanno la certezza che l’uomo ha anche il telefono (trovato ieri sera nell’abitazione rurale dei genitori del fermato) e la sua sim. Nel tentativo di depistare gli investigatori, Bari inserisce la sim del telefono di Francesca in un altro suo vecchio apparecchio telefonico: sale su un treno diretto a Milano ma prima che il convoglio si muova nasconde il cellulare acceso nell’imbottitura di un sedile e scende. Il telefono di Francesca parte da solo per Milano per poi tornare, alcuni giorni dopo, ormai spento, ad Augusta. I carabinieri presidiano le stazioni di Catania e Augusta ma in quel treno, dove Francesca non è mai salita non c’è ovviamente traccia della ragazza. Questi spostamenti virtuali di Francesca lungo l’Italia trovano eco, hanno spiegato gli investigatori, anche nella trasmissione di Rai 3 «Chi l’ha visto», che si occupa del caso in più di un’occasione. Diverse le segnalazioni di persone che affermano di aver visto e anche parlato con Francesca. Tutto questo sembra dare credito all’ alibi di Bari.

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