giovedì 19 aprile 2012

Il Garante dell'infanzia senza fondi

ROMA - Chiede di essere messo nelle condizioni di lavorare, chiede che il Governo si decida finalmente a stanziare i fondi per il Piano nazionale per l'infanzia (attualmente in fase di monitoraggio da parte dell'Osservatorio nazionale) e avvisa: "Non intendo permettere che qualcuno consideri "minore" l'Authority che si occupa dei minori": Vincenzo Spadafora, Garante nazionale dell'infanzia e dell'adolescenza presenta alla Camera la sua prima relazione annuale, elencando alla politica le priorità da affrontare.

Il percorso parlamentare. Dopo un percorso parlamentare non facile e vari solleciti da parte del Comitato ONU sui diritti dell'infanzia, nel corso delle ultime tre legislature, con la figura del Garante trova dunque finalmente attuazione la legge 112 del 2011, approvata in Parlamento all'unanimità. Ma in che modo? Esistere non vuol dire vivere. Ed è questo che Spadafora denuncia nella sua prima relazione alla Camera: non c'è ancora il regolamento organizzativo e  neanche una sede.

"Senza il regolamento come viviamo?". A differenza  delle leggi istitutive delle altre Autorità di Garanzia, il regolamento in questione deve essere adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta dell'Autorità Garante. Di conseguenza, spiega Spadafora, "in questi mesi, per aver ritenuto di dover comunque iniziare ad esercitare il ruolo che la legge ci attribuisce, siamo stati costretti e lo siamo tutt'ora a provvedere con mezzi personali alle esigenze organizzative e lavorative di vario genere. Mi auguro vivamente che gli Organi che doverosamente devono esprimersi sul regolamento da noi proposto, lo facciano quanto prima, permettendoci di attivare tutti gli strumenti di cui abbiamo urgente bisogno per diventare operativi".

Senza neanche una sede. La mancata assegnazione di una sede, da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, così come prevede la legge, sta mettendo a dura difficoltà l'Authority. Spadafora non ci sta ad esser collocato in alcune stanze del Ministero del Turismo, "assolutamente insufficienti a garantire i servizi e le attività che la legge ci indica. Credo che non vada ulteriormente esplicitata la differenza di finalità tra l'Authority e il Ministero del turismo". E chiede "una sede che  garantisca l'autonomia organizzativa dell'Authority stessa e la non subordinazione gerarchica. Come ribadito dal Comitato ONU anche nel Commento Generale n. 2, l'indipendenza è un elemento essenziale e dipende "dalla dotazione di adeguate infrastrutture, risorse finanziarie e risorse umane". La sede dell'Autorità Garante per l'Infanzia e l'adolescenza dovrebbe rappresentare un investimento per il Governo e comunque un segno dell'attenzione che il Governo rivolge a questi temi.

Con 10 persone e un fondo simbolico. Dalle poche stanze "assegnate" nel Ministero del Turismo, l'Authority deve occuparsi, direttamente e indirettamente, dei diritti di dieci milioni e 837 mila bambini e adolescenti, cioè il 17% circa della popolazione del nostro Paese, di cui un milione e 38 mila sono di origine straniera regolarmente registrate all'anagrafe. "È evidente - dice il Garante alla Camera - la sperequazione riguardo ai diritti di cui godono i bambini e gli adolescenti nella società italiana; del resto, i bambini non votano, non hanno accesso alle lobby che influenzano le agende dei governi, non costituiscono gruppi di pressione, ordini professionali o corporazioni, non hanno sindacati e non possono scioperare". Non ci spaventa che la legge ci assegni solo 10 persone e un fondo pressoché simbolico con cui operare: utilizzeremo bene le risorse umane ed economiche per dimostrare nel tempo l'efficacia e i risultati della nostra azione.

L'arretramento dei diritti in Italia. Si assiste ad un paradosso: i bambini e gli adolescenti sono completamente soli con quei diritti che sono stati loro riconosciuti, ma che non conoscono o non sono in grado di esercitare. Perché? "Per la sostanziale deresponsabilizzazione degli adulti", l'incoerenza tra diritti sanciti e strumenti preposti alla loro realizzazione", un quadro normativo lacunoso ed incoerente, la mancanza di un sistema organico di protezione dei minori, le gravi sperequazioni da regione a regione, il piano di azione nazionale per l'infanzia e l'adolescenza privo di finanziamenti adeguati, l'insufficiente sostegno alla genitorialità, la mancanza di un sistema di formazione e aggiornamento obbligatorio per tutti gli operatori che lavorano con e per i bambini e gli adolescenti, le perduranti discriminazioni normative o di trattamento, la mancanza di una normativa generale sul diritto all'ascolto e alla partecipazione. Ecco, sono solo alcune delle criticità che il Comitato ONU ha evidenziato al nostro Paese".

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