martedì 20 dicembre 2011

Ricostruzione del seno allarme tumori......

PARIGI - Piu' di 30 mila donne in Francia dovranno farsi rimuovere un tipo di protesi al seno dopo che alcuni casi di tumore, di cui due mortali, hanno fatto scattare l'allarme sanitario nel Paese. Il governo annuncera' un piano d'azione senza precedenti entro il fine settimana, ma per il quotidiano Liberation la decisione e' gia' presa: le donna che portano le protesi Pip, fabbricate con silicone ad uso industriale e non medico, dovranno sottoporsi all'espianto.
L'obiettivo e' di poter effettuare tutte le operazioni nel corso del 2012. Le protesi incriminate sono state prodotte dal 2001 dalla Poly Implant Prothese di La Seyne-sur-Mer, nel sud della Francia, numero tre mondiale del settore per anni. La frode e' emersa nel marzo 2010, quando l'agenzia di sicurezza sanitaria Afssaps ha scoperto che le Pip scoppiavano il doppio delle volte rispetto alle altre protesi.
Si è appurato quindi che l'azienda utilizzava un silicone piu' economico di quello a norma, simili a quelle per sigillare i rubinetti. Il prodotto e' stato ritirato dal mercato, ma nel frattempo si ritiene che almeno 30 mila donne siano state operate in Francia. Molte di piu' potrebbero essere pero' le portatrici di protesi Pip: l'80% della produzione veniva infatti esportata, soprattutto in Spagna e in Gran Bretagna. Otto casi di cancro, di cui un linfoma raro, e 2.172 denunce (nessuna dall'estero) sono state segnalate fino ad ora. La morte di due donne ha determinato l'apertura di inchieste per omicidio colposo.
Solo in alcuni casi i medici hanno potuto stabilire un legame tra la malattia ed il gel che si e' sparso nel corpo della paziente dopo che la protesi si era rotta. Ma la preoccupazione cresce. Decine di donne sono andate a protestare davanti al ministero della Sanita', a Parigi. Piu' di cinquemila telefonate sono arrivate al numero verde messo a disposizione delle pazienti appena due settimane fa. In pieno scandalo sanitario e mediatico la portavoce del governo, Valerie Pecresse per ora si e' limitata a dichiarare a Liberation: ''l'urgenza e' che tutte le donne che portano protesi PIP ritornino dal chirurgo''.
Il governo dovra' ora far fronte ad una serie di emergenze non facili da realizzare: trovare tutte le portatrici delle protesi e procedere agli espianti che, e' stato assicurato, saranno a carico della sanita' pubblica. E questo anche per le donne, ben l'80%, che hanno fatto ricorso alla chirurgia per motivi estetici. Le altre, il 20%, si sono fatte ricostruire il seno dopo l'asportazione di un tumore.ROMA - Il rischio e' quello di poter sviluppare tumori. Per questo, in Francia 30.000 donne che hanno avuto impiantata una protesi al seno di tipo Pip sono state richiamate dalle autorita' sanitarie per rimuovere le protesi incriminate che, benche' fuori dal mercato da circa due anni, fanno paura pure in Italia. Sarebbero infatti circa 4-5 mila le donne che nel nostro Paese hanno una protesi di questo tipo.
E se in Francia l'allarme cresce - le donne interessate dovranno rimuovere le protesi prima del fine settimana - il ministro della Salute Renato Balduzzi, alla luce dei fatti, ha convocato d'urgenza il Consiglio superiore di sanita' per un parere. La riunione si terra' giovedi' prossimo 22 dicembre. Le protesi, fabbricate dal 2001 dall'azienda francese Poly implant prothese (Pip) ed oggi fuori dal mercato, sono finite sotto accusa poiché fabbricate con silicone diverso da quello dichiarato alle autorità sanitarie e destinato invece ad usi industriali. Possono percio' lacerarsi provocando infiammazioni, ma anche, secondo vari esperti, forme tumorali.
"Secondo una stima generale - spiega il chirurgo plastico Giulio Basoccu, dell'Universita' La Sapienza di Roma - le protesi Pip arrivate e utilizzate in Italia sono all'incirca il 10-15% di quelle prodotte e utilizzate in Francia. Dunque, si stima che le Pip impiantate a donne in Italia siano circa 4-5.000". Il problema, avverte l'esperto, è che molte pazienti italiane ''potrebbero non essere a conoscenza del tipo di protesi che è stata loro impiantata, e dunque potrebbero non sapere di avere un impianto Pip". Questo perché, spiega Basoccu, "queste protesi, dal costo contenuto, é probabile siano state utilizzate specie in strutture non altamente qualificate o ambulatori chirurgici che non rilasciavano cartelle cliniche. La difficoltà oggi potrebbe dunque essere quella di riuscire a risalire a tutte le donne che hanno avuto tali impianti".
Da qui il consiglio dell'esperto: ''Tutte le donne con protesi al seno che non conoscono quale tipo di protesi sia stata loro impiantata o che hanno il sospetto che sia stata utilizzata una protesi di bassa qualità, è bene che si rivolgano al chirurgo che ha eseguito l'impianto chiedendo informazioni o, se ciò non é possibile, che facciano delle indagini di controllo". L'allarme per le protesi a rischio era scattato lo scorso anno e gia' nell'aprile 2010, con una circolare, il ministero italiano invitava gli operatori sanitari a non usare tali dispositivi, dopo che il 30 marzo 2010 l'Autorità francese ne aveva comunicato il ritiro. Nella circolare, il ministero della salute invitava inoltre a "mettere in quarantena" le protesi Pip e a "segnalare eventuali incidenti". Contemporaneamente, era stato chiesto al Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute (Nas) di verificare la presenza sul territorio nazionale del prodotto e di operare affinchè non potesse essere più distribuito.

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