venerdì 2 marzo 2012

Sotto scorta per aver denunciato i familiari.

REGGIO CALABRIA - Ha denunciato padre e fratello dell'omicidio del suo amato e per questo, adesso, è costretta a vivere sotto protezione. Simona Napoli, appena 24 anni, con le sue dichiarazioni ha fatto arrestare il fratello Domenico di 22 anni, mentre il padre Antonio, di 53, è ricercato.

Entrambi sono accusati dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere di di Fabrizio Pioli, l'elettrauto di 38 anni scomparso il 23 febbraio scorso da Gioia Tauro e col quale aveva una relazione extraconiugale. Il nome di Simona va così ad accostarsi a quello di Lea, Giuseppina e Maria Concetta. Donne calabresi con alle spalle storie diverse ma con un tratto comune: la violenza in cui state costrette a vivere di riflesso per il loro ambiente familiare.

Tre di loro, adesso, hanno un'altra peculiarità in comune, vivere sotto protezione dopo avere accusato i propri familiari dei reati più vari. Lea Garofalo e Maria Concetta Cacciola, invece, non ce l'hanno fatta. Sono rimaste vittime delle loro denunce. La prima uccisa e sciolta nell'acido, secondo l'accusa, dall'ex convivente e la seconda suicida per le pressioni subite. E' stata Simona a dire di avere visto l'amato, col quale aveva una relazione extraconiugale, litigare animatamente col padre che in mano aveva una pistola. Dichiarazioni che hanno dato il via ad accertamenti ed intercettazioni che si sono concluse con l'arresto di Domenico, mentre Antonio è irreperibile dal giorno della scomparsa di Fabrizio Pioli. Le ricerche al momento sono risultate vane. Sia di Antonio Napoli, che del corpo di Fabrizio.

Simona non ci ha pensato su due volte ed ha raccontato quello che aveva visto, sicura, in cuor suo, che Fabrizio non poteva che essere stato ucciso dal padre. Adesso è in una località protetta, vigilata dalle forze dell'ordine. La sua scelta l'ha costretta ad un distacco sofferto, quello dal figlio di 4 anni. Il piccolo è rimasto a casa, col marito della donna, del tutto estraneo alla vicenda, e con la nonna, moglie e madre dei due accusati del delitto.

Anche in questo Simona ha una storia non diversa da quella delle altre donne che l'hanno preceduta nella difficile scelta di dire basta con la propria famiglia. Lea Garofalo, per la Dda di Milano, è stata attirata in una trappola dall'ex proprio con la scusa di vedere la figlia. Giuseppina Pesce, figlia del boss di 'ndrangheta Salvatore, un nome che incute timore solo a pronunciarlo a Rosarno, da quando ha deciso di denunciare i malaffari dei suoi e' costretta a stare lontano dai tre figli che ancora vivono nel contesto familiare da cui lei è voluta fuggire. Una lontananza alla quale non ha resistito Maria Concetta Cacciola, cugina di Giuseppina, che ha rinunciato al programma di protezione per fare rientro a Rosarno proprio per rivedere i figli. Una scelta che le è risultata fatale. Non ha retto alle pressioni e si è uccisa ingerendo acido muriatico. Chi invece è decisa a continuare a lottare è Anna Maria Scarfò. Lei non ha denunciato i propri familiari ma il branco che all'età di 13 anni la violentò. Una scelta che ha provocato la reazione dei familiari dei violentatori che l'hanno minacciata ed ingiuriata. E adesso vive sotto scorta anche lei.

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