domenica 4 marzo 2012

Taranto, in aumento anche i tumori Tra i bambini

A Taranto in 13 anni hanno perso la vita circa 400 persone a causa delle emissioni inquinanti e velenose di una delle più grandi aziende siderurgiche di tutta Europa : l’Ilva.

Lo scorso 1 marzo l’equipe composta da tre professori ed esperti epidemiologi (Annibale Biggeri, Maria Triassi e Francesco Forastiere), incaricati dal gip di Taranto Patrizia Todisco per un’inchiesta a carico dei dirigenti Ilva, ha ultimato la perizia epidemiologica che riporta la seguente conclusione:

“L’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte“.

In sette anni sono 174 i decessi causati dall’Ilva: 83 di questi decessi sono attribuibili ai superamenti del limite Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la concentrazione annuale media di Pm10. Per i quartieri limitrofi al siderurgico il dato è ancora più allarmanete perché le vittime arrivano a 91.

Oltre alla morte per tumori e leucemie, causate da questi agenti inquinanti, si aggiungono 648 ricoveri : 193 di essi per malattie cardiache attribuibili ai superamenti del limite Oms di 20 microgrammi al metro cubo – per la media annuale delle concentrazioni di Pm10 – e 455 ricoveri per malattie respiratorie.

Senza contare il numeroso dato di ricoveri e tumori in età pediatrica.

A Taranto non si vive, né si sopravvive, ci si trascina giorno dopo giorno in una realtà fatta di rassegnazione, sfruttamento e disoccupazione.

Qui raramente possiamo godere di un cielo limpido, troppo spesso il nostro cielo ha queste sembianze.

Questa città non è che il prodotto di un profondo sud usato ed usurpato di ogni diritto e dignità per riempire le tasche dei soliti detentori di potere. La maggior parte dei miei concittadini benedice la fabbrica della morte.

Come si può benedire ciò che da anni è causa di malattie, malformazioni e centinaia di morti bianche?

Semplicemente grazie all’altissimo tasso di disoccupazione, che ammazza quanto l’Ilva. Per i tarantini l’Ilva è l’unico modo per sopravvivere.

Non c’è una sola famiglia che non abbia visto morire un suo caro di leucemia o tumore.

Ho visto gente pregare affinché il proprio figlio prendesse posto di lavoro nell’azienda, per salvarli dalla strada, dalle organizzazioni criminali che spesso trovano terreno fertile in realtà già abbastnza distrutte.

Ho visto donne piangere dal dolore e lottare per avere giustizia per il proprio marito o il proprio figlio andato a lavorare e non tornato mai più.

Ho sentito storie di uomini vittime di mobbing, storie di uomini malati di depressione che hanno tentato il suicido dopo aver subito anche l’umiliazione di essere reclusi durante le ore lavorative nella “Palazzina Laf“: una struttura detentiva presente all’interno del siderurgico utilizzata fino al recentissimo novembre del 1998.

Qui venivano rinchiusi decine di dipendenti – tra questi operai e impiegati – che non avendo lasciato le attività sindacali neanche dopo le varie intimidazioni da parte di superiori venivano puniti in questo modo. Umiliati, controllati da un vigilante, vessati da superiori e colleghi, veniva negato loro anche il saluto dei colleghi vittime anch’essi di determinate disposizioni impartite dai superiori.

L’Ilva non è che uno dei tanti veleni di questa città, complici di questo disastro ambientale e sociale ci sono anche l’Eni e la Cementir.

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