mercoledì 19 dicembre 2012

Lettera di una madre contro l'indulto.

ROMA - "Ora, grazie all' indulto, mio figlio tossicodipendente tornerà libero e ricomincerà le sue terribili violenze contro di me. Come mi difenderò? Chi mi difenderà? Deve dirmelo il Ministro Mastella. Chiedo di essere ricevuta da lui per sapere se sarà possibile almeno emettere un mandato di cattura nei miei confronti.
Perché un carcere qualsiasi, anche il più invivibile, è più sicuro della mia casa se mio figlio è libero". E' l' urlo disperato di una donna romana di 68 anni, angosciata per l' approvazione dell' indulto che - racconta - restituirà la libertà al figlio, pluripregiudicato e tossicodipendente. "Se Mastella non mi riceverà - racconta la donna - non so proprio più in che modo difendermi. Ho perso ogni speranza: mi ucciderò". Il ministro risponde prontamente all' appello, dicendosi pronto a ricevere la donna ed assicura che farà tutto il possibile per garantirle protezione.

"Mio figlio, ormai solo biologico - racconta la donna - ha oggi 47 anni e delinque da circa 30: entra ed esce dal carcere. Si è macchiato di gravi reati, comprese rapine a mano armata, si è finto malato terminale per realizzare alcune truffe. La famiglia lo ha seguito fino al 1993, sempre lungo gli itinerari previsti dalla legge: il Sert, i centri di recupero, le comunità. Tutto inutile. Gli è stata data l' ultima chance. Anche questa inutile. Da allora le violenze di mio figlio contro di me sono aumentate, sempre finalizzate ad ottenere soldi per comprare la droga. In oltre un decennio di terrore, ha devastato più volte la casa, mi ha picchiata, mi ha umiliata. Ed io sono caduta in uno stato di depressione severa".

Nel 2003 - continua, in lacrime, la donna - "mio figlio è stato arrestato dalla polizia mentre tornava a casa armato di un coltello a serramanico con il quale, probabilmente, aveva intenzione di scagliarsi contro di me. Al momento della cattura ha anche ferito un agente. E' stato processato, condannato e - da quanto ho saputo da un funzionario di polizia - durante la detenzione è anche evaso da un ospedale nel quale era stato ricoverato". Ciononostante l' uomo - racconta la madre - ha ottenuto alcuni mesi fa gli arresti domiciliari in una comunità. Ora, in conseguenza dell' indulto, tornerà libero. "Tornerà a fare rapine, a picchiarmi, a torturarmi - dice la donna - a devastare la casa giorno e notte, pronto anche ad uccidermi".

Di fronte a questa prospettiva, la madre, disperata, invoca l' intervento del Ministro Mastella affinché un "atto di buonismo verso i rei qual è l' indulto" non diventi "un atto di ingiustizia verso i cittadini per bene". "Signor Mastella - dice la donna - mi riceva. Vorrei chiederle se mi accoglierà a casa sua; o se mi darà un alloggio protetto; o se mi assegnerà una scorta per difendermi dal mio figlio biologico. In alternativa, se è possibile che io sia arrestata e rinchiusa in un carcere invivibile, il peggior carcere, ma pur sempre più sicuro della mia casa. Se tutto questo non sarà possibile, signor Ministro, io ho già deciso: mi toglierò la vita. Vorrò farlo io - conclude la donna - per impedire che lo faccia mio figlio: non voglio vedere i suoi occhi mentre mi uccide".

Non si fa attendere la risposta del ministro, che si dice "colpito e commosso" dalla vicenda. "Ho pensato altre volte - scrive Mastella alla donna - a tragedie come la sua. E' recente la memoria della giovane donna minacciata e perseguitata da un uomo che ha finito per assassinarla, e dell'impotenza inaccettabile dello Stato e della comunità civile. Suo figlio, trovandosi nelle condizioni che gli consentono di beneficiare dell'indulto, uscirebbe comunque dagli arresti entro tre anni, e comunque sarebbe necessario impedirgli di minacciare e rovinare la sua vita. Mi premurerò, con tutte le persone che possano avere una autorità e una competenza (magistrati, medici, organi di polizia) - aggiunge il Guardasigilli - perché lei sia messa al riparo dalla sopraffazione e dalla violenza. Mi lasci dire che il suo pensiero, che l'indulto da un atto di umanità nei confronti dei rei non si rovesci in un atto di ingiustizia verso i cittadini onesti, è anche il mio. Ma - conclude Mastella - ci sono tutti gli strumenti e le garanzie, e le misure di prevenzione disposte dall' autorità di polizia, perché ciò non accada".

4 commenti:

  1. (AGI)- Chieti, 30 gen.- Esce dal carcere grazie all’indulto, ma ricade in tentazione e viene sorpreso e nuovamente arrestato dai carabinieri della Compagnia di Chieti.
    E’ accaduto la notte scorsa a Francavilla dove ai militari viene segnalata un’auto sospetta sull’Adriatica nord, appena uscita dal recinto di un’azienda. A bordo due persone. Avvicinatisi al capannone della Casa dell’Olio, i carabinieri hanno notato una coppia che stava caricando alcune latte da un furgoncino. I due sono stati bloccati e arrestati. Dall’ispezione della Fiat Tipo, i carabinieri scoprono nel nel bagagliaio una ventina di videocassette e due giubbotti in pelle che i due avevano da poco rubato nella vicina azienda Galasso Trasporti. Marino Bosica, 31 anni, e la sua convivente Concetta Schirano, 34 entrambi di Francavilla, sono stati rinchiusi nella cella di sicurezza della Compagnia in attesa della direttissima che si celebrera’ domani mattina.(AGI)
    Cli/Plt

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    1. Io marino bosica di Francavilla al mare non ho mai osato mettere in stato di paura nella mia famiglia perché odio chi usa violenze famigliari e riguardando il fatto ditossicodipendenza sto lottando per far si che torni un ragazzo normale quella mamma ce l'ho nel cuore ma ci sono figli e figli provo tenerezza spero che non debba più soffrire

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  2. PINETO. Con l’uomo, arrestati anche 3 complici. Sono tutti dell’ascolano.
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    I carabinieri hanno intimato l'alt per un normale controllo ad una Fiat Punto lungo la statale 16 ma il conducente dell'auto (da poco più di un mese libero grazie all'indulto) non si è fermato e ha tentato anche di investire i militari per riuscire a evitare il posto di blocco.
    E' successo ieri mattina, intorno alle 13 sull'arteria stradale direzione sud. In un primo momento sembrava che il conducente si stesse fermando ma giunto quasi vicino ai militari, ha improvvisamente accelerato dirigendosi contro il comandante della stazione Carminantonio Di Donato tentando di investirlo per poi fuggire.
    La prontezza di riflessi dell'ispettore ha consentito di evitare il peggio: il comandante, infatti, è riuscito ad evitare la macchina finendo a terra e riportando lievi lesioni giudicate guaribili in pochi giorni.
    Nonostante la concitazione, i militari con assoluta freddezza sono riusciti a rilevare il numero di targa dell'autovettura e accertare che si trattava di un'auto rubata nella notte tra il 1 e il 2 settembre ad Ascoli Piceno. Sono state poi diramate le ricerche dell'auto che è stata intercettata pochi minuti dopo dai carabinieri di Silvi Marina all'altezza dell'Expo 2000.
    Gli occupanti dopo essere scesi dal mezzo non paghi dell'azione precedente, si sono scagliati contro i militari ma sono stati fermati.
    I quattro sono pregiudicati anche per reati inerenti sostanze stupefacenti e tutti provenienti dalla provincia di Ascoli Piceno: il conducente l'autovettura Gianni Seghetti, 33enne residente a Monteprandone (AP), era stato scarcerato lo scorso agosto grazie all'indulto, Emanuele Testa, 38enne residente a Force (AP), Jole Marafini 25enne residente a Controguerra e Gildo Civita , 42enne di Ascoli Piceno.
    I quattro uomini sono stati trovati in possesso complessivamente di sei telefoni cellulari di varie marche, un ricevitore satellitare, otto sim card, materiale ed attrezzatura varia da officina, due impianti hi-fi e di altro materiale ancora, tutto frutto di furti commessi nell'ascolano. Per tutti e quattro si sono spalancate le porte del carcere di Teramo con l'accusa di concorso in ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale ed anche di spendita di monete falsificate Il Seghetti, conducente del veicolo, anche per tentato omicidio

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  3. Due detenuti subito riarrestati
    E' durata solo qualche ora la libertà per due detenuti usciti grazie all'indulto dal carcere di Macomer (Nuoro). Per festeggiare la scarcerazione, alle 18, hanno deciso di entrare in un bar ma, dopo essersi dati all'alcol, hanno attirato l'attenzione di una pattuglia della polizia. Alla richiesta delle generalità gli agenti si sono visti aggredire. Così entrambi sono stati nuovamente arrestati, poco prima delle 23.

    I due, Massimiliano Formula, di 32 anni, di Sassari, e Raimondo Muntoni, di 28, di Tula, usciti dall'istituto di pena, hanno raggiunto un bar centrale di Macomer, non lontano dal carcere, dove hanno deciso di festeggiare l'evento. Ma dopo le 20, alla vista di un'auto della polizia, avrebbero insultato gli agenti che, scesi dal mezzo, hanno chiesto loro i documenti. Al loro rifiuto è seguito l'invito per un controllo in commissariato.

    La reazione è stata violenta con pugni e calci contro gli agenti che ne hanno fermato uno mentre, poco dopo, sono giunti anche i carabinieri che hanno arrestato anche l'altro scarcerato. I due sono stati rinchiusi subito nel penitenziario di Oristano in attesa del processo con rito direttissimo. Per loro l'accusa è di resistenza a pubblico ufficiale, minacce, violenza e danneggiamento. Da record.

    A Genova primato sfiorato
    E' durata cinque ore e mezzo la libertà riacquistata grazie all'indulto da un uomo di Taranto, uscito alle 22 di martedì dal carcere di Marassi, dove era finito per una serie di furti compiuti in varie città d'Italia, e arrestato alle 3.40 dagli agenti della polfer di Genova per tentato furto. Dopo aver vagato per alcune ore in città, aveva sfondato la vetrata di una pizzeria ed era entrato per rubare. C.L., 45 anni, è stato bloccato dai poliziotti nei pressi della stazione Brignole mentre fuggiva, inseguito da una guardia giurata. Ora è nuovamente in carcere con l'accusa di tentato furto.

    Dodici ore a Trieste
    Scarcerato grazie all'indulto alle 16 di martedì è tornato in cella dodici ore più tardi, dopo essere stato sorpreso dai carabinieri mentre tentava di rubare un'autovettura: è accaduto la scorsa notte a Trieste, a un pregiudicato, Giampaolo Monteduro, 49 anni. I militari - informa una nota del Comando provinciale dell' Arma - lo hanno sorpreso mentre con un paio di forbici tentava di forzare una Fiat 500 parcheggiata lungo la strada. L' uomo era stato notato armeggiare intorno alla vettura da alcuni residenti, uno dei quali ha chiamato i carabinieri. Ora, è di nuovo in cella.

    In carcere a tutti i costi
    Uscito dal carcere, vi è subito rientrato per un mandato di cattura internazionale. E' successo a un cittadino serbo, Mirkovic Svetozar, 34enne di Belgrado, uscito dal carcere di Sulmona con altri 17 extracomunitari, tutti sprovvisti di permesso di soggiorno. I poliziotti dell'ufficio stranieri del locale commissariato si sono accorti che l'extracomunitario doveva essere riarrestato per un mandato di cattura internazionale per una rapina compiuta nei mesi scorsi.Per Mirkovic Svetozar si sono riaperte le porte del carcere.

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